Venerdì, 03 maggio 2024 - ore 08.42

Roma, le foto di Stefania Zambonardi alla Camera con il sostegno di Franco Bordo

Bordo: «Ho fortemente voluto che la mostra arrivasse a Roma e alla Camera dei Deputati»

| Scritto da Redazione
Roma, le foto di Stefania Zambonardi alla Camera con il sostegno di Franco Bordo


Terra ferita: questo il titolo della mostra della fotografa bresciana Stefania Zambonardi, a cura di Federica Lira e Kenan Hleihil, inaugurata mercoledì 18 maggio a Roma, presso la Camera dei Deputati. Non ha fatto mancare la sua presenza per un saluto Ermete Realacci, Presidente della VIII Commissione Ambiente, Territorio e Lavori Pubblici, e sono intervenuti Franco Bordo, Deputato lombardo di Sinistra Italiana e promotore dell’iniziativa, e Carmine Trecroci, Presidente di Legambiente Brescia. Presenti la stessa Zambonardi e i curatori Lira e Hleihil. La mostra romana, che era stata presentata la scorsa settimana con una conferenza stampa a Brescia, è visitabile fino a venerdì 27 maggio, presso la Sala del Cenacolo, dalle ore 10:00 alle ore 18:00, con chiusura il sabato e la domenica (ingresso da Piazza Campo Marzio, 42).

«Ho fortemente voluto che questa mostra arrivasse a Roma e alla Camera dei Deputati», dichiara Bordo. «Le fotografie prendono in esame di una situazione territoriale circostanziata, quella di Brescia, ma allo stesso modo ci raccontano di una realtà purtroppo trasversale a tutto il territorio nazionale, dalla pianura padana al Mezzogiorno. L’industria non deve fermarsi: deve però smettere di inquinare. Le malattie e l’inquinamento causate dalla corsa sfrenata al profitto sono un prezzo troppo alto, che non vogliamo e non dobbiamo più pagare. Il linguaggio delle fotografie di Stefania Zambonardi ce lo dice con chiarezza: a noi il compito di recepire questo messaggio e attivarci concretamente perché queste cicatrici non debbano più restare sui corpi delle donne e di tutti i cittadini».

Terra ferita, oltre che un’esposizione fotografica, è un simbolo del dolore, profondo e smisurato, di otto donne colpite da tumore al seno che si sono mostrate, con le loro cicatrici, nei luoghi dell’inquinamento del territorio bresciano. Troppo spesso le ferite della terra sembrano lontane dal nostro sentire, materia da convegni e da dibattito politico. L’esposizione riporta visivamente questo dramma nella giusta prospettiva, attraverso le ferite vive sul corpo delle donne. La terra è madre, creatrice, genitrice e donna, come protagoniste delle immagini, tutte con una vita che a un tratto è rimasta sospesa, ancorata al dramma di una diagnosi. Storie di vita uniche, intense, fatte di cadute e risalite accomunate dallo stesso dramma e dalla stessa provenienza: Brescia. Sono state realizzate 28 fotografie e una serie di pannelli che raccontano dei luoghi ritratti. L’obiettivo del progetto è la sensibilizzazione nei confronti dell’opinione pubblica sulla critica, complessa e multifattoriale situazione ambientale del territorio. Brescia ha vissuto decenni di sviluppo manifatturiero e di una salda imprenditoria, forse unica per stabilità, consenso sociale e laboriosità. Ma la ricchezza non sempre è benessere e Brescia non sfugge al destino della Ruhr, di Detroit, di Marghera: grandi motori di uno sviluppo obsoleto possono determinare grandi offese alla natura, all’ambiente, alla vita. 

In un Paese dove le norme europee vengono recepite obtorto collo e spesso solo sulla carta, gli ecoreati sono da poco una novità, i controlli sono un fastidio e il rigore tecnico-scientifico delle autorizzazioni ambientali un vincolo da combattere, la dispersione diffusa degli inquinanti continua silenziosa e indisturbata, anche in zone densamente popolate. Lo Studio Epidemiologico Nazionale dei Territori e degli Insediamenti Esposti a Rischio da Inquinamento, i dati del Registro Tumori per il sito Brescia-Caffaro evidenziano per il melanoma, il tumore della mammella e i linfomi non-Hodgkin eccessi di incidenza e di ricoveri ospedalieri, in particolare nelle donne. Ed ecco realizzati questi scatti, che non parlano solo del caso Caffaro, ma vogliono fornire la possibilità ai visitatori di concentrarsi su che cosa significa dimenticarsi della nostra terra e di comprendere che prendersi cura dell’ambiente vuol dire prendersi cura di tutti noi.

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