Pianeta Migranti. Pomodoro senza sfruttamento, si può.
Tanti e forti i legami economici tra politica, istituzioni e grandi marchi dell’agroalimentare che traggono vantaggi dal lavoro dei migranti.
Ma nella Puglia dello sfruttamento e delle morti dei braccianti c’è anche l’esperienza “SfruttaZero” che produce pomodoro “pulito”, senza lavoro nero e schiavitù, per una filiera agroalimentare alternativa.
La strage dei 16 braccianti africani avvenuta nel foggiano, purtroppo, era nell’aria.
La condizione di vita in baracche, nei campi per 10/12 ore sotto il sole cocente, o ammassati in un furgone che gira su strade sconnesse (per portare a casa pochi euro), è una condizione di rischio costante.
La politica condanna -a parole- lo sfruttamento dei migranti, frutto di un mercato agricolo che muove miliardi di euro l’anno ma che strozza l’anello debole della catena, i braccianti. Tanto per intenderci, la frutta e la verdura che compriamo, nella grande maggioranza dei casi, è raccolta da migranti pagati 20, forse 25 euro al giorno, che lavorano in nero, come schiavi.
La prima responsabile di questa situazione è la grande distribuzione che chiude gli occhi sul lavoro nero nei campi, in cambio di grossi guadagni fatti tagliando i costi alla fonte. L’altro grande attore della filiera agroalimentare, lo Stato, si limita a una politica di “contenimento” sgomberando le baraccopoli dei braccianti, appoggiando le politiche di ghettizzazione, ma senza cambiare la situazione.
Proprio nella Puglia del caporalato, un gruppo di giovani italiani e migranti ha dato vita all’esperienza “SfruttaZero”. Un progetto di denuncia, solidarietà e speranza. Nato a Bari nel 2014 dall’associazione Solidaria e dall’associazione Diritti a Sud (Nardò) vuole rivendicare il diritto a un lavoro e a un reddito fuori dalle logiche dello sfruttamento e della precarietà. Per questo, denuncia il fenomeno del caporalato mettendo in luce come questo sia solo un anello dello sfruttamento presente in tutta la filiera agroalimentare: dalle campagne sino al settore della logistica e del commercio a causa dei prezzi imposti dalla grande distribuzione.
L’esperienza “SfruttaZero”, tra Bari e Nardò coinvolge circa quaranta persone, impegnate nelle diverse fasi del processo agricolo, distributivo, trasformativo, amministrativo e comunicativo che viene fatto seguendo i principi dell’agro-ecologia.
“SfruttaZero” è una realtà partecipata e condivisa da varie realtà produttive locali. A Bari, ad esempio, coltiva i pomodori e li trasforma insieme ad Ortocircuito. Inoltre, vende i suoi prodotti anche in altre zone d’Italia, grazie alla rete “Fuorimercato, autogestione in movimento”: una rete nazionale che include fabbriche e fattorie recuperate, spazi sociali autogestiti e di mutuo soccorso, case editrici indipendenti, progetti di autoproduzioni agroalimentari e artigianali, cucine e spacci popolari, case editrici indipendenti. Un network che unisce molte esperienze di mutuo soccorso e lavoro cooperativistico e che non costituisce semplicemente un mercato alternativo, ma una vera e propria alternativa al mercato ufficiale.
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