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Cremona Fiere Reti idriche, rischiamo di lasciare una pesante eredità alle generazioni future

A Watec Italy 2019, il salone dedicato all’acqua che si terrà alle Fiere Zootecniche Internazionali di Cremona dal 23 al 26 ottobre, organizzato da Cremonafiere e Kenes Exhibitions si parlerà anche di corretta gestione delle reti. Un tema delicato, come ci spiega Roberto Zocchi Segretario Generale dell’Associazione idrotecnica italiana ed European Business Director del WRc - Water Research Center

| Scritto da Redazione
Cremona Fiere Reti idriche, rischiamo di lasciare una pesante eredità alle generazioni future

Cremona Fiere Reti idriche, rischiamo di lasciare una pesante eredità alle generazioni future

A Watec Italy 2019, il salone dedicato all’acqua che si terrà alle Fiere Zootecniche Internazionali di Cremona dal 23 al 26 ottobre, organizzato da Cremonafiere e Kenes Exhibitions si parlerà anche di corretta gestione delle reti. Un tema delicato, come ci spiega Roberto Zocchi Segretario Generale dell’Associazione idrotecnica italiana ed European Business Director del WRc - Water Research Center

Per Roberto Zocchi la gestione sostenibile dell’acqua non è solo un mestiere, ma uno stile di vita. E come Segretario Generale dell’Associazione idrotecnica italiana e rappresentante in Italia del centro di ricerca Britannico WRc, con un passato di manager in posizioni apicali in primarie società di servizi pubblici quali Acea e organismi internazionali quali EurEau, la federazione Europea delle associazioni nazionali dei gestori idrici, ha le carte in regola per parlare delle criticità del settore. Zocchi è anche membro dello steering committee del prossimo Watec Italy 2019, il salone che dal 23 al 26 ottobre, trasformerà Cremona nella capitale italiana dell’acqua. Un evento all'interno delle Fiere Zootecniche Internazionali dedicato alle tecnologie e alle strategie per una gestione virtuosa di questo bene importante.

Aspetti critici.  “La tecnologia e l’informatizzazione dei processi sono aspetti chiave quando si parla di acqua - dice Zocchi - ma il punto sul quale ritengo si debba fare un ragionamento serio e programmatico è l’eredità che stiamo lasciando alle generazioni future. Anzi, forse sarebbe più corretto parlare non tanto di eredità, quanto di indebitamento, perché le scelte portate avanti in questi ultimi anni non hanno fatto altro che spostare sulle nuove generazioni l’onere della malagestione di un bene strategico come l’acqua”.

Zocchi inizia a elencare una serie di elementi particolarmente critici che ci troviamo ad affrontare, a cominciare dalle questioni normative, con una proposta di legge di legge di forzata ri-pubblicizzazione dei servizi idriche che scardina la vitale funzione del regolatore indipendente e rischia di riportare il settore nelle melme degli anni ’80, mettendone a serio rischio l’integrità infrastrutturale. “Il problema è grave e sono indispensabili ingenti e mirati investimenti ed un quadro gestionale stabile - ricorda Zocchi – Prendiamo ad esempio le perdite idriche; sono talora ingenti e sotto questo profilo l’Italia non è certamente uno dei Paesi più virtuosi, ma nemmeno uno dei peggiori. Ma se gli utenti hanno acqua nei rubinetti senza interruzioni nelle 24 ore come di solito accade, il reale problema delle perdite non è lo spreco di risorsa o il suo costo, ma un serio problema di asset management, perché ogni litro di acqua che si perde da un rete idrica vecchia la deteriora sempre di più, creando situazioni che portano a collassi strutturali e scoppi di tubazioni, con enorme disagio per gli utenti”.

Impianti vecchi. I dati forniti dall’Arera (Autorità di regolazione per energia reti e ambiente) - nel 2016 parlano chiaro e indicano come il 24% della rete acquedottistica italiana abbia più di 50 anni di età, mentre il 36% ne ha fra i 31 e i 50. “Detta in altri termini - dice Zocchi - il 60% della rete distributiva nazionale ha più di 30 anni, con punte di oltre mezzo secolo e questa vetustà si ripercuoterà pesantemente sulle generazioni future, perché i nostri figli si troveranno con le reti in pessime condizioni e con la totale insufficienza delle risorse pubbliche per dar vita ad una manutenzione adeguata. Sempre Arera ci dice che solo il 4% delle reti acquedottistiche ha meno di 5 anni e che il 10% delle reti sono state installate o sostituite negli ultimi 10 anni. Per rimettere seriamente mano alle reti e agli impianti occorrerebbe una spesa pro-capite di oltre 80/100 euro per abitante, di cui almeno il 40% per il mantenimento del grado di efficienza e di servizio delle infrastrutture (ripristini e sostituzioni, quello che riduttivamente chiamiamo “manutenzione straordinaria” e che gli Anglosassoni chiamano “serviceability”) contro una spesa attuale in Italia che invece oscilla secondo Regioni e soprattutto forma di gestione, dai 15 ai 40 euro/procapite.

 Arera, con opera meritoria, è riuscita a far crescere questi valori negli ultimi anni rispetto ai deludenti importi del passato, ma i bisogni sono ingenti e le risorse limitate. Si deve investire di più e, soprattutto, si deve investire meglio. Ecco perché l’Asset Management è la vera sfida da portare avanti, tenendo ben presente che il costo di un metro cubo di acqua non è aumentabile indefinitivamente in proporzione alle spese da sostenere. Di certo è anche necessario iniziare a spiegare agli utilizzatori finali (consumatori, industrie, mondo agricolo) il reale valore dell’acqua utilizzata quotidianamente, visto che oggi il suo basso prezzo non invita ad essere né efficienti, né virtuosi”. Tematiche che saranno al centro del prossimo Watec Italy, per trovare insieme agli esperti del settore le strategie e le tecnologie per affrontare in maniera sostenibile il tema dell’acqua.

Cremona, 1 luglio 2019  

 

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