Giovedì, 18 aprile 2024 - ore 19.33

Risultati ricerca svolta dall'Università Cattolica di Brescia: 'cibo e povertà'

ANALISI PARTECIPATA DEI BISOGNI DELLA CITTA’ DI BRESCIA E SCENARI DI SVILUPPO FUTURI

| Scritto da Redazione
Risultati ricerca svolta dall'Università Cattolica di Brescia: 'cibo e povertà'

 

La crisi pandemica ha avuto effetti drammatici in diversi ambiti della vita delle persone e delle comunità. Al contempo però, la situazione di crisi aperta dalla pandemia ha portato all’individuazione di nuove opportunità e possibilità di risposta ai bisogni delle persone e delle comunità, così come all’individuazione di nodi critici su cui operare per migliorare la risposta dei servizi e degli ETS a tali bisogni. Non solo, ma spesso questo ha dato vita a inediti network di lavoro la cui sostenibilità ed il cui sviluppo necessitano oggi di una lettura di quanto accaduto, della configurazione che si è venuta a creare nella comunità, dei bisogni e delle risorse che sono emersi.

Questa opportunità si è palesata anche nel territorio della città di Brescia, ove la risposta ad un bisogno primario come quello del cibo, ha favorito la messa in rete di diverse realtà aventi il medesimo obiettivo di rispondere a tale richiesta, coordinate da un gruppo di regia costituito da dai servizi sociali e da tre realtà del Terzo settore con una forte identità e storia (Caritas, Croce Rossa e Cauto/Mare Mosso). L’azione nata in emergenza ha mostrato il suo valore non solo in termini di risposta a bisogni primari, ma anche nella intercettazione di altri bisogni – e del cambiamento degli stessi nel territorio – e della condivisione dell’organizzazione della risposta ai bisogni con innumerevoli altre realtà territoriali.

Si tratta ora di valorizzare quanto è stato fatto e di comprendere quale sviluppo possa avere, non in maniera auto-referenziale, ma a partire dai bisogni della città, delle risorse presenti e della prefigurazione di possibili sviluppi futuri di questa sinergia territoriale.

Da qui il presente lavoro che si propone di partire proprio dall’ascolto delle realtà che raccolgono tali bisogni e potrebbero, con il gruppo di regia, dar vita a iniziative sempre più sinergiche, efficaci e concertate.

 

Gli obiettivi co-costruiti dell’intero progetto di ricerca-intervento sono stati i seguenti:

  1. Rilevare i bisogni (primari e sociali) della città di Brescia – a partire dal bisogno del cibo, ma non solo – attraverso le richieste giunte in questi ultimi mesi alle realtà (associazioni, enti, servizi) sul territorio che si sono occupate di rispondere ai bisogni delle singole persone e delle famiglie;

  2. Rilevare le risposte fornite da queste realtà in merito alle richieste giunte, le modalità utilizzate e l’eventuale riconfigurazione della mission e del modo di operare dell’associazione/ente in seguito al Covid-19 e alle restrizioni ad esso connesse;

  3. Rilevare la possibilità di costruire una sorta di “registro” – inteso sia come “raccolta dati” sia come modalità della raccolta – condiviso della risposta ai bisogni delle persone e delle famiglie (non secondo una logica di controllo, bensì di sinergia, vicinanza ed efficacia del lavoro sulle esigenze della città);

  4. Verificare la possibilità dello sviluppo di un gruppo di lavoro con l’obiettivo di attivare una progettazione condivisa e collaborativa per offrire una risposta efficace ed efficiente ai bisogni delle singole persone e delle famiglie, integrato con gli organismi già esistenti nel territorio bresciano per rispondere ai bisogni della popolazione.

 

Il progetto di ricerca-intervento ha previsto le seguenti fasi:

  1. Fase intensiva/esplorativa: realizzata tramite tre focus group, di cui uno dedicato ai committenti (4 partecipanti) e due realizzati con associazioni del territorio (18 partecipanti) che hanno provveduto a distribuire cibo durante la pandemia, ma anche a rilevare – e se possibile rispondere – ad altri bisogni (sociali e/o relazionali) della città;

  2. Fase estensiva: invio di un questionario a tutte le realtà interessate (20 associazioni) che hanno distribuito cibo e rilevato/risposto ai bisogni della città durante la pandemia (costruzione dello strumento a partire dai risultati della fase intensiva);

  3. Carotaggio: analisi approfondita in merito all’oggetto del presente progetto attraverso un focus group con associazioni del territorio (10 partecipanti), otto interviste a stakeholders e otto interviste a utenti che si sono rivolti a queste realtà, un World Café (48 partecipanti) per disambiguare le informazioni raccolte attorno al tema della rete e promuovere una lettura condivisa delle prospettive future.

