Venerdì, 19 aprile 2024 - ore 03.01

Coop operaie chiedono 500 euro a signora sorpresa a rubare | Gian Luigi Bettoli

| Scritto da Redazione
Coop operaie chiedono 500 euro a signora sorpresa a rubare | Gian Luigi Bettoli

Debbo dire innanzitutto di essermi imposto tre giorni di attesa, prima
di commentare pubblicamente l'articolo di Claudio Ernè di mercoledì
scorso. Articolo dedicato, con grande rilievo, alla decisione delle Coop
Operaie di Trieste di costituirsi parte civile contro una signora
settantasettenne, "rea" di aver rubato due arance ed altrettante
bistecche in un supermercato.
Ho sperato in un intervento della cooperativa, in cui l'episodio venisse
ridimensionato e fosse smentita la scelta di procedere - con la
richiesta di 500 euro ma anche col ben più cospicuo aggravio costituito
dalle relative spese legali - nei confronti di tutte le persone trovate
a rubare nei negozi aziendali. Ho anche cercato più volte al telefono,
purtroppo inutilmente, il presidente delle Coop Operaie, l'amico Livio
Marchetti.
Ho quindi deciso di rendere pubblico il mio totale dissenso dalla scelta
delle Cooperative Operaie. Alcuni colleghi cooperatori mi avevano
proposto di lanciare una sottoscrizione per pagare i 500 euro richiesti
alla signora: iniziativa lodevole, che condivido, ma insufficiente.
Lavoro nella cooperazione da una vita, e comincio a non sopportare più
di dover giustificare l'impegno mio, e di tantissime altre persone
serie, a fronte di atteggiamenti "devianti" che nulla hanno a che fare
con una realtà importante, e costituzionalmente riconosciuta, come la
mutualità cooperativa. E talvolta "tappare i buchi" appare insufficiente.
La cooperazione ha valori e principi che la distinguono dalle aziende
capitalistiche. Se la cooperazione viene meno a queste finalità (che
sono quelle di rispondere alle esigenze delle classi popolari, fornendo
loro lavoro, oppure prodotti, di qualità ed a retribuzioni e prezzi
vantaggiosi), perde anche il suo senso di esistere.
Tra i valori fondanti della cooperazione c'è innanzitutto la solidarietà
tra le persone meno fortunate. Se andiamo indietro nel tempo - ai secoli
"bui" del Medioevo - troveremo che "i nostri antenati" di allora, cioè
le Confraternite, si costituivano inizialmente per riuscire a garantire
alla povera gente almeno un funerale ed una sepoltura. Non era gran
cosa, ma significava già allora una centralità dei valori spirituali,
che esattamente un secolo fa gli scioperanti di Lawrence (Massachusetts,
Usa) sintetizzarono efficacemente nella strofa "dateci il pane, ma
dateci anche le rose".
Oggi come allora viviamo in tempi assai duri. La povera gente tende
purtroppo fastidiosamente ad avere problemi di deprivazione e di fame,
soprattutto in periodi di crisi e disoccupazione. Inoltre, dopo decenni
di cura dimagrante voluta dal finanzcapitalismo, è lo stesso ceto medio
ad affondare: molte volte chi ruba per fame, così come chi si ritrova
senza fissa dimora, prima apparteneva ai settori moderatamente
benestanti della società.
Fare una scelta come quella delle Cooperative Operaie è inaccettabile, e
getta un'ombra su tutto il movimento cooperativo. Se fosse vero che i
furti sottraggono a quella cooperativa ben il 3% delle sue risorse, le
risposte possibili sono altre, già utilizzate dalle maggiori cooperative
di consumo italiane: come quella di contribuire - in rapporto con
l'associazionismo e la cooperazione sociale - ad alimentare canali
alternativi di distribuzione, come il Banco Alimentare o tariffe
agevolate per le varie realtà sociali. Una gestione solidale dei
problemi della povertà è più efficace e creerebbe un sensodi
appartenenza, anche da parte di chi oggi non ce l'ha o non può
permettersi di averlo.
Presentare poi come "scelta strategica" quella di accanirsi contro la
micro-criminalità, a fronte di problemi di bilancio della cooperativa, è
ridicolo, e temo dimostri anche un certo disorientamento. Sono ben altre
le scelte aziendali, in termini di modernizzazione della struttura
distributiva e di scelte commerciali "di rete", così come sul piano
dell'organizzazione stessa della propria struttura organizzativa. Un 3%
di merci rubate significa probabilmente che ormai la "tensione interna"
aziendale è ridotta al minimo, e questo non si risolve creando facili
capri espiatori esterni.
In ogni caso, chiedo formalmente alle Cooperative Operaie di ritornare
sui loro passi, e di non accanirsi né sulla signora, né sulle altre
persone che si trovassero nelle sue stesse condizioni.


Gian Luigi Bettoli

vicepresidente regionale di Legacoop Fvg

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