Depositi radioattivi in Italia. Aspettiamoci proteste da tutte le zone individuate | Elia Sciacca (CR)
Egregio direttore sui giornali è apparsa la notizia che dopo 5 anni di silenzio è stata desecretata una short list di 67 siti, ma nella realtà si parla del deposito nazionale per i rifiuti di media attività e dei depositi locali di bassa attività da oltre 20 anni, per la cronaca nel 2007 mentre lavoravo in Basilicata per conto della Sogin presso il deposito di combustibile nucleare di Trisaia assistetti a proteste degli abitanti contrari alla realizzazione di in deposito locale, L'impianto ITREC fu costruito nel periodo 1965/70 dal CNEN , dove furono trasferiti 84 elementi di combustibile irraggiato uranio-torio provenienti dal reattore sperimentale elk river minnesota.
Nell'impianto furono condotte ricerche sui processi di ritrattamento e rifabbricazione del ciclo uranio-torio per verificare l'eventuale convenienza tecnico-economica rispetto al ciclo del combustibile uranio, plutonio normalmente impiegato, ma nel 1987 a seguito del referendum sul nucleare , le attività di ricerca furono interrotte Nell'impianto ITREC gli elementi di combustibile irraggiato del ciclo uranio-torio, ahimè non possono essere riprocessati, poiché non esistono al mondo impianti industriali in grado di ritrattare questo tipo di combustibile, e quindi verranno trasferiti nel deposito nazionale dei rifiuti tramite appositi Cask, previsto sulla carta nel 2028.
Nel 2003 Sogin assunse la gestione dell'impianto con l'obiettivo di realizzare il decommissioning allontanamento del combustibile nucleare, messa in sicurezza dei rifiuti eccetera, nello stesso anno, gli abitanti di Scanzano jonico si organizzarono con proteste pacifiche bloccando ripetutamente le strade la famosa SS106, e nello stesso anno, venne scritto un nuovo emendamento da parte del Consiglio dei ministri dove si cancellò il nome di Scanzano Jonico dal decreto ufficiale riguardante i rifiuti radioattivi.
Quindi, non illudiamoci, aspettiamoci proteste da tutte le zone individuate, penso che l'unico sistema per convincere i vari comuni ad accettare la dislocazione dei vari depositi sia quello di ristorare i comuni con centinaia di migliaia di euro, per ogni piccolo comune e qualche milione di euro per le province capoluogo, vedi i ristori milionari complessivi, la cui parte del leone la fa il comune di Caorso, che da oltre 20 anni vengono elargiti alle varie ex centrali elettronucleari in fase di dismissione, con ritardi di almeno 15 anni rispetto ai progetti originari, più volte posticipati nel tempo.
Infine, In merito ai depositi dei rifiuti radioattivi, Il progetto è di costruire un deposito nazionale assieme a un “parco tecnologico” in un'area di circa 150 ettari. Il deposito spiega una nota Sogin, costerà circa un miliardo di euro, ma state certi che se verrà costruito alla fine la storia insegna, che costerà almeno il doppio
Elia Sciacca (Cremona ex supervisore centrale elettronucleare di Caorso)