Venerdì, 03 maggio 2024 - ore 09.05

Slovacchia perde un Bernini autentico scambiato per copia

Responsabili la Casa d’aste Soga di Bratislava, storici dell’arte e una commissione del Ministero della Cultura slovacco

| Scritto da Redazione
Slovacchia perde un Bernini autentico scambiato per copia

Una storia che ha dell’incredibile: la Slovacchia si è lasciata scappare sotto al naso uno splendido busto di Papa Paolo V opera coeva in marmo di Gian Lorenzo Bernini (1598-1680), il cui valore sul mercato è decine di milioni di euro, giudicandolo una copia. Sì, ben fatta, ma solo una replica. A prendere la cantonata la casa d’aste Soga di Bratislava, storici dell’arte e una commissione del Ministero della Cultura slovacco che ha dato il consenso all’esportazione.

Ma andiamo per ordine. La casa d’aste Soga è stata incaricata lo scorso anno di mettere in vendita una serie di opere della collezione dell’artista slovacco Ernest Zmeták, pittore molto noto e appassionato collezionista, morto nel 2004 all’età di 85 anni. Il busto papale, un’opera di grande forza e rigore, era tra gli oggetti messi all’asta dagli eredi. Gli esperti di Soga hanno giudicato l’opera soltanto una copia (peraltro, a loro parere risalente al XIX secolo) di un originale di Gian Lorenzo Bernini, che era entrata a far parte della collezione di Zmeták negli anni dopo la seconda guerra mondiale.

Il banditore di Soga ha venduto la statua (marcata come “Busto di Papa di Sconosciuto scultore italiano”) nel settembre 2014, per il prezzo di 24mila euro, dopo un’asta andata a vuoto l’anno precedente (al valore di 47mila euro), a un certo Clément Guenebeaud, francese residente a Bratislava, noto a Soga per aver fatto acquisti anche in passato, il quale ha chiesto al Ministero della Cultura l’autorizzazione per portare all’estero l’opera. Autorizzazione pervenuta senza alcun problema dopo che il Guenebeaud aveva fatto periziare l’opera da Francesco Petrucci, direttore del Palazzo Chigi di Ariccia. Petrucci, scrive il quotidiano Pravda, non ha avuto dubbi che il busto fosse di mano del Bernini. Guenebeaud lo ha poi venduto nel marzo scorso attraverso Sotheby’s di Londra, che lo ha ceduto in trattativa privata al Getty Museum di Los Angeles per una cifra, si crede, vicina a 30 milioni di euro.

Mai si sarebbe creduto – un errore in cui sono caduti sia i consulenti di Soga che i critici e storici dell’arte parte della commissione del ministero che lo ha esaminato – che in Slovacchia poteva trovarsi un’opera di tanto valore, di un autore tra i più conosciuti nel panorama mondiale dell’intera storia dell’umanità. A quanto pare dell’originale di Bernini non si sapeva più nulla dalla fine dell’Ottocento, ed era naturale pensare che il pezzo di proprietà di Zmeták – pur se artista colto che aveva viaggiato molto – non potesse essere quello scomparso un secolo prima. E se questa è una lezione che gli esperti d’arte classica in Slovacchia non dimenticheranno così facilmente, il Getty Museum è più che convinto di aver acquistato l’originale, e lo espone come tale.

Ma più che Soga, che è un’organizzazione privata che si serve di periti esterni (così almeno cerca di difendersi come può dalle accuse che le sono piovute addosso), a fare una figura ancora peggiore è stato il Ministero della Cultura, che ha permesso l’uscita del capolavoro dalla Slovacchia. Il ministro Marek Maďarič ha rimosso il capo del dipartimento culturale del ministero dopo la scoperta della gaffe, e nominato una nuova Commissione per la tutela del patrimonio culturale, deputata all’esame delle vendite di opere d’arte e della loro esportazione. E deve ora valutare la possibilità di revocare l’autorizzazione data mesi fa a cuor leggero e cercare di riportare la scultura in Slovacchia. Per di più, la commissione, contro la quale il ministro ha presentato una denuncia, aveva dato l’autorizzazione nonostante nell’istanza di esportazione dell’acquirente, il signor Guenebeaud, si scriveva che l’opera poteva avere un valore di 7 milioni di euro, ed era probabilmente originale. Quella commissione, che non si preoccupò di interpellare esperti d’arte barocca italiana per confermare l’originalità del manufatto, e che ora è stata licenziata in tronco, dovrà dunque anche rispondere del suo operato davanti alla magistratura.

