Martedì, 23 aprile 2024 - ore 18.45

Cremona, dalla città fino a Londra per fare start-up: la storia di AppQuality

Nella foto, da sinistra: Luca Manara, Luca Cannarozzo ed Edoardo Vannutelli Depoli

| Scritto da Redazione
Cremona, dalla città fino a Londra per fare start-up: la storia di AppQuality

Ha poco più di un anno, è nata grazie alla spinta di un fondo di investimento da 50 mila euro, e nei primi quattro mesi del 2016 ha superato il fatturato dell’anno precedente. Da un team composto attualmente da 8 persone, mira a crescere fino a 20 addetti nel 2017. AppQuality è un nome sempre più noto nel mondo delle start-up innovative grazie ai suoi servizi venduti ad alcuni dei marchi più conosciuti: da Coop passando per Samsung Italia, Sky e Unicredit. Ed è un progetto interamente cremonese.































































Tre sono i fondatori: Luca Manara (CEO), Edoardo Vannutelli Depoli (CTO) e Filippo Renga (mentor e network), a cui si aggiungono altri collaboratori sparsi fra Cremona e Milano. Tutti e tre ex compagni del Politecnico, età media 35 anni, dopo la laurea hanno preso strade differenti, ma non si sono mai persi di vista: «Per sei anni ho lavorato a Londra nel ramo del marketing per una grande azienda», racconta Manara, «ma avevo in testa di fare qualcosa che fosse impresa». Da lunghe chiacchierate coi due vecchi compagni di corso nasce AppQuality, una start-up specializzata nel testare approfonditamente e prima del lancio le applicazioni destinate a smartphone e tablet.































































Nati all’inizio del 2015 grazie a un incontro con un fondo d’investimento italiano, che ha creduto nell’idea e avviato un primo finanziamento, hanno prima iniziato a costruire il team (coi fondatori ci sono altre cinque persone che lavorano a distanza sullo sviluppo e project managing: età media 25 anni) e quindi, naturalmente, il prodotto. A metà dello scorso anno hanno iniziato a vendere. E il mercato li ha premiati da subito.































































«C’è stata una crescita importante», continua Manara. «Per il 2017 vorremmo espanderci a livello internazionale sui mercati europei, perché oggi i principali clienti sono italiani, e vorremmo consolidare il team fino ad arrivare a 20 persone. Stiamo cercando un secondo round di investimento attorno al milione di euro: il primo era di 50 mila euro, dato sull’idea, adesso stiamo correndo per la parte successiva, perché il prodotto è stato molto comprato, premiato da una validazione del mercato. Siamo in contatto con alcune persone per strutturare il team e vedere come interagire a livello internazionale».































































Tutto questo accade a Cobox, il coworking voluto dal Crit, il consorzio di imprese cremonesi dell’IT impegnate nella creazione del nuovo Polo Tecnologico nell’area dell’ex Macello. «Abbiamo pensato subito a Cobox per la nostra sede», spiega Manara. «Siamo tutti cremonesi, Cobox ha un approccio flessibile ai servizi che offre e permette di operare da subito senza grandi problemi burocratici e con servizi già disponibili. E un coworking genera un sistema capace di interconnessioni continua su idee, pensieri, innovazione».

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