Il turco in Italia, in scena al Teatro Ponchielli venerdì 25 novembre (ore 20:30) e in replica il 27 novembre (ore 15:30) è un opera di grande bellezza musicale e di sapiente costruzione drammaturgica che merita un posto di prim’ordine tra i capolavori rossiniani. La direzione musicale è di Christopher Franklin, la regia del nuovo allestimento è affidata a Alfonso Antoniozzi. La biglietteria del teatro è aperta dal lunedì al sabato dalle 10:30 alle 13:30 e dalle 16:30 alle 19:30 (tel. 0372 022001 e 0372 022002). Questi i prezzi dei biglietti: platea/palchi, € 55; galleria, € 35; loggione, € 20. I biglietti si possono acquistare anche su www.vivaticket.it.
Risale agli anni ’50 del secolo scorso una vera e propria “riscoperta” de Il turco in Italia, che godette di scarsa fortuna ai tempi della sua composizione. L’opera, infatti, fu scritta da Gioachino Rossini per il Teatro alla Scala di Milano, sperando di replicare il successo ottenuto due anni prima con La pietra del paragone. Ciò però non avvenne, complice l’equivocabile affinità d’argomento con L’italiana in Algeri, riconosciuta già all’epoca indiscusso capolavoro del compositore pesarese. L’equivoco si tradusse nella diceria secondo cui Rossini avesse voluto prendersi gioco del pubblico milanese scrivendo un’opera che era solo una copia a parti invertite: ciò bastò a decretarne l’insuccesso alla prima e il conseguente scarso numero di rappresentazioni successive. In realtà, i due titoli hanno ben poco in comune (tranne la componente esotica e il confronto tra culture diverse).
Unico personaggio distante dalla vita reale, sia dei tempi di Rossini che dei nostri, è quello di Don Narciso, il cicisbeo, figura legata a un ambiente galante e settecentesco, introdotto dal librettista Felice Romani per dare un adeguato spazio al ruolo del tenore principale.
