Giovedì, 28 marzo 2024 - ore 15.45

Brindisi:gli autogol della British Gas

| Scritto da Redazione
Brindisi:gli autogol della British Gas

Brindisi:gli autogol della British Gas
Rigassificatore: l’offensiva e gli autogol della British Gas
La pressione degli interessi inglesi per la realizzazione del rigassificatore a Capobianco si è manifestata, come avevamo previsto, al massimo livello di intensità in questo periodo estivo con la visita in Puglia dell’ambasciatore britannico Christopher Prentice e con la venuta a Brindisi del presidente della British Gas Italia Damiano Ratti. Si è trattato di interventi rivolti a ottenere l’attuazione del disegno, infausto per la nostra comunità, che a suo tempo fu oggetto di un accordo personale tra il presidente Berlusconi e il premier Tony Blair: un’intesa che mortificava gli interessi vitali del nostro territorio e prescindeva dalla legislazione vigente nel nostro Paese per assecondare culture e progetti di stampo colonialista.
Oggi dobbiamo registrare, con la visita dell’ambasciatore britannico, il rilancio di questa logica perversa ma siamo certi che la nostra Regione e le Amministrazioni locali sanno come agire per respingere su tutti i fronti l’indegna manovra. Rileviamo intanto che è risibile il tentativo di accreditare come “nuovo” il progetto rivolto alla realizzazione di un impianto estremamente pericoloso per l’incolumità dei cittadini, in aperto contrasto con i progetti politico-sociali degli Enti territoriali democratici, avversato dalla stragrande maggioranza della nostra popolazione e segnato nelle procedure autorizzative da comportamenti che hanno dato luogo ad accuse di illegalità, di abusi e di corruzione sfociate, dopo il sequestro penale tuttora efficace dell’area interessata e dopo numerosi arresti, in un processo per gravi reati attualmente in fase dibattimentale.


Nel corso di una intervista rilasciata a Brindisi, il presidente della British Gas Italia ha fatto, tra le altre, alcune dichiarazioni del seguente tenore: “il progetto ha recepito le istanze delle autorità locali la più importante delle quali è l’interramento dei serbatoi con una notevole diminuzione dell’impatto visivo”; il progetto resta a Capobianco perché occorre un porto, perché non possiamo “ripartire da zero” e perché lungo la costa comporterebbe “maggiori costi” e “un impatto all’ambiente molto pesante”; non abbiamo mai pensato di realizzare un impianto off-shore (in mare aperto) anche perché la localizzazione a terra “presenta dei vantaggi innegabili da un punto di vista logistico” e perché le metaniere hanno bisogno “di acque tranquille” per ragioni di sicurezza; “il progetto è nuovo, sono mutate le condizioni e abbiamo dato i chiarimenti a tutte le richieste”; quanto al processo penale “so quello che è accaduto, ma ora è tutto diverso, c’è gente nuova, ci sono procedure garantiste”.
Siamo di fronte ad un monumento di affermazioni che travisano la realtà, che presentano vistose contraddizioni e che contengono significative ammissioni. Il progetto è sempre lo stesso perché l’interramento dei serbatoi, indicato da Ratti come la più importante innovazione, può ridurre solo (ed in misura trascurabile), come egli stesso dice, “l’impatto visivo” mentre nulla è cambiato per quanto attiene alla sicurezza dal momento che il rigassificatore dovrebbe sorgere a ridosso del centro abitato, nel porto ed in una zona a rischio di incidenti rilevanti per la presenza di numerosi impianti industriali pericolosi. Una situazione questa incredibilmente considerata da Ratti vantaggiosa per ragioni “logistiche”.


Lo stesso amministratore delegato della British Gas dice che le metaniere per riversare il gas hanno bisogno di acque tranquille ai fini della sicurezza ammettendo così la pericolosità di quelle operazioni. Afferma poi che la sua società ha fornito “tutti i chiarimenti richiesti” implicitamente riconoscendo che le innovazioni di cui parla sono in sostanza dei semplici chiarimenti a sostegno dell’originario progetto e che la società non ha dato neppure puntuale esecuzione alle numerose prescrizioni benevolmente dettate dalla Commissione Ministeriale VIA il cui contenuto, in alcuni casi avversato dalla Brindisi Lng con ricorsi alla Giustizia Amministrativa, avrebbe dovuto indurre la Commissione medesima ad esprimere coerentemente un parere di incompatibilità ambientale. Significative sono inoltre le dichiarazioni del Ratti quando esclude che la sua società possa farsi carico di “ripartire da zero”, di affrontare “maggiori costi” e di pensare ad un impianto off-shore ma non manifesta alcuna preoccupazione per i pericoli e i danni che il rigassificatore procurerebbe alla comunità brindisina dopo avere peraltro riconosciuto che tale impianto comporterebbe sulle nostre coste un “impatto sull’ambiente molto pesante”.
Ammette infine la gravità degli abusi che hanno dato luogo al noto e grave processo penale quando afferma: “so quello che è accaduto ma ora è tutto diverso”. Anche noi sappiamo quanto è “accaduto” e sappiamo inoltre come quell’”accaduto” pesi come un terribile minaccia su Brindisi per quanto sta avvenendo e per quanto può avvenire nei prossimi mesi. Ed è per questo che rivolgiamo un appello alla politica e a tutte le espressioni di cittadinanza attiva perché seguano con la massima attenzione gli sviluppi della tortuosa vicenda e perché diano adeguate e ferme risposte all’offensiva propagandistica della British Gas. Per parte nostra, promuoveremo tutte le necessarie iniziative di intervento e di protesta e richiameremo anche, come abbiamo fatto in passato, l’attenzione delle competenti autorità sull’esigenza che vengano operate le opportune verifiche rivolte ad accertare se ai vecchi abusi si siano aggiunte o rischino di aggiungersi nuove illegalità.

Italia Nostra, Legambiente, WWF Brindisi, Fondazione “Dott. Antonio Di Giulio”, Fondazione “Prof. Franco Rubino”, A.I.C.S., ARCI, Acli Ambiente, Forum ambiente salute e sviluppo, Medicina Democratica, Salute Pubblica, Lipu, Comitato per la Tutela dell’Ambiente e della Salute del Cittadino, Comitato cittadino “Mo’ Basta!”, Comitato Brindisi Porta d’Oriente.

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