La famiglia intanto sta cercando con Soga di recuperare l’opera o di trovare con il Getty Museum una soluzione equa di risarcimento per l’enorme errore di valutazione, cosa nient’affatto scontata.

Il busto, a grandezza naturale, fu presumibilmente creato da un giovanissimo Bernini nel 1621 (aveva solo 23 anni!), su commissione del potente Cardinale Scipione Borghese, nipote di Paolo V (nato Camillo Borghese, papa dal 1605 al 1621). Esistono due busti dello stesso autore, il primo del 1618 conservato tutt’ora alla Galleria Borghese a Roma, mentre del secondo, venduto dalla famiglia Borghese in difficoltà nel 1893, uno storico dell’arte ne registrò la presenza in una collezione privata a Vienna nel 1916. Ma il marmo scomparse per un secolo per poi riapparire, a quando pare, nelle mani del Getty Museum, senza che nessuno si accorgesse che per decenni aveva “soggiornato” poco lontano, a Bratislava, nella casa di Zmeták. E ora fa bella mostra di sé al Getty, che lo espone da metà giugno nel suo East Pavilion, come pezzo da novanta di una sala tutta dedicata a quegli anni di inizio ‘600 del barocco italiano e romano, uno dei momenti più alti dell’arte di tutti i tempi. Secondo l’Adnkronos quello del busto di Bernini è uno dei maggiori ritrovamenti artistici degli ultimi 50 anni. La statua ha un valore inestimabile anche per essere il primo ritratto marmoreo di un papa per mano di Gian Lorenzo Bernini.

Secondo il settimanale Týždeň è difficile pensare che si sia trattato “solo” di un errore, e specula su quanto possa aver fruttato alla commissione ministeriale l’aver “chiuso un occhio”, anzi, tutti e due. Aver ignorato il valore presunto indicato nella domanda di esportazione (i 7 milioni di euro) e il nome del presunto scultore è stata una leggerezza un po’ troppo sospetta, secondo il giornale. E proprio da Sotheby’s era stata venduta all’asta nel 2002 un’altra statua del Bernini, per il prezzo di 2,1 milioni di sterline (3 milioni di euro).

Il settimanale britannico The Economist ha parlato del ritrovamento e ha citato il capo di Sotheby’s, Alexander Kader, che ha avuto il busto nel suo ufficio prima che il Getty se lo portasse via: “Tu stai faccia a faccia con lui, e tutto quello che puoi fare è guardare i dettagli. La rappresentazione del volto è così realistica: le rughe intorno agli occhi, quel po’ di intaglio sui capelli rimasti, o i baffi, fatti con un tocco leggerissimo dello scalpello… Nessun’altro se non Bernini avrebbe potuto fare questo“, ha detto Kader. Talmente vero da riprodurre anche il porro sotto il sopracciglio destro che tutti gli altri artisti avevano accuratamente fatto sparire… Continua Kader: “Bernini era il maestro del ‘ritratto parlante’. Trovò il modo di dare vita al marmo, di catturare l’essenza di una persona. Non solo la somiglianza fisica del papa, ma la sua personalità e statura, la sua benevola serietà e viva presenza. Ti fa tremare le ginocchia quando lo guardi, anche se non sai nulla dell’autore“. Ma i periti slovacchi tutto questo non l’hanno visto. Forse, semplicemente, non lo hanno “guardato”.

E pensare che lo Stato slovacco avrebbe potuto comprarselo per appena 24.000 euro, nemmeno lo stipendio annuo di un funzionario di terzo livello, e costruirci intorno un evento perenne, in grado di attirare un flusso turistico di decine di migliaia di amanti dell’arte, che sarebbero accorsi a vederlo da ogni dove. Ora al ministero hanno tutte le ragioni per mangiarsi le mani, e per un pezzo.

Fonte: Buongiorno Slovacchia

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