Venerdì, 26 aprile 2024 - ore 10.08

Cremona Signoroni: ‘Politica Agricola Comune...Così non va’

“Sono fortemente preoccupato per il futuro dell’agricoltura italiana e per le ripercussioni che a livello locale si avranno per le nostre aziende e filiere.

| Scritto da Redazione
Cremona Signoroni: ‘Politica Agricola Comune...Così non va’

Cremona Signoroni: ‘Politica Agricola Comune...Così non va’

“Sono fortemente preoccupato per il futuro dell’agricoltura italiana e per le ripercussioni che a livello locale si avranno per le nostre aziende e filiere.

La nuova Pac, in fase di discussione e già in ritardo nei tempi di programmazione, presenta, infatti,una notevole ridistribuzione delle risorse dei pagamenti diretti a favore di quei Paesi che detengono un importo medio inferiore per ettaro, risorse a cui contribuiscono tutti i Paesi – ha evidenziato il presidente della Provincia di Cremona, Paolo Mirko Signoroni – Inoltre permangono coni d’ombra sulla futura ridistribuzione degli aiuti per ettaro in Italia. In tale contesto, vanno tenuti in conto anche gli ulteriori nuovi impegni, previsti da Bruxelles, a cui le nostre imprese agricole devono far fronte, sul fattore della biodiversità”.

Ha continuato Signoroni: “Non vanno tolte risorse alla Pac né tanto meno imposti nuovi paletti alle nostre imprese già gravate da un sistema fiscale complesso e da un quadro normativo generale in continua evoluzione. Tagliare sull’agricoltura significa tagliare il Paese. Le nostre eccellenze agricole ed agroalimentari meritano una attenzione diversa proprio a Bruxelles, riconoscendo una volte per tutte il primato dell’Italia nel settore e dando il via all’attuazione di norme che valorizzino questo patrimonio, che è collettivo, con risorse finanziare adeguate. L’agricoltura non solo “produce vita” e qualità delle derrate alimentari, ma partecipa alla tutela ambientale ed allo sviluppo sostenibile, mantenendo una presenza forte ed attiva nei nostri centri rurali anche periferici, dove è forte il rischio di abbandono così come maggiore è il rischio idrogeologico”.

Ha concluso Signoroni: “L’idea poi di nazionalizzare le erogazioni ed i piani di sviluppo rurale si allontana da quel progetto di una maggior autonomia e decentramento, che i territori, per vocazione, meritano e richiedono, in base anche a propri indicatori come PIL e filiere produttive locali operanti”.

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