Venerdì, 29 marzo 2024 - ore 10.14

I 10 principi guida per far rivivere la Terra

La Task Force on Best Practices presenta le linee guida per un ripristino ambientale efficace e inclusivo

| Scritto da Redazione
I 10 principi guida per far rivivere la Terra

Il World Environment Day 2021 è stato l’occasione per lanciare il  Decennio delle Nazioni Unite sul ripristino dell’ecosistema  che punta a mobilitare centinaia di milioni di persone per l’impresa fondamentale di guarire il pianeta. Ad oggi, alla campagna hanno aderito 115 Paesi (Italia compresa) che si sono impegnati a ripristinare ecosistemi cruciali come foreste, fiumi e praterie. Messi insieme, gli impegni presi dai diversi Paesi  rivitalizzerebbero oltre 1 miliardo di ettari, un’area più grande della Cina.

Secondo Tim Christophersen, coordinatore dell’UN Decade on Ecosystem Restoration per l’United Nations environment programme (Unep), «L’entusiasmo per il ripristino sta crescendo. Vediamo Paesi, cittadini e aziende unirsi a Generation Restoration. Ma ora è il momento di agire. E per ottenere il ripristino giusto».

Per questo la Task Force on Best Practices dell’UN Decade on Ecosystem Restoration ha presentato al World Conservation Congress in corso a Marsiglia i 10 “Principles for ecosystem restoration to guide the United Nations Decade 2021–2030” che descrivono dettagliatamente quel che definisce le buone pratiche di ripristino dell’ecosistema. Un lavoro frutto della collaborazione di centinaia di esperti e professionisti del ripristino ambientale, compresi funzionari governativi, ricercatori, ONG, imprese, popolazioni indigene e leader religiosi.

Una delle coordinatrici della task force, Vera Boerger della Fao, sottolinea che «E’ stato fantastico vedere quanto profondamente le persone si siano impegnate sull’argomento ma, soprattutto, la consultazione aperta ci ha fornito indicazioni per rafforzare i principi. Questo include la consapevolezza che per curare la Terra, dobbiamo attingere a tutti i tipi di conoscenza, comprese le fonti tradizionali e indigene».

Ecco i 10 principi presentati dalla Task Force on Best Practices al summit Iucn: .

Principio 1: contributo globale. Gli ecosistemi sani sono alla base di tutti i 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG) e sono essenziali per prevenire la catastrofe climatica e l’estinzione di massa . Il successo del ripristino dell’ecosistema contribuisce al raggiungimento degli SDG e riunisce gli obiettivi delle tre Convenzioni di Rio, affrontando contemporaneamente il cambiamento climatico, la perdita di biodiversità e il degrado del suolo.

Principio 2: ampio coinvolgimento. Le persone sono al centro del ripristino. Attualmente oltre il 40% della popolazione mondiale soffre per l’essiccazione del suolo, l’insicurezza dell’acqua e altri effetti negativi del degrado dell’ecosistema. Gli attuatori del ripristino dovrebbero includere le persone