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Scuola politica atipici a chi?| A.Abbate

| Scritto da Redazione
Scuola politica atipici a chi?| A.Abbate

BASTA CON IL POLITICHESE RIVOLGIAMOCI A TUTTI
Davvero bisogna avere il gusto della sfida per fare formazione politica oggi in Italia. Nelle tempeste perfette, eventi singolarmente ininfluenti, in combinazione, provocano il massimo danno possibile. Così la crisi economica e i guasti di decenni di informazione adulterata, di smarrimento del senso civico e di fuga dalla responsabilità personale,
si coagulano sulla politica, l’occhio del ciclone. Non c'è ambito in cui la credibilità delle classi dirigentinonsia compromessa.Nonc'è istituzione, fatta salva la Presidenza della Repubblica, che sfugga al discredito.

Ma è il risentimento antipolitico che catalizza il malessere generale: la politica appare sterile e i politici senza credibilità, praticamente un costoso peso morto sulle spalle della collettività. Ecco perché anche solo parlare di Formazione politica in questa temperie è come risalire la corrente. Nel Pd ci proviamo, non senza prima chiederci: a che serve?Aricostruire classi dirigenti competenti, veramente capaci di interpretare il presente e progettare il futuro, interrompendo finalmente la pratica della cooptazione che premia la fedeltà invece del talento? Serve a formare amministratori capaci, dotati degli strumenti tecnici, ma anche eminentemente culturali, per organizzare il «buon governo»?Due ottime ragioni ma insufficienti a giustificare lo sforzo. Fino a quando il Pd non avrà imparato a sciogliere negli organismi dirigenti i nodi, che tutti conosciamo, e finché prolifererannoscuole di «corrente» dove si «insegna » rigorosamente un solo punto di vista, sarà difficile rompere le filiere di cooptazione e selezionare un ceto politico nuovo e capace.
Quanto ai corsi per amministratori, sarebbero ben poca cosa se non fossero inquadrati in un orizzonte di senso più ampio: anche il miglior amministratore, calato in un contesto di cittadinanza poco consapevole, senza una decente dialettica democratica, finirebbe per svolgere mediocremente la sua funzione.

L’ambizione di fare formazione politica deve mirare più in alto. Spalancare porte e finestre, rivolgersi non solo a dirigenti e militanti ma all’intera comunità. Sollevarsi al di sopra del chiacchiericcio mediatico.
Deporre l’armamentario del politichese e delle frasi fatte. Riscoprire il gusto del dubbio e dell’approfondimento. Scavare alla ricerca di radici robuste che irrorino di linfa i raminuovi che cresceranno. Affrontare temi urgenti e rilevanti anche se scomodi, guidati da studiosi autorevoli, anche se critici, ma non coinvolti inprima persona nell’agone politico.
In Lombardia il Pd ci prova con«UnPaese da ricostruire»,un semestre di lavori, relazioni frontali, dibattiti, lavori di gruppo e tavole rotonde.
www.saperedemocratico.it

Anna Maria Abbate
RESP.FORMAZIONE PD LOMBARDIA

articolo pubblicato sul giornale Unità di lunedì 6 febbraio 2012

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