Venerdì, 26 aprile 2024 - ore 03.00

20 anni di guerra fallimentare e la sinistra democratica Usa

In Afghanistan 18 milioni di persone hanno un disperato bisogno di assistenza

| Scritto da Redazione
20 anni di guerra fallimentare e la sinistra democratica Usa

Condannando la ventennale invasione militare degli Stati Uniti in Afghanistan come un miserabile e mortale fallimento, il Congressional Progressive Caucus (CPC) ha esortato l’Amministrazione Biden a impegnarsi in un serrato confronto diplomatico con l’ormai istituito Emirato islamico talebano dell’Afghanistan e a fornire quanti più aiuti umanitari possibile agli innumerevoli civili devastati da  due decenni di guerra.

Commentando le tanto criticate dichiarazioni del presidente Usa sull’inevitabile ritiro dall’Afghanistan, la presidente del CPC, la deputata democratica Pramila Jayapal,  ha detto che Biden «Ha dato al popolo americano una spiegazione sincera e onesta riguardo al suo impegno per porre fine alla guerra più lunga d’America. A coloro che sostengono una presenza militare senza fine in Afghanistan, ha chiesto: “Quante generazioni in più di figlie e figli d’America vorreste che mandassi a combattere nella guerra civile in Afghanistan quando le truppe afghane non lo fanno? Quante altre vite, vite americane, vale? Quante file infinite di lapidi al cimitero nazionale di Arlington? La mia risposta è chiara: non ripeterò gli errori che abbiamo fatto in passato”».

Mentre l’amministrazione Biden affronta le critiche dei repubblicani (che hanno trattato il ritiro con i talebani al tempo dell’Amministrazione Trump) di membri dello stesso Partito Democratico su come sta avvenendo la caotica ritiratia Usa/Nato dall’Afghanistan, la Jayapal ha ribadito l’appoggio della sinistra democratica al ritiro in corso: «Continuiamo a sostenere, come fa chiaramente la Casa Bianca, che anche dopo aver speso 1 trilione di dollari, inviato centinaia di migliaia di soldati in Afghanistan in 20 anni e perso 2.300 vite americane, gli Stati Uniti non avrebbero potuto evitare questo risultato senza un’infinita presenza militare». Nonostante quel che si legge e si dice nei giornali e nei telegiornali italiani, la Jayapal ha evidenziato che «La decisione del presidente Joe Biden di ritirare le truppe dall’Afghanistan è sostenuta in modo schiacciante dal popolo americano, con recenti sondaggi che dimostrano che il 70% del Paese, con maggioranze bipartisan, sostiene il suo piano di ritirare tutte le truppe entro l’11 settembre 2021. Nonostante questo consenso, i repubblicani del Congresso hanno scelto disonestamente di fare politica in un momento come questo. Le amministrazioni repubblicane hanno iniziato la guerra in Afghanistan, l’hanno gestita per 12 degli ultimi 20 anni e lo scorso anno hanno avviato il processo di pace con i talebani che ha portato a un accordo per il ritiro degli Stati Uniti. Dovrebbero partecipare all’esame necessario del perché 20 anni di guerra sono stati un fallimentro, piuttosto che scaricare le colpe su altri. Ora, la nostra attenzione ora deve essere per gli esseri umani che sono stati i destinatari di questa politica».

Con milioni di afghani profughi e bisognosi di aiuti umanitari, e migliaia, tra cui molte donne e bambini, che tentano di fuggire dal Paese, il CPC chiede all’amministrazione Biden di  «Andare oltre e lavorare più velocemente nei suoi sforzi per fornire assistenza ai civili disperati. Gli Stati Uniti devono garantire che il trattamento dei rifugiati proceda senza ritardi burocratici e con indennità speciali che riconoscano la difficoltà per le persone di lasciare l’Afghanistan. Oltre al lavoro del Dipartimento di Stato per accelerare i visti speciali per gli immigrati, dobbiamo anche ampliare questi visti e concedere lo status di protezione temporanea agli afghani che risiedono negli Stati Uniti. Dobbiamo aumentare gli aiuti umanitari per sostenere i civili che sono fuggiti a Kabul e nei capoluoghi di provincia e sono senza riparo, cibo, assistenza medica o vaccini. Infine, esortiamo l’amministrazione Biden a continuare a impegnarsi diplomaticamente con i talebani e gli attori regionali per evitare ulteriori spargimenti di sangue, proteggere i diritti umani ed evitare migrazioni di massa e instabilità. Questo significa cooperare con le agenzie umanitarie, le Nazioni Unite e i Paesi vicini interessati a un risultato positivo, tra cui Russia, Cina, Iran, Pakistan e Turchia».

Di fronte alla rapida conquista di Kabul, gli Usa hanno chiuso la loro ambasciata nella capitale afghana l’amministrazione Biden ha praticamente evacuato tutto il suo personale diplomatico per porre fine alla disastrosa, ma, per alcuni immensamente redditizia occupazione ventennale.

Anche se il Dipartimento di Stato Usa ha detto che intende perseguire la via diplomatica e un accordo politico in Afghanistan, ha aggiunto che potrebbero imporre costi significativi al governo talebano se «non rispetta i diritti fondamentali del suo popolo» e l’amministrazione Biden ha congelato le riserve del governo afghano detenute nei conti bancari statunitensi, impedendo così ai talebani di accedere a miliardi di dollari. Una mossa  che ha suscitato la preoccupazione che Biden possa pianificare ulteriori misure economiche che potrebbero ostacolare il flusso di aiuti umanitari assolutamente necessari in Afghanistan, dove si stima che 18 milioni di persone abbiano un disperato bisogno di assistenza.

Adam Smith, che ha fatto parte del National Security Council durante l’amministrazione Obama, ha detto al Washington Post che  «Se l’amministrazione non gestisse abilmente la questione delle sanzioni, per l’Afghanistan potrebbe essere un cataclisma. Questo è un problema umanitario potenzialmente serio a cui spero che le persone che sono nel nostro governo abbiano riflettuto a lungo».

Secondo un altro deputato democratico del CPC, Ilhan Omar, «Gli Stati Uniti hanno “l’obbligo” di aiutare a riparare le crisi umanitarie derivanti dai fondamentali fallimenti della nostra politica in Afghanistan nel corso di molti decenni e di quattro presidenze. Naturalmente, la tragedia non è iniziata nelle ultime due settimane. La dura verità sulla guerra più lunga d’America è che per 20 anni abbiamo fatto promesse che non avremmo potuto mantenere. Il fatto è che, semplicemente, prolungare una guerra indefinitamente non avrebbe prodotto un Afghanistan stabile e pacifico. Sono d’accordo con il presidente Biden: un’interminabile occupazione militare americana dell’Afghanistan era inaccettabile. Guerre e conflitti non producono mai pace e stabilità. La violenza e il militarismo, anche se ammantati nel linguaggio dell’umanitarismo, sono fondamentalmente in contrasto con la prosperità e le opportunità umane. La violenza produce solo traumi, traumi che possono trasformarsi in rabbia, vendetta e un ciclo continuo di violenza. Questa deve essere una lezione mentre affrontiamo i conflitti in tutto il mondo».

E Ilhan Omar, che è un ex rifugiato somalo fuggito dalla guerra infinita che da più di 30 anni devasta il suo Paese ridotto a uno Stato fantasma, queste cose le sa bene perché le ha dolorosamente vissute sulla sua pelle.

 

 

FONTE greenreport.iT

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