Venerdì, 29 marzo 2024 - ore 08.48

Pianeta Migranti. Pomodoro senza sfruttamento, si può.

Tanti e forti i legami economici tra politica, istituzioni e grandi marchi dell’agroalimentare che traggono vantaggi dal lavoro dei migranti.

| Scritto da Redazione
Pianeta Migranti. Pomodoro senza sfruttamento, si può. Pianeta Migranti. Pomodoro senza sfruttamento, si può. Pianeta Migranti. Pomodoro senza sfruttamento, si può.

Pianeta Migranti. Pomodoro senza sfruttamento, si può.

Tanti e forti i legami economici tra politica, istituzioni e grandi marchi dell’agroalimentare che traggono vantaggi dal lavoro dei migranti.

Ma nella Puglia dello sfruttamento e delle morti dei braccianti c’è anche l’esperienza “SfruttaZero” che produce pomodoro “pulito”, senza lavoro nero e schiavitù, per una filiera agroalimentare alternativa.

 La strage dei 16 braccianti africani avvenuta nel foggiano, purtroppo, era nell’aria.

La condizione di vita in baracche, nei campi per 10/12 ore sotto il sole cocente, o ammassati in un furgone che gira su strade sconnesse (per portare a casa pochi euro), è una condizione di rischio costante.

La politica condanna -a parole- lo sfruttamento dei migranti, frutto di un mercato agricolo che muove miliardi di euro l’anno ma che strozza l’anello debole della catena, i braccianti. Tanto per intenderci, la frutta e la verdura che compriamo, nella grande maggioranza dei casi, è raccolta da migranti pagati 20, forse 25 euro al giorno, che lavorano in nero, come schiavi.

La prima responsabile di questa situazione è la grande distribuzione che chiude gli occhi sul lavoro nero nei campi, in cambio di grossi guadagni fatti tagliando i costi alla fonte. L’altro grande attore della filiera agroalimentare, lo Stato, si limita a una politica di “contenimento” sgomberando le baraccopoli dei braccianti, appoggiando le politiche di ghettizzazione, ma senza cambiare la situazione.

Proprio nella Puglia del caporalato, un gruppo di giovani italiani e migranti ha dato vita all’esperienza “SfruttaZero”. Un progetto di denuncia, solidarietà e speranza. Nato a Bari nel 2014 dall’associazione Solidaria e dall’associazione Diritti a Sud (Nardò) vuole rivendicare il diritto a un lavoro e a un reddito fuori dalle logiche dello sfruttamento e della precarietà. Per questo, denuncia il fenomeno del caporalato mettendo in luce come questo sia solo un anello dello sfruttamento presente in tutta la filiera agroalimentare: dalle campagne sino al settore della logistica e del commercio a causa dei prezzi imposti dalla grande distribuzione.

L’esperienza “SfruttaZero”, tra Bari e Nardò coinvolge circa quaranta persone, impegnate nelle diverse fasi del processo agricolo, distributivo, trasformativo, amministrativo e comunicativo che viene fatto seguendo i principi dell’agro-ecologia.

“SfruttaZero” è una realtà partecipata e condivisa da varie realtà produttive locali. A Bari, ad esempio, coltiva i pomodori e li trasforma insieme ad Ortocircuito. Inoltre, vende i suoi prodotti anche in altre zone d’Italia, grazie alla rete “Fuorimercato, autogestione in movimento”: una rete nazionale che include fabbriche e fattorie recuperate, spazi sociali autogestiti e di mutuo soccorso, case editrici indipendenti, progetti di autoproduzioni agroalimentari e artigianali, cucine e spacci popolari, case editrici indipendenti. Un network che unisce molte esperienze di mutuo soccorso e lavoro cooperativistico e che non costituisce semplicemente un mercato alternativo, ma una vera e propria alternativa al mercato ufficiale.

 

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