La realtà che vediamo oggi è quella delle bollette e di una spesa quotidiana insostenibile. E’ una crisi con tanti aspetti, e da capire, se non vogliamo esserne travolti. Crisi geopolitica, certamente crisi energetica, quindi crisi economica, ma pure crisi ambientale planetaria, crisi militare, ecc.
Tante sfaccettature della crisi di questa globalizzazione senza regole (ma che non è la prima e unica globalizzazione, pensiamo ai secoli di Colombo, Vespucci, Magellano, ecc. con il genocidio di interi popoli).
Da circa 35 anni mi occupo di energia e ambiente, a livello di pianificazione energetica, produzione di tecnologie e realizzazione di impianti: e per capire la realtà cerco di analizzare i risvolti: è intanto evidente come questa guerra e la crisi energetica abbiano origine nelle vicende successive al crollo del muro con Gorbaciov – che ci ha lasciato proprio ora – incaricato da Andropov (capo del KGB e PCUS) di riformare un sistema, quello sovietico, che con la guerra in Afghanistan non reggeva più.
Il compito era quasi impossibile: l’apparato (che da tempo non era più “spinta propulsiva” per il Paese), puntava solo a conservare il potere, dall’altra parte gli estremisti liberisti puntavano a saccheggiare e rubare le aziende di Stato.
Ingenuità’ o meno, era una missione quasi impossibile.
Tanto più che gli Usa vincendo la guerra fredda hanno spinto per la globalizzazione inutilmente aggressiva e dispendiosa (vedi Afghanistan e Iraq), senza limiti e regole, e trasformando la Cina nella loro fabbrica low cost (forse ora sono pentiti?).
Ma cercando pure di impedire alla Russia di entrare nella Nato (come chiesto da Putin nel 2000), ed anzi allargando sempre più la Nato – senza Russia messa in un angolo – verso est.
Costretti nel ‘900 dal militarismo europeo a lasciare le comode e sicure Americhe (dove spadroneggiavano) per due terribili guerre mondiali, l’obbiettivo Usa è stato evidentemente quello di evitare il matrimonio tra Europa (Germania, con industria e potenziale militare di prima grandezza), con le risorse energetiche enormi della Russia: avere risorse energetiche autonome e impedire a competitor e nemici di trovarle a basso costo, è una regola d’oro.
Non a caso i gasdotti Nord Stream 1 e 2 hanno sempre avuto l’opposizione americana anche dura, e sono stati il tentativo tedesco (Merckel e Shroeder) di garantire energia alla Germania e legare la Russia all’Europa, tentativo vano perché la Russia con le risorse economiche che cosi riceveva ha ricominciato le sue politiche imperiali e aggressive, prima in Georgia (2008) poi Crimea (2014), ora Ucraina, con l’Europa che anzi aumentava sempre più gli acquisti del suo gas, finanziando cosi tutte queste guerre.
Oggi, invece, la Germania forse sceglie nuove strade, necessariamente, una sembra andare verso l’idrogeno verde, per esempio con l’accordo con il Canada per che prevede grandissimi investimenti (in via solo iniziale circa 10 Miliardi di dollari da parte del solo Canada produttore ed esportatore), per creare una filiera di produzione di idrogeno verde da fonte eolica con grandissimi impianti eolici onshore in Quebec/Labrador, da cui trasportarla come ammoniaca, via mare in Germania.
L’obbiettivo: garantirsi i flussi energetici indispensabili, non più dalla Russia, ma dal continente americano molto più affidabile (e cosi tranquillizzare pure gli Usa).
Potevano infatti forse puntare a farlo in nord Africa, ma di sicuro l’instabilità del continente non aiuta a fare questa scelta (e forse per non dare un ruolo preminente all’Italia che ne diventerebbe inevitabilmente capolinea e quindi capofila). Ma ancor più, il messaggio che rischiavano di mandare agli Usa era quello di esprimere una volontà comunque espansiva, non piu verso la Russia, ma verso l’Africa dove poteva trovare tutte le risorse energetiche che servono (e a prezzi ancora scontati)!.
