Venerdì, 29 marzo 2024 - ore 15.32

Sprar: nuovo Piano nazionale. Ora si attui una vera accoglienza diffusa

Riceviamo da www.cronachediordinariorazzismo.org e pubblichiamo

| Scritto da Redazione
Sprar: nuovo Piano nazionale. Ora si attui una vera accoglienza diffusa

Un piano nazionale di ripartizione dei richiedenti asilo e rifugiati in tutti i comuni italiani: è quanto sancito dall’incontro che ieri, martedì 6 settembre, ha visto impegnati il ministro dell’Interno Angelino Alfano, il sottosegretario all’Interno Domenico Manzione, il capo di Gabinetto Luciana Lamorgese, il capo della Polizia Franco Gabrielli, il capo Dipartimento libertà civili e immigrazione Mario Morcone e il presidente dell’Associazione nazionale dei comuni italiani (Anci) Piero Fassino. Un vertice al Viminale per capire, finalmente, come gestire l’accoglienza dei richiedenti asilo che continuano a raggiungere il territorio italiano. Due le principali novità previste dal decreto 10/08/16 del Ministero dell’Interno – pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 27 agosto scorso – contenente le nuove modalità di accesso da parte degli Enti locali alla rete dei progetti SPRAR.

In primo luogo, non si procederà più per bandi, ma verrà adottato un sistema di accesso permanente, in cui gli Enti locali che vorranno realizzare nuovi progetti Sprar potranno presentare le domande in qualsiasi periodo dell’anno, mentre quelli già titolari di una progettualità potranno presentare domanda di prosecuzione. In entrambi i casi, non ci si dovrà più attenere a vincoli temporali: un modo per snellire le procedure di accesso alla rete per gli Enti che intendano farne parte. Le domande presentate saranno valutate due volte l’anno da una commissione permanente (qui info dettagliate sulle modalità di presentazione delle domande).

Il Ministero dell’Interno finanzierà i progetti fino al 95% del loro costo. Per quanto riguarda l’adesione dei Comuni al programma Sprar, sarà ancora su base volontaria: le amministrazioni potranno decidere se far parte di un sistema “ordinario e istituzionale” – come specificato nella nota del Ministero – oppure “assistere al trasferimento di richiedenti asilo sul proprio territorio, stabilito a livello centrale sulla base di un piano nazionale di ripartizione”. La scelta sembra quindi opporre da una parte una piena compartecipazione, dall’altra una mancata concertazione, che porterebbe i Comuni ad assistere passivamente all’arrivo di persone: una situazione che molti Comuni hanno già sperimentato, in particolare con l’apertura di Cas su ordine della Prefettura, e che al momento non risulta un modello da seguire al fine di una migliore inclusione sociale dei “nuovi arrivati” nelle comunità locali.

L’obiettivo del Piano è la strutturazione di un sistema di accoglienza diffuso su tutto il territorio nazionale, affinché si provi a garantire una ripartizione equilibrata dei posti per rifugiati e richiedenti asilo, arrivando, nelle intenzioni, a una programmazione nazionale articolata a livello regionale, provinciale e comunale.

Una prima ripartizione a livello regionale dovrebbe infatti poter eliminare le disparità derivanti da criteri fondati unicamente sulle variabili demografiche dei comuni. Superato questo primo livello, si passerà a una ripartizione sul piano comunale che, pur mantenendo un’approssimazione con il dato di riferimento regionale, tenga conto anche dell’esigenza di differenziare la distribuzione per alcune classi di comuni, già individuate in tre macrogruppi: i comuni fino a 2.000 abitanti, quelli oltre i 2000 abitanti, e i centri metropolitani. Infine, si dovrà definire e utilizzare un criterio di ripartizione che indichi la quota minima di posti da assegnare ad ogni comune.

Il Piano per l’accoglienza presentato a seguito dell’incontro in Viminale rappresenta un passo in avanti verso la creazione di un sistema di accoglienza unico, diffuso, programmato e sostenibile. L’ampliamento della rete Sprar è infatti, come sottolineato più volte da molte associazioni, la misura da sostenere per provare a garantire un inserimento reale sul territorio, che prediliga l’accoglienza “a basso impatto”, ossia in piccoli numeri, su municipalità attivamente coinvolte nel percorso di inclusione. Proprio per dare impulso a questo modello, il Governo avrebbe assicurato ad Anci l’adozione di una ‘clausola di salvaguardia’, per escludere che nei Comuni aderenti allo SPRAR vengano attivate altre forme di accoglienza non concertata sui territori.

Il nuovo piano, se messo a regime, consentirà una maggiore diffusione del modello Sprar, e una migliore accoglienza alle tante persone che continuano a arrivare in Europa, passando per l’Italia dove, anche a causa del regolamento Dublino, sono spesso costrette a rimanere. I numeri dei progetti Sprar relativi agli ultimi due anni si discostano molto dal numero degli arrivi. Nel 2014 i progetti finanziati sono stati complessivamente 432, per un’accoglienza complessiva di 20.752 persone. Gli enti locali titolari di progetto sono stati complessivamente 381, di cui 342 comuni, 31 province e 8 unioni di comuni. Nel 2015 le persone accolte nei progetti Sprar sono state 29.761, 430 i progetti avviati, 21.613 i posti disponibili. Circa 800 i Comuni coinvolti (si vedano gli atlanti Sprar). Secondo lo stesso Ministero dell’Interno tra l’1 e il 7 Settembre di quest’anno sono sbarcate nel nostro paese 123.665 persone.

Ad oggi risultano inserite nel sistema di accoglienza 153.880 persone ma ben 116.258 sono ospitate in strutture temporanee e solo 22.010 sono inserite nelle strutture SPRAR. 13.939 persone si trovano nelle strutture di prima accoglienza e 1.673 migranti si trovano invece negli hotspot che con l’accoglienza hanno poco a che vedere. Il Piano è dunque come minimo tardivo. Ora è importante che venga attuato con modalità tali da garantire l’ampliamento significativo e diffuso sul territorio del sistema di accoglienza ordinario senza compromettere il rispetto di quegli standard di qualità che hanno caratterizzato lo SPRAR così come è stato originariamente concepito.

 

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