Sabato, 20 aprile 2024 - ore 06.29

CremonaPride reazione all’OdG approvato dal Con.Com. su ‘episodio di blasfemia’

Ferrari:un manichino velato non è blasfemia; Mantovani : il comune ritiri il patrocinio;la polizia apre un’inchesta e cerca gli infiltrati;Morante Ok. Mi ero illusa.

| Scritto da Redazione
CremonaPride  reazione all’OdG approvato dal Con.Com. su ‘episodio di blasfemia’ CremonaPride  reazione all’OdG approvato dal Con.Com. su ‘episodio di blasfemia’ CremonaPride  reazione all’OdG approvato dal Con.Com. su ‘episodio di blasfemia’ CremonaPride  reazione all’OdG approvato dal Con.Com. su ‘episodio di blasfemia’

CremonaPride  reazione all’OdG approvato dal Con.Com. su ‘episodio di blasfemia’

Ferrari:un manichino velato non è blasfemia; Mauro Mantovani : il comune ritiri il patrocinio; La polizia apre un’inchesta e cerca gli infiltrati;Cristina Elsa Morante (Cremona) :A proposito di Gay Pride: Ok. Mi ero illusa. 

Alceste Ferrari (Cremona) : un manichino velato non è blasfemia. Un coro unanime e senza distinguo ha condannato la processione del manichino velato all’interno del Pride di sabato, definito immediatamente blasfemo identificando in tale immagine l’icona della Madonna, per arrivare a manifestazioni variegate di estremo plateatico mediatico, dai rosari in piazza del comune alle mozioni in consiglio comunale.

Mi si permetta di essere, a questo punto unico e isolato, portatore di una analisi assolutamente opposta.

Il primo assunto che assolutamente non condivido, e che diventa presupposto per tutta la liturgia di attacchi a sminuire il valore e il senso un grande evento come la bella manifestazione di sabato, è il concetto di blastemia.

Mi rendo conto che tutta un’iconografia ha portato a identificare immediatamente una donna avvolta nel velo nell’immagine della madre di Jesus (non a caso lo stesso termine “icona” deriva da questo tipo di immagine), E che, nella storia dell’arte, sia bastato aggiungere un velo al corpo di una donna per darle valenza di “Madonna”, basta fare un salto a recenti Biennali di Venezia per rendersene conto. Madonne sofferenti, madonne umiliate, madonne ignude, madonne ribelli: con un velo in testa, si trova di tutto.

Ma io, quando vedo una donna velata, ripenso alle parole di quella bella poesia di Franco Fortini: “Per ognuno di noi che dimentica/ un operaio della Rhur cancella lentamente/ sé stesso e le cifre/ che gli incisero sul braccio i suoi signori e i nostri/ E una donna di Algeri accetterà di credere ad una seta di viole d’argento/ e sognerà di essere vile e felice (…)”

Io non conosco gli autori del manichino portato in manifestazione, ma posso immaginare che, in una manifestazione in cui si rivendicava la libertà di scelta sentimentale, sessuale, di vita dei singoli, il concetto di libertà d’uso del proprio corpo, qualcuno volesse affermare il fatto che questo corpo, ed in particolare quello femminile, viene il più delle volte umiliato, sfruttato, tacitato, zittito, sfregiato. E poi santificato attraverso ruoli e nascondimenti.

Certo, avrebbero potuto raccontarlo con parole, fiumi di parole. Ma sappiamo tutti il valore e immediatezza dei simboli: se vuoi rappresentare un corpo è meglio che sia femminile, che provochi un certo turbamento; se vuoi rappresentarne il nascondimento e la censura, cosa di meglio se non un mantello, un velo. A nascondere il corpo, a nascondere i capelli, come avviene nella cultura mussulmana come in quella ebraica.

È facile allora, per chi vive di simboli e slogan per rappresentare la propria visione di vita e di politica, leggere i simboli nella forma più banale: velo uguale madonna, manichino con seni uguale libido, risultato blastemia. E conseguenti urla e strepiti e dichiarazioni di sentimenti offesi.

Ma ad essere offeso sono io, se non vi dispiace.

O meglio, offesa è l’intelligenza: mia e di chi va al senso profondo – e vero – di determinate provocazioni (perché si, lo concedo, di provocazione stiamo parlando: sana e utile provocazione intellettuale).