L’Italia, invece, spingerebbe necessariamente e giustamente (speriamo) verso il mediterraneo e l’Africa con ENI (Sapiem) in prima fila nel progetto del PNRR “Hydrogen Valley” che punta alla Puglia come collettore di Idrogeno verde e ammoniaca da idrogeno verde, prodotte nel “Mediterraneo allargato” (Albania e Marocco, probabilmente i Paesi mediterranei piu tranquilli e affidabili).
In questo quadro, in cui la cronaca è dettata da ucraina e gas che rappresentano le emergenze dell’oggi – il continuo dramma altrettanto epocale della migrazione biblica di milioni di disperati da nord Africa e Medioriente si sente sottotono, ma il nuovo governo che uscirà dalle elezioni la avrà sempre più nell’agenda quotidiana e la sbatterà sempre più in prima pagina (cosi gli italiani “se la prenderanno con qualcun’altro”…): con la linea dura di Salvini sul blocco degli sbarchi, e quella della Meloni sul blocco navale. Entrambe comunque soluzioni non reali, ma solo sceneggiate propagandistiche, che non risolverebbero nessun problema perché non ne affronterebbero nessuna causa.
Ci può essere una sola soluzione, una sola via di uscita: un “Piano Marshall Europeo (coinvolgendo la Francia e con molta fatica Germania e nordici) per investimenti energetici (idrogeno verde), idrici e di microcredito diffusi nell’area mediterranea (eolico off shore), e sahariana/sub sahariana.
Si parla della necessità di un “nuovo PNRR energetico” europeo”?: o si punta a un PNRR/Piano Marshall per il Mediterraneo e l’Africa, oppure non se ne esce, tra migrazioni bibliche che continueranno e cresceranno, e ricorrenti crisi energetiche, inevitabili se dipenderemo sempre e solo da generali, militaristi e dittatori vari.
Certo la cronaca politica di oggi è un’altra cosa: nella campagna elettorale si propone pure il nucleare!, nonostante che dalla centrale di Zaporozhya si vedano cadere qua e là un po’ di bombe!. (Le centrali nucleari sono di sicuro il primo obbiettivo di qualunque guerra).
Ma quando con Cernobyl proponevamo di puntare sulle rinnovabili anche per contrastare i cambiamenti climatici già in atto (Kyoto..), ci davano per dei pazzi visionari.
Allora, nel 1987, saremo pure stati dei visionari, ed è una cosa certa che ad oggi di rinnovabili non se ne sono fatte abbastanza, ma non siamo di certo “all’anno zero”, e potremmo dire che “siamo messi benino”.
E la lezione da trarne è allora quella che senza una visione da trasformare in progetto, progetto politico, sociale e culturale, finanziario e tecnologico, ecc., non ne usciremo.
Il “piccolo” problema è come imporre a questa politica capace solo di sbandierare il pericolo fascista, una visione e una progettualità politica, sociale, ambientale e culturale, economica e finanziaria, tecnologica?
Per concludere. Questi sono “voli” troppo alti, non alla nostra portata di “persone normali” che non possono fare nulla?
Non è cosi, intanto se abbiamo un cervello è sempre buona cosa usarlo per capire cosa succede, e poi i comportamenti e le scelte di milioni di persone possono pure cambiare la storia, o comunque indirizzare un Paese.
Personalmente a inizio 2000, appeno scritto buona parte del Piano Energetico Toscano adottato come “Piano Guida” dalla conferenza Stato-Regioni, con il guadagno del lavoro fatto mi sono ristrutturato la casa a Quercianella (LI), investendo circa 10.000 euro (il costo di un’auto medio-piccola) e portandola a un consumo di 9 KWh/anno x mq.
Quindi abbondantemente in Classe energetica A+ (mediamente le case Italiane sono in Classe F, cioè a più di 120 KWh/anno x mq).
I consumi energetici del settore residenziale a livello nazionale sono pari a quasi il 28% dei consumi complessivi, e il loro dimezzamento – praticabilissimo – praticamente eviterebbe qualunque razionamento, come pure ci permetterebbe di salutare definitivamente lo spacciatore Putin e il suo gas.
Le alternative ci sono e con un po’ di visione, e molto realismo e concretezza, tutti possiamo fare la nostra parte.
di Lorenzo Partesotti