Mercoledì, 01 maggio 2024 - ore 22.03

Artisti sulle vie del Giubileo: El Greco. Mostra a Treviso fino al 10 aprile

Intervista al maestro Gianbattista De Andreis

| Scritto da Redazione
Artisti sulle vie del Giubileo: El Greco. Mostra a Treviso fino al 10 aprile

Fino al prossimo 10 aprile sarà visitabile a Treviso la mostra “El Greco in Italia. Metamorfosi di un genio”, allestita nel complesso medioevale Casa dei Carraresi. Le opere esposte sono in tutto un'ottantina, alcune delle quali presentate in anteprima mondiale. Ne parliamo con il maestro Gianbattista De Andreis De Andreis è studioso ed esperto di tutte le opere del pittore greco che ha lasciato il segno nella storia dell'arte.

El Greco nacque a Creta nel 1540 e a soli 20 anni si recò a Venezia, dove lavorò nella bottega di Tiziano e di Tintoretto. Colori dissonanti, figure allungate e dissacranti, luci profonde ed accecanti, spazi stravolti e lontani da qualsiasi prospettiva caratterizzano la pittura di questo "Visionario" della Pittura. I personaggi hanno sempre una rappresentazione spirituale e sono inseriti in un contesto irreale e metafisico.

Chiediamo al maestro Gianbattista De Andreis d'illustrare ai nostri lettori il percorso artistico del celebre e rivoluzionario pittore e di spiegare i motivi della sua modernità. El Greco, infatti, è stato fonte di attrazione e ispirazione nelle vite dei grandi Maestri del XX secolo, da Cezanne a Picasso, da Manet a Pollock, per citare i più importanti. Le avanguardie del ‘900, come l’impressionismo e il cubismo, prendono proprio origine dallo studio delle sue opere.

El Greco, tre domande a De Andreis

PERCHE' SI PUO' DEFINIRE EL GRECO UN PITTORE MODERNO? E PERCHÉ NEGLI ULTIMI TEMPI È STATO COSĺ RIVALUTATO?

El Greco alla Casa dei Carraresi di Treviso: la possibilità di vedere questo artista in Italia è un’occasione da non lasciarsi sfuggire. Lontano da definizioni di comodo, Dominikos Theotokòpoulos resta una figura unica nella Storia dell’Arte, dalla sua fortuna critica dei primi del ‘900 a oggi. Azzeccatissimo il titolo della mostra, Metamorfosi di un genio: nessun altro artista ha mai avuto un percoso altrettanto travagliato.

Come per tanti grandi che hanno anticipato l’arte moderna anche El Greco, per la sua natura stessa di trasgressore, non fa distinzioni tra vita e arte. Poche occhiate sono sufficienti per classificarlo e captare la sua personale, stregonesca magia di artista libero da schemi e costrizioni, artistiche quanto sociali, ai limiti dell’esistenzialismo. Un atteggiamento di sfida precaravaggesco, “di carattere stravagante né più né meno della sua pittura”, che prefigura in certo senso una emancipazione professionale di stampo moderno. Padrone di un’ironia degna di Picasso, per affermare di Michelangelo: “Un brav’uomo che non era capace a dipingere.” Una dignità che gli permetteva di dire della sua arte “Non esiste prezzo per pagare i miei quadri.”

Con El Greco ogni sorta di sproporzione si fa regola, ogni canone classico viene accuratamente trasgredito, con una furia che, come un crogiolo, trasfigura ogni immagine in inaspettate intuizioni di pura espressione della forma. Che, in quanto tale, si fa puro sentimento. Così avviene ne Il quinto sigillo dell’Apocalisse del Metropolitan Museum di New York.

Un’opera della maturità che mi riporta sentimentalmente a Salvatore Fiume, alle nostre cene solitarie a casa sua a Canzo: incontri che finivano inevitabilmente in considerazioni a ruota libera sui nostri «predecessori». Una sera, mentre mi descriveva a mente questa tela, con quel puttino capovolto al centro, mi confessò di essere da sempre «perseguitato» da quella enorme, apocalittica figura di San Giovanni sulla sinistra. Una figura unica nella Storia dell’Arte, visionaria e rivelatrice della sua fama di «Grande filosofo dall’arguto dire», come l’ha definito Francisco Pacheco, suocero di Velasquez.

Storicamente, la scoperta della pittura di Velázquez da parte di Manet al museo del Prado, viene riconosciuta come essenziale alla nascita della tecnica impressionista. È sufficiente, ne Las meniñas, osservare la rosa sul petto dell'Infanta Margarita, una macchia di colori senza forma, per Per El Greco un merito in più, avere usato una tecnica simile qualche decina di anni prima, libera quanto la stessa con cui Velázquez, ignorato come lui per secoli, ha strabiliato nella seconda metà dell’800 gli impressionisti, rivoluzionando la Storia della Pittura.

Partendo dalle ultime conquiste espressive di Tiziano - quali la Punizione di Marsia del Museo di Kromeriz -, El Greco ha spinto il fare pittura verso una libertà inaudita ai suoi tempi. È sufficiente l’analisi dell’Autoritratto, sempre del Metropolitan, per vedere ogni particolare frantumarsi nella libertà propria della tecnica impressionista di rendere la luce e il colore. In certo senso superandola, con una frenesia gestuale che sembra anticipare Soutine e Bacon nella figuratività e l’Action Painting nell’astrazione. Questa, la modernità di El Greco.

POSSIAMO DEFINIRE EL GRECO IL FONDATORE DEL MOVIMENTO CUBISTA, IN CHE COSA SI CARATTERIZZA QUESTA CORRENTE PITTORICA?

Cubismo è una parola grossa, anche se la modernità di El Greco non ha bisogno del cubismo. Più che un «movimento» in senso stretto il cubismo è nato come esigenza espressiva dei suoi iniziatori Picasso e Braque. Come l’Impressionismo, una tecnica e non uno stile come spesso si dice, trovato più che cercato, un modo di pensare prima ancora del fare pittura. In sintesi, vedere le cose da più punti di vista simultaneamente. Se non proprio un requiem, senz’altro un radicale commiato alla prospettiva tradizionale. Una urgenza tecnica ed espressiva evidentemente irrinunciabile che, agli albori del 900, è coincisa con quanto negli stessi anni avveniva in musica con Stravinskij, in letteratura con Joyce, nella scienza con Einstein. In tale senso, è legittimo vedere in El Greco un geniale precursore del «cubismo» anche se, prima di lui, esistono isolati episodi di anticipatori inconsapevoli.

Al Louvre è conservata una preziosa miniatura del primo Quattrocento dove un raffinato maestro francese, alle prese con un leggio, è riuscito a raffigurarlo dall’alto e dal basso contemporaneamente, con un’operazione di rara acrobazia aprospettica. Nel duomo di Monreale, sulla parete retrostante l’ingresso, un mosaico raffigura la decostruzione di un edificio in frammenti che, come all’interno di una navicella spaziale, paiono sottoposti all’assenza di gravità. Un imprevisto cubismo risalente ai tempi delle crociate: emozione rara.

In tal senso va colto il «cubismo» di El greco. Un trattamento deformante dello spazio, con figure che trasgrediscono il comune senso del corpo umano di fine Cinquecento, classico o manierista che fosse. Volti e figure trasfigurate e allungate all’inverosimile, ben oltre i canoni dello stesso Parmigianino e della sua Madonna dal collo lungo. Sproporzioni tra personaggi, assurde monumentalità di panneggi costruiti su triangolazioni che anticipano le geometrizzazioni  cubiste di Chagall. Una libertà che, in nome dell’espressione, può riferirsi a qualunque pittore contemporaneo.

QUALE RUOLO GIOCA LA DONNA NELLE OPERE DI EL GRECO ? E NEI SUOI DIPINTI ? È L'INIZIO E LA FINE? A VOLTE  UN ANGELO, A VOLTE UNA MADONNA...

Fuori dal sacro, i ritratti femminili di El Greco appaiono attenti e castigati, come nella Dama della collezione Johnson, e qualche volta sottilmente ammiccanti, come nella Dama dell’ermellino di Glasgow. Diversamente, come nella testa della Madonna della Pentecoste del Prado, la sua donna esibisce un volto mistico con occhi all’insù, quasi fuori delle orbite, caratteristica anche di tante figure di santi. Di contrasto all’aspetto sovente ombroso e corrucciato dell’uomo, la trascendente tensione della donna al divino si fa a volte da estatica a dolorosa, quasi che il Genio di Creta abbia avuto per il Secondo sesso un tono di pietosa compassione.

Caro Christian, la donna nei miei dipinti? una domanda sconcertante. Non credo di avere fatto nient’altro che far coincidere il mistero della pittura con questo mistero permanente. Niente di diverso da ciò che i grandi hanno fatto prima di me, non faccio elenchi. Figure di oggi, viste inmetropolitana, o uscite dall’ascolto di una volta per liuto di Byrd, qualunque fosse la partenza, il risultato doveva ritrovare la pura emozione dei colori e dei suoi ritmi. Ne sono usciti volti angelici, ma anche volti sconvolti, spesso demenziali, deturpati dalle deformazioni del nostro tempo. Non è detto che di parte di queste distorsioni, libere da schemi e costrizioni, non sia responsabile El Greco.

Fonte: Christian Flammia

 

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