Mercoledì, 08 maggio 2024 - ore 14.19

Ci pensiamo mai alla nostra Libertà? | P.Cova (PD)

La democrazia può resistere alla minaccia autoritaria soltanto a patto che si trasformi, da democrazia di spettatori passivi, in democrazia di partecipanti attivi.

| Scritto da Redazione
Ci pensiamo mai alla nostra Libertà? | P.Cova (PD)

E anche questa pausa estiva è terminata. In attesa di riprendere un’attività che per l’autunno si preannuncia frenetica, riporto alcune spontanee riflessioni, che qualcuno può aver già letto sul mio sito, frutto di un viaggio in Normandia nelle scorse settimane.

Girando, infatti, per i luoghi dove è avvenuto lo sbarco, il 6 giugno 1944, quindi esattamente 70 anni fa, propongo un pensiero: davanti al tangibile ricordo di tanti ragazzi che gratuitamente si sono sacrificati, ben sapendo che molti tra loro nemmeno avrebbero raggiunto la spiaggia, sono rimasto molto turbato. Mi ha colpito la decisione di sacrificarsi per la libertà di persone che nemmeno conoscevano, spesso di un’altra nazionalità con abitudini, a volte, molto diverse dalle loro. Sacrificarsi anche per quanti sarebbero venuti dopo, per noi, perché fossimo liberi: liberi di scegliere, liberi di pensare, liberi anche di non voler essere tali.

E come stride questa decisione se si pensa che, ora, si fa fatica a trovare persone disponibili a dedicare un po’ del proprio tempo per il volontariato. Tutti impegnati e poco disponibili per gli altri, assistiamo al prevalere dell’individualismo e dell’egoismo così lontani dall’altruismo che ha mosso quei giovani.

Vorrei, poi, fare un’altra considerazione. In ogni museo che ho visitato, filmato che ho visto, documento proposto, appare chiaro che il nazismo e il fascismo hanno causato una enorme tragedia umana, caratterizzata da morte, distruzione ed infinito dolore. Non ci sono tentennamenti su questo giudizio, non ce ne possono essere. Per questo meraviglia osservare quanto si sta cercando di fare in Italia in questi ultimi anni.

Un conto è adoperarsi per favorire un clima di riconciliazione e di pacificazione. Un conto è negare quanto accaduto, scordarsi di quei totalitarismi che, giorno dopo giorno, hanno annullato la libertà delle persone fino ad arrivare a distruggerle nei lager. Visitando i tanti cimiteri di guerra è risultato chiaro questo concetto: rispetto per il dolore e la sofferenza del singolo, ma resta netto il giudizio morale su chi è stato causa di questa sciagura.

È poi possibile comportarsi come turisti che entrano ed escono dalle vicende degli uomini davanti alla Storia: indifferenti, preoccupati esclusivamente della propria vita e dei propri impegni. Non curanti che siamo anche noi chiamati in causa, interpellati perché tutto non sia accaduto invano. Come evitare questo rischio? Mi è stato suggerito un brano del testo di Erich Fromm, “Avere o essere?”, che sintetizza bene quello che intendo dire. Lo riporto, a chiusura di queste brevi righe, lasciando alla vostra riflessione il loro commento.

“La democrazia può resistere alla minaccia autoritaria soltanto a patto che si trasformi, da democrazia di spettatori passivi, in democrazia di partecipanti attivi, nella quale cioè i problemi della comunità siano familiari al singolo e per lui importanti quanto le sue faccende private”.

Paolo Cova Deputato del Partito Democratico

 

 

 

 

 

 

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