Si parli delle costrizioni a cui sono spesso soggette le persone, donne o uomini esse siano, nel momento in cui cercano di vivere liberamente le proprie scelte; di come queste costrizioni dipendano dal livello basso o alto di democrazia, di partecipazione civile, di convivenza, di diritti; di come spesso tali costrizioni dipendano dagli ambienti culturali e anche, a volte, dalle religioni professate, a volte imposte; di come, in certi ambiti, appartenenza di fede e di cultura coincidano, con le conseguenti ricadute sulla vita delle persone. Di come questi aspetti ricadano in prima persona sulla fascia degli adolescenti, in fase di costruzione del proprio io, attraverso le scelte che definiranno il loro futuro.

Di questo si parli, non del forzato pretesto usato da una fazione politica ben definita per sminuire una manifestazione di libertà che ha coinvolto migliaia di persone, giovani e no.

Questa per me è blasfemia, non un manichino velato.

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 Mauro Mantovani (Cremona) : il comune ritiri il patrocinio: Signor direttore, ancora una volta (ma chi ne dubitava!) il gay pride svoltosi a Cremona nella giornata del 4 giugno è diventata l’oc - casione per un attacco blasfemo scandaloso: in processione è stato fatto sfilare un manichino camuffato da Vergine Maria, addobbato con borchie, oggetti sadomaso e con i seni scoperti. Si tratta dell’ennesimo attacco portato alla fede di tutti i cristiani. Fino a quando saremo costretti a sopportare tutto ciò? Non si può più tollerare questo tipo di manifestazioni in cui risulta evidente l’intento di voler offendere e deridere la fede di milioni di persone in Italia e nel mondo. In verità, se non stupisce più di tanto che in queste manifestazioni ci sia chi si abbassa a tali attacchi blasfemi, ciò che lascia basiti è il fatto che il Comune di Cremona (anche chi, al suo interno, di definisce cristiano cattolico!) abbia sostenuto questo squallido e misero «spettacolo» con il suo patrocinio, finanziandolo con denaro pubblico. (...) Sarebbe quantomeno doveroso, dopo quanto successo, che il Comune di Cremona rimuova il suo patrocinio al gay pride, scusandosi per il grave errore commesso.

fonte: lettera pervenuta

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Il giornale La Provincia titola a tutta pagina PRIDE SOTTO INCHIESTA  , L’OMBRA DEGLI INFILTRATI

PRIDE SOTTO INCHIESTA  MANICHINO DELLA VERGINE BLASFEMO: ADESSO INDAGA LA POLIZIA IPOTESI VILIPENDIO DI SIMBOLI RELIGIOSI, L’OMBRA DEGLI INFILTRATI

Dopo le polemiche,  che per altro non accennano a placarsi, l’inchiesta :con l’ipotesi di reato di ≪vilipendio di simboli religiosi≫, la polizia sta indagando su quanto accaduto sabato scorso al Cremona Pride, con l’obiettivo di individuare i due (o tre) manifestanti a volto coperto che hanno portato in corteo il manichino travestito da Madonna. Sono gli specialisti della Digos e della Squadra Mobile a compiere gli accertamenti finalizzati ad identificare gli autori dell’atto blasfemo: stanno raccogliendo testimonianze e hanno acquisito fotografie e video. E intanto si allunga l’ombra degli infiltrati: una teoria sostenuta dagli organizzatori e non esclusa dagli stessi inquirenti.

 Fonte : giornale la Provincia dell’ 8 giugno 2022

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Cristina Elsa Morante (Cremona) :A proposito di Gay Pride: Ok. Mi ero illusa. La città vecchia ha ucciso ancora una volta la città nuova, quella che esiste e che resiste. Dunque il richiamo gioioso, forte e colorato delle diversità che chiedono rispetto, è stato azzerato dai rosari. Dunque le massime autorità cittadine, quella politica e quella economica, hanno deciso di porre i riflettori su una madonna in cui loro hanno riscontrato un'offesa, una bestemmia, là dove io invece ho visto la rappresentazione di un dolore. Dunque tutti i cittadini che hanno partecipato al corteo non contano più. Dunque la città è morta ancora. Anche stavolta.

fonte: pagina FB

 

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