 

La fase intensiva si è svolta tra Ottobre 2021 e Aprile 2022, quella estensiva l’ha succeduta nei primi mesi dell’estate 2022, e il carotaggio ha avuto luogo tra Luglio 2022 e Febbraio 2023.

 

Risultati

Gli attuali bisogni del territorio di Brescia appaiono variegati e molto significativi, oltre che esacerbati dalla pandemia da Covid-19. Questa, infatti, nella sua drammaticità, ha consentito di vedere meglio fisionomie che già esistevano sul territorio, ha permesso di esplorare ancora di più risorse e collaborazioni, oltre che necessità e sfide caratterizzanti la città.

Il bisogno alimentare si è aggravato ed esteso a fasce della popolazione che non erano solite essere interessate da difficoltà di questo tipo. Il cibo, tuttavia, non è posto all’apice della scala dei bisogni dalle associazioni, ma viene utilizzato come punto di accesso privilegiato per individuare ulteriori aree sottostanti di disagio. Esso si configura, quindi, come il modo con cui le persone possono portare dell’altro, una sorta di oggetto passepartout – dicibile per loro in quel momento – per essere agganciate su una serie di bisogni diversificati. Questo importante aiuto permette alle famiglie di risparmiare denaro, utilizzato per l’acquisto di beni o dedicato a spese fisse.

L’indagine ha fatto emergere numerosi spazi di necessità (figura 1-4): autonomia economica (ricerca di lavoro, ottenimento patente, risarcimento debiti, approvvigionamento di vestiti per bambini), autonomia abitativa (casa adeguata ai bisogni della famiglia, pagamento di servizi essenziali come luce e gas), psicologia e relazioni (sostegno, promozione di spazi aggregativi per anziani contro l’isolamento), scuola (strumenti digitali e non, alfabetizzazione digitale di studenti e famiglie, processi, efficacia formativa), sostegno e assistenza sul territorio, rapporto con le istituzioni (anche per la richiesta e produzione di documenti come SPID e permessi di soggiorno), salute (acquisto di medicinali, visite specialistiche, riconoscimento della malattia – fisica o psichica – per evitare l’emarginazione e lo stigma sociale), integrazione culturale (corsi di lingua italiana, supporto scolastico per bambini immigrati).

 

 

 

Figura 1: Bisogno di cibo, vestiti e casa congrua nei 3 momenti temporali, grado di presenza espresso su una scala da 1 (“Per nulla presente”) a 5 (“Molto presente”). La prevalenza del bisogno di cibo appare netta: il 70% dei rispondenti lo definisce da mediamente a molto presente prima e dopo la pandemia, l’80% durante quest’ultima. I bisogni di vestiti e di autonomia abitativa sono avvertiti in continuo rialzo: nel periodo pre-pandemico il 35% e il 65% dei rispondenti considera rispettivamente queste due esigenze da mediamente a molto presenti, mentre in quello post-pandemico la percentuale sale al 60% e all’85%, con un incremento di più di 20 punti percentuali.

 

Figura 2: Bisogno di sostegno per la ricerca di lavoro e l’ottenimento della patente di guida nei 3 momenti temporali, grado di presenza espresso su una scala da 1 (“Per nulla presente”) a 5 (“Molto presente”). Durante la pandemia la ricerca di un’occupazione è stata percepita come meno impattante dalle associazioni rispetto al periodo precedente e successivo, dove il 55% e il 65% dei rispondenti la definisce da abbastanza a molto presente. L’ottenimento della patente di guida, invece, è stato un bisogno piuttosto stabile prima e durante la pandemia e ha visto una sensibile diminuzione ora, dove meno della metà (45%) dei rispondenti lo definisce da mediamente a molto presente nell’utenza.

 

Figura 3: Bisogno di strumenti per la DAD, supporto nella conoscenza della lingua italiana e scolastico per i bambini immigrati nei 3 momenti temporali, grado di presenza espresso su una scala da 1 (“Per nulla presente”) a 5 (“Molto presente”). Il bisogno di strumenti elettronici per la DAD ha registrato un netto incremento in termini di prevalenza durante la pandemia, arrivando a essere definito da mediamente a molto presente dal 70% dei rispondenti; ora è sensibilmente diminuito, anche se non si è ancora attestato ai livelli pre-pandemici. Il bisogno di supporto nella conoscenza dell’italiano e di tipo scolastico per i bambini immigrati è rimasto relativamente stabile nel tempo, indicato ora come abbastanza e molto presente rispettivamente dal 55% e 50% dei rispondenti.

 

Figura 4: Bisogno di disponibilità per acquisto di medicinali, visite mediche e compagnia nei 3 momenti temporali, grado di presenza espresso su una scala da 1 (“Per nulla presente”) a 5 (“Molto presente”). I bisogni legati al benessere fisico (acquisto di medicinali e visite mediche) mantengono livelli di incidenza considerevoli fino a ora (85% e 65% dei rispondenti li considera più che mediamente presenti), con variazioni minime durante la pandemia, mentre quelli connessi al benessere psicologico acquistano maggiore rilevanza durante la pandemia, dove fino al 75% dei rispondenti li definisce da mediamente a molto presenti nell’utenza. La percentuale risulta oggi inferiore solo del 5%.

 

Figura 5: Bisogno di aiuto per il pagamento delle bollette e nella compilazione di documenti nei 3 momenti temporali, grado di presenza espresso su una scala da 1 (“Per nulla presente”) a 5 (“Molto presente”). Il bisogno di aiuto nel sostenere spese primarie fisse come le bollette è rimasto stabile nei tre periodi temporali presi in considerazione poiché circa il 70/75% dei rispondenti lo definisce sempre da mediamente a molto presente. Al contrario, il bisogno di assistenza nella compilazione di documenti cartacei e/o online ha visto un incremento durante e dopo la pandemia rispettivamente di 5 e 10 punti percentuali.

Con l’avvento della pandemia da Covid-19 le realtà territoriali hanno attraversato cambiamenti profondi e spesso permanenti nel loro approccio all’ascolto e all’accoglimento del bisogno (rilevazione diretta o intermediata da terzi); in modo particolare, si è assistito a un ulteriore allentamento della rigidità dei criteri adottati per valutare ed erogare sostegno – nell’intento di fornire tutto l’aiuto possibile senza inviare a terze parti il nucleo bisognoso – e a un’ideazione di tipi di risposta innovativi rispetto alla prassi, compatibili con le risorse disponibili. In più, tutti gli enti incontrati hanno riportato ai ricercatori l’attivazione di nuove energie con un numero accresciuto di volontari a disposizione e l’intensificazione di reti e collaborazioni con soggetti “contigui” per dislocazione territoriale o per mission.

Concretamente, le associazioni hanno condiviso il desiderio di realizzare due azioni concrete: in primo luogo la creazione di un registro (cartaceo o online) aggiornato, dettagliato ed esaustivo delle realtà del Terziario sociale che operano su Brescia; in secondo luogo, l’incremento di connessioni orizzontali tra realtà che si occupano di rispondere ai bisogni delle persone. Tutte le associazioni che hanno partecipato hanno manifestato un grande interesse per il lavoro di rete e, parimenti, hanno menzionate le fatiche connesse a tale modalità di lavoro.

E’ emerso il desiderio della co-costruzione dal basso di una rete (tra soggetti istituzionali, attività e professionisti privati, Terzo settore e cittadini) come anche la necessità di una procedura di gestione condivisa, un’organizzazione non rigida e burocratica, ma diversificata e flessibile che costruisca canali comunicativi solidi ed efficaci, mettendo in comune risorse e competenze specifiche. In questo modo la rete può integrare interventi di emergenza con la garanzia di continuità di sostegno per chi ne abbia l’esigenza. La criticità più sentita riguarda la formulazione di una cultura comune tra le associazioni (con linguaggio diffuso e valori condivisi), la quale si scontra con la volontà di ciascun ente di mantenere saldo il proprio mandato, pratiche e, conseguentemente, utenza. In tal caso si prefigura una collaborazione a più livelli: da un lato una rete “di prossimità” per facilitare la risposta ai bisogni, dall’altro lato una rete “cittadina” più ampia che comprenda anche i Servizi Sociali e altre istituzioni.

 

 

 

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