Venerdì, 26 aprile 2024 - ore 14.44

Pisapia scrive ai milanesi

| Scritto da Redazione
Pisapia scrive ai milanesi

IL SINDACO GIULIANO PISAPIA SCRIVE AI MILANESI E SPIEGA LE RAGIONI DELLE DECISIONI PRESE.
Cari milanesi
sono passati appena due mesi da quando mi avete eletto Sindaco della
nostra città. La ricchezza più grande di questa esperienza, quella che non
possiamo permettere che vada dissipata, è stata la vostra straordinaria
partecipazione in risposta alla mia volontà di ascolto. Ho assunto con voi
l’impegno di trasformare Milano e sono certo che è quello che faremo,
insieme, nell’arco dei cinque anni che ci aspettano. Oggi che il compito
di governare ci impone scelte difficili eccomi dunque a parlare
direttamente con voi e a spiegare le nostre decisioni. Non vi parlo delle
tante cose fatte in queste poche settimane, ma affronto un tema delicato
come credo sia mio dovere, con chiarezza e trasparenza.
 
Non sono state decisioni facili. Conoscete le ragioni: il bilancio che
abbiamo trovato era un bilancio non veritiero, le entrate più importanti
semplici voci astratte (cessione di quote di società importanti come
Serravalle e Sea), come se nel vostro bilancio casalingo ci fosse il
corrispettivo del servizio buono di piatti, che però dovete ancora
vendere. E i primi a riconoscerlo sono stati proprio i revisori dei conti
del Comune che avevano anche informato l’ex sindaco della reale situazione
del bilancio comunale. La Moratti aveva annunciato 48 milioni di attivo
mentre c’era un disavanzo di 186 milioni di euro. A questo si è aggiunta
la manovra del Governo che, per superare le difficoltà dello Stato, ha
spostato nuovi oneri sui Comuni. Al Comune di Milano questa manovra
costerà 100 milioni di euro.  Ma la cosa più difficile sono i vincoli che
siamo costretti a rispettare per quello che si chiama Patto di stabilità:
se i conti non sono a posto, calano i trasferimenti. E ciò vorrebbe dire
per il 2012 altri 90 milioni in meno, oltre all’obbligo di eliminare spese
correnti per 353 milioni.
 
Sono cifre impressionanti. Ma dietro quei numeri che possono sembrare
astratti si nascondono cose molto concrete: il posto all’asilo nido, il
bonus per i bambini, la ristrutturazione della case popolari che oggi sono
sfitte e che vogliamo mettere sul mercato, i pasti a domicilio per gli
anziani, i contributi attraverso il Fondo anticrisi alle persone in
difficoltà. Se non risanassimo, non potremmo nemmeno pagare i fornitori
del Comune; dovremmo cancellare lo sportello imprese; non saremmo in grado
di sostituire i 42 «ghisa» che a settembre andranno in pensione; saremmo
costretti a tagliare il 10 per cento delle corse dei mezzi dell’Atm.
 
Non avevamo molte strade. Non è affatto vero, come qualcuno ha affermato,
che avremmo potuto tassare i grandi patrimoni; «castigare» i Suv; far
pagare di più chi ha un reddito più alto o intervenire sulle transazioni
finanziarie. Il Comune non ha questo potere. Sono le leggi dello Stato a
stabilire che cosa si può fare. Introdurre l’addizionale Irpef era l’unica
cosa che la legge ci consentiva di fare. L’aliquota dello 0,2%, quella che
abbiamo introdotto, è la più bassa tra quelle di tutte le grandi città
italiane: a Roma è dello 0,9; a Torino 0,7; a Bergamo 0,6; a Bologna 0,5.
Mentre la nostra soglia di esenzione è la più alta del nostro Paese: oltre
il 70% dei milanesi non pagherà nulla.
 
Sul rincaro dei biglietti - che ci è imposto per legge – siamo stati
costretti ad alzare il prezzo del biglietto ordinario a 1,50 euro per
evitare ogni aumento degli abbonamenti annuali e mensili, così che chi
utilizza regolarmente i mezzi pubblici non dovrà pagare nulla in più
rispetto a oggi. Potrà viaggiare gratis chi supera i 65 anni e ha un
reddito basso; l’abbonamento studenti è stato esteso a tutti i ragazzi
sotto i 26 anni, comprendendo quindi anche i giovani lavoratori, e saranno
anche introdotte misure a favore di cassintegrati e disoccupati.
 
Non c’era alternativa e la sofferenza per dover percorrere questa strada
mi porta a impegnarmi ancora di più in quello che era già il mio
intendimento: una seria e severa lotta all’evasione. Quello che chi ci ha
preceduto, nei suoi 18 anni di governo, non ha fatto e oggi noi non siamo
disponibili ad accettare lezioni da chi ha impoverito la città e
imbrogliato i milanesi. Abbiamo assistito a un surreale ribaltamento della
realtà: abbiamo sentito difendere le categorie deboli da chi ha sempre
fatto gli interessi dei forti; da chi ha cercato di trasformare una grande
capitale morale in una piccola capitale ministeriale.
 
Cari milanesi, avevamo solo due strade: chiudere gli occhi, mantenere il
deficit e ipotecare il futuro oppure chiedervi sacrifici, risanare il
bilancio e investire risorse per costruirlo, il futuro. Sto chiedendo a
tutti voi di fare la vostra parte per dare a Milano il futuro che
vogliamo. Tutta l’Italia guarda a Milano. Non possiamo condannare Milano,
non possiamo deludere l’Italia.
 
Giuliano Pisapia
Sindaco di Milano

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