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Expo. La via del latte: Milano-Cremona | Agostino Melega.

| Scritto da Redazione
Expo. La via del latte: Milano-Cremona | Agostino Melega.

Expo. La via del latte: Milano-Cremona | Agostino Melega.
Alla notizia ufficiale della decisione della Regione Lombardia di fare tappa a Cremona per promuovere l’Expo attraverso eventi culturali e spettacolari, domenica 23 novembre 2014, ho ritenuto opportuno inviare immediatamente, alla Regione stessa, la seguente scheda di riflessione e di proposta, nella speranza che possa essere valutata e messa in atto.

Expo 2015 – Nutrire il Pianeta – Energia per la vita

Milano, 1 Maggio-31 ottobre 2015

LA VIA DEL LATTE: MILANO-CREMONA

Nella fascia di terra padana posta fra i tre fiumi Po, Adda e Oglio, nell’area irrigua che ha per centro irradiante Cremona, il rapporto fra acqua e latte è da sempre un segno d’osmosi e di peculiare identità.

Nell’immaginario collettivo di questa florida area lombarda, la polivalenza sacrale di tale liquido rapporto si esprimeva nel culto arcaico  delle acque galattofore, ossia delle acque sollecitanti la secrezione del latte. Questo culto, originato in epoche preistoriche e pre-cristiane, è  sopravvissuto nelle campagne padane fino a pochi decenni or sono, in una nuova interpretazione assunta dal cattolicesimo popolare con la venerazione delle  cosiddette <<Madonne del latte>>, delle cui immagini è ricca l’iconografia devozionale e la storia dell’arte. i

Gli studiosi ci dicono che la sacralità del latte sia stata generata nel folto dei boschi di querce della Lombardia primordiale, dove si celavano antichi santuari della lattazione.

Fin dal Paleolitico superiore la secrezione lattea difficoltosa, languente o scomparsa delle puerpere, veniva infatti a chiedere aiuto alle acque delle sorgenti galattofore. E non solo questo avveniva per le madri, ma anche per gli animali da latte, che venivano condotti a bere  le acque restauratrici della secrezione perduta.

Alimento vivente e vitale, linfa preziosa atta a nutrire le genti, il latte venne ad acquistare così anche il fascino irresistibile di elisir di lunga vita.

In area celtica assunse persino la funzione di balsamo guaritore delle ferite.

Si veda, a questo proposito, la tradizione popolare che parla di Drostan, sacerdote druida, il quale insegna al re d’Irlanda a guarire i suoi guerrieri feriti dalle frecce dei Bretoni immergendoli nel latte di centoquaranta vacche bianche versato in una fossa scavata nel campo di battaglia.

Considerato dai popoli del Nord come panacea universale nel lenire la sete e rintuzzare i morsi della fame, il latte portava a realizzare, in una dimensione magica, l’impossibile. Invertendo il flusso del tempo, un bagno di latte riusciva non solo a compiere il prodigio di far recuperare la giovinezza, ma di restituire, nell’immaginario collettivo, la vita ai morti.

Nel Kalevala, il poema nazionale dei Finni, sono presenti i folletti  che s’impadroniscono del latte altrui su comando di potenti stregoni; così come si hanno occhi e dita divenire strumenti di sortilegi, e poi spiriti maligni, canti magici, e scongiuri e formule apotropaiche recitate a protezione del latte fresco e di quello accagliato. Tutto questo costituiva un sottofondo perenne di speranza lungo la dura vita dei pastori allevatori sempre ansiosi per le loro mucche. Nel trentaduesimo runo, come mai forse in nessun canto di qualsivoglia paese, esplode incontenibile l’adorazione verso il latte insieme all’angoscia di possibili malefici:

Scava un’aurea fontanella/ per la gregge, da due parti,/ donde il gregge l’acqua beva,/ lecchi il miele a poco a poco/ pe’ capezzoli gonfiati,/ per le turgide mammelle,/ sì che vibrino le vene,/ sì che scorra il latte a rivi,/ sgorghi il latte a ruscelletti/ e trabocchi qual fiumana,/ si diffonda in canaletti,/ in rigagnoli già sprizzi,/ per largire in ogni tempo,/ per sgorgare ad ogni volta,/ del malevolo a dispetto,/ non ostante i malefici…

 

Finlandia a parte, tutta l’Europa celtica, teutonica e slava aveva trovato nel latte una fondamentale sorgente di vita.

Ed ancor oggi nella Padania, e a Cremona in particolare, il latte costituisce senza ombra di dubbio una fondamentale risorsa, il prodotto per eccellenza della sua economia agro-zootecnica e lattiero-casearia, oltre che una fonte basilare di  lavoro e di ricchezza.

Per richiamare in senso pieno tutte le metafore che hanno nel latte un loro preciso riferimento, si propone ora di realizzare in piazza Maggiore a Cremona, nella fase promozionale dell’Expo, una fontana rinascimentale, che riproduca in chiave artistica lo sgorgare della bianca sorgente del latte da questa terra feconda, quale segno manifesto d’energia vitale, quale dono ancestrale della natura, quale grande risorsa attuale per nutrire il pianeta: il magico latte.

 

Agostino Melega
Cremona

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