Venerdì, 29 marzo 2024 - ore 08.55

Bonaldi Stefania perché voto SI al Referendum Lombardo sulle autonomie

Il 22 Ottobre c'è il #Referendum con il quale si chiederà ai cittadini Lombardi se concordino nel fare avviare alla Regione Lombardia l'iter previsto dall'art.116 comma 3 della Costituzione per il riconoscimento del c.d. #RegionalismoDifferenziato, che sancisce l'assegnazione di maggiori autonomie (e conseguenti risorse) alla nostra Regione.

| Scritto da Redazione
Bonaldi Stefania perché voto SI al Referendum Lombardo sulle autonomie

 

Non ho la pretesa di convincere nessuno ad andare a votare, ma avendo dichiarato pubblicamente che io andrò e voterò #Sì, voglio spiegare le mie ragioni e perché ritengo che anche da una prospettiva e da un orientamento di centrosinistra si possa (a mio avviso) sostenere questa posizione.

Intanto credo che il #Centrosinistra abbia molti argomenti da spendere per ridimensionare Maroni e la battaglia autonomista che, piaccia o meno, egli si sta intestando in toto. Argomenti solidi e storici.

Intanto ricordiamo che l'art. 116 comma 3 della Costituzione e' figlio della #riformadeTitoloV apparecchiata dal Governo D’Alema e conclusa da Amato, confermata da un referendum popolare nel 2001, avversato, guarda un pò, dalla Lega Nord e da quello stesso Maroni che ora vi si appella.

Poi, sempre per rinfrescarci la memoria, in un Paese che dimentica in fretta, sarebbe il caso di ricordare la campagna di Maroni di 5 anni fa, in cui prometteva in lungo e in largo che che avrebbe trattenuto in Lombardia il 75% delle tasse dei Lombardi. Un fiasco di proporzioni colossali, cui ora rimedia rimestando le acque con questo Referendum....e noi rischiamo di fargliela fare franca!

Ancora, come amministratore locale eccepisco a Maroni, e lo ho fatto qualche giorno fa direttamente, che la sua è una #sussidiarietàadintermittenza, perché il Governatore e' tanto autonomista con Roma quanto centralista coi Territori e coi Comuni. La sua politica dei voucher e delle doti, ad esempio (pervero anticipata dal suo Celeste predecessore), instaura un rapporto diretto Cittadino-Regione che leva di mezzo i Comuni. Diverse sue politiche, una per tutte la riforma sociosanitaria, hanno avuto l'effetto di allontanare i luoghi di decisione dai territori (lo dico con scienza e coscienza proprio oggi, che mi sono sorbita 100+100 km per andare andare alla "Cabina di regia" dell'ATS a Mantova), proprio dietro l'uscio di casa.

Vero che ci sono anche altri argomenti, che sento utilizzare in questi giorni anche dai miei colleghi di centrosinistra che fanno appello all'astensione.

Il primo è che si tratti di un #Referendumcostosissimo, e questo è vero. E diciamolo, la spesa di circa 50milioni di euro e' cosi lievitata anche per via del voto telematico, cui, lo ha dichiarato testualmente Maroni a Crema settimana scorsa, il M5S ha condizionato il proprio sostegno all'iter referendario. Un sostegno decisivo, perché in consiglio regionale occorreva una maggioranza qualificata per l'indizione, raggiunta solo con il supporto dei 5 consiglieri pentastellati.

Sul secondo argomento utilizzato, il #Referenduminutile, io ho invece delle riserve. I detrattori sostengono che il referendum sia inutile perché Maroni avrebbe potuto avviare la "negoziazione" con Roma per il regionalismo differenziato ex art.116, comma 3 senza necessità della consultazione dei cittadini, come ha fatto il suo collega Stefano Bonacini, presidente della regione Emilia Romagna. Va detto però che Bonacini é un fedelissimo di Renzi (già membro della sua segreteria) e beneficia di un allineamento politico che, piaccia o meno, favorisce il dialogo con il Governo. Non dovrebbe accadere, ma accade, che quando i colori politici sono gli stessi "i pianeti si allineano con più facilità", mentre se sono diversi si fatica molto di più. Lo abbiamo provato sulla nostra pelle anche noi, proprio con la Regione di Maroni, questo disallineamento, con la #scuoladiCielle. Per questo io fatico a dire che questo referendum sia inutile. È frutto di una scelta politica, si poteva non fare, ma certamente può rafforzare la legittimazione di un presidente Lombardo, chiunque sarà (io mi auguro possa essere #GiorgioGori) quando si siederà al tavolo con Roma.

Tolti di mezzo questi argomenti, che però andrebbero usati tutti per arginare la retorica maroniana, vengo al dunque con la mia posizione.

Parto dal presupposto che dovrebbe accomunare noi "politici", se una scelta può avere delle ricadute positive sulla collettività, sono disposta a votare quello che propone il mio avversario politico, le #regoledelrecinto non possono valere in una politica evoluta. Se il mio compagno di partito ruba, non posso attenuarne le responsabilità perché è vicino a me. La degenerazione del concetto di #prossimità, proprio in questo territorio cremasco, è stata causa di eventi mostruosi, che si sono abbattuti su creature indifese. Avrei voluto vedere tutti i politici abbandonare le proprie etichette e schierarsi dalla parte dei deboli, ad esempio. Così non è stato.

Io voterò Sì perché ormai questo referendum c’è e si farà, il centrosinistra ha perso la battaglia per impedirlo, ora occorre scegliere che posizione tenere; voterò Sì perché non si può lasciare la bandiera del regionalismo e della autonomia al Centrodestra e alla Lega col suo linguaggio e la sua visione della società; votero' si perché il regionalismo è figlio di un percorso fortemente sostenuto dal centrosinistra e non da ora.

Voterò Sì perché è un dato di fatto che ci sono materie più funzionali al miglioramento della qualità della vita e alle potenzialità di crescita dei territori per le quali più autonomia è opportuna e utile.

Al contempo io NON sono per il federalismo, l'indipendentismo, la separazione. Non nutro sentimenti antinazionalisti e non sono nemmeno per il riconoscimento in capo alla Lombardia (posto che ci vorrebbe una riforma della Costituzione) dello status di Regione "a statuto speciale". Anzi, per me le Regioni a statuto speciale andrebbero abolite, tutte quante.

Sono però per un più marcato #regionalismo, proprio quello #differenziato di cui parla l' art. 116 comma 3, che conferisce alle Regioni ulteriori forme e condizioni di autonomia.

Come molti altri sindaci (anche del centrosinistra) ritengo che la Lombardia possa tranquillamente rivendicare a se' maggiori autonomie nei settori dell'AMBIENTE, della RICERCA, della INNOVAZIONE, delle POLITICHE DEL LAVORO e di quelle del SOSTEGNO ALLE IMPRESE e allo SVILUPPO.

Nulla che mini o attenti all' #unitàdelPaese, che per quanto mi riguarda è inviolabile. Per questo reputo vomitevoli (e pericolosi) gli auspici declinati da Salvini a Pontida, col suo linguaggio rozzo e barbaro, di avere mano libera nel campo della pubblica sicurezza con il Sì al referendum.

Si può votare alla stessa maniera anche per ragioni molto diverse, persino opposte. Questo mi piacerebbe lo capisse anche la sinistra.

Io voterò Si perché credo nelle #comunitànaturali e nella loro capacità di autodeterminarsi, e in questo principio credo da sempre, non secondo le fasi lunari. #DonSturzo è stato un maestro inascoltato in questo, interprete di un modulo di convivenza in cui lo stato centrale è chiamato a riconoscere ciò che sale dal basso, dalle famiglie e dalle comunità.

Voterò Si perché credo nella specificità dei luoghi, una scelta che, tuttavia, almeno per me e per chi condivide i miei valori e ideali, non potrà mai soppiantare il primato della #interazionesolidale tra individui, tra istituzioni e tra territori.

Al contempo però da Sindaco lombardo non posso non evidenziare un quadro che si caratterizza per una #finanzalocale colpita poderosamente in questi anni dal taglio dei trasferimenti e dai limiti del patto stabilità interno.

Giusto contribuire al #risanamento del Paese cui siamo stati chiamati, sacrosanto, ma questa richiesta di contributo spesso è stata distribuita in modo iniquo, ha colpito marginalmente i ministeri e si è soprattutto abbattuta su regioni, comuni e province.

Soprattutto, poi, non si sono mai superati i criteri di riparto dei trasferimenti statali definiti sulla base della "spesa storica" e non si sono mai adottati, invece, sia pure con la opportuna gradualità, i criteri basati sui cosiddetti #fabbisogni e #costistandard.

Il nostro Servizio finanziario a Crema ha fatto una verifica sui trasferimenti statali 2017 a Crema e altri 3 Comuni di analoghe dimensioni demografiche. Solo un esempio, ma eloquente.

Crema percepira' 1,9 milioni. Vibo Valentia 5,3 milioni. Nola 4,2 milioni. Canicattì 2,4 milioni, ma non dimentichiamo che quest'ultima è in Sicilia, una regione a statuto speciale che trattiene il 100% della tassazione dei propri cittadini.

Gia', perché c'è anche il tema delle Regioni #AStatutoSpeciale, a suggerire riflessioni.

Alla Sicilia rimane la totalità delle imposte pagate nell’isola, a Valle d’Aosta e Trentino il 90%, alla Sardegna il 70% ed al Friuli il 60%. Ovviamente, a maggiori risorse recuperate con la tassazione e trattenute nelle Regioni a statuto speciale sono correlate maggiori competenze...

Ma questo non è sufficiente, nessuna delle Regioni a statuto speciale è in attivo e per tutte queste Regioni (incluse Trentino e Valle d'Aosta, quindi teniamo a bada certa retorica, per favore!) quanto trattenuto sul territorio non basta e quindi sono accordate ulteriori quote di finanziamenti dallo Stato!

Anche da una prospettiva di sinistra trovo profondamente #ingiusto che non si eccepisca su autonomie, fin troppo larghe, di Regioni i cui politici sperperano danari non propri per puri fini clientelari (un fulgido esempio recente? Gli 80 euro in più ai 22 mila forestali siciliani a 2 mesi dal voto), senza peraltro creare un grammo di sviluppo, e nello stesso tempo si chieda alla Lombardia di riporre ogni velleità di autonomia ulteriore.

Tutto questo rischia di incrementare il risentimento sociale e di costituire un #cattivoesempio per chi si sottrae di contribuire al cambiamento del Paese, rifiutando di perseguire comportamenti virtuosi.

Tralascio volutamente il tema del RESIDUO FISCALE, che e' la differenza fra quanto mediamente un cittadino paga in tasse e contributi e quanto gli è restituito in trasferimenti, perché complesso e suscettibile di banalizzazioni, ma dico che è un argomento su cui la Politica deve tornare, anche il centrosinistra se vuole uno stato certamente solidale, ma anche equo.

Insomma, io sono per un Regionalismo di tipo #cooperativo: ciascun Territorio può concorrere, anche sulle stesse materie ma con strumenti diversificati, a migliorare le performance complessive del Paese.

Distribuire diversamente il potere fra centro e periferie, portarlo al livello più vicino ai cittadini evitando le centralizzazioni, ottenere più equità, meno diseguaglianze, più coesione. Questo, per quanto mi riguarda, l'obiettivo.

Sono certa che sia nell’interesse nazionale che la Lombardia, guida e traino del Paese, venga messa in condizione di agire con maggiore #libertà, non solo per ridurre la forbice del residuo fiscale, ma soprattutto per affrontare meglio le sfide che pone l’ #Europa e così diventare un baluardo sempre più solido per gli interessi dell’intero Paese.

La Lombardia merita questa assegnazione di responsabilità, se l’è guadagnata sul campo. Sono certa diverrebbe un #esempio nell’utilizzo di questo atto di fiducia, soprattutto se i suoi politici, di tutti gli schieramenti, sapranno recuperare il senso più profondo della nostra storia, che è fatta di lavoro, di buona amministrazione e anche di accoglienza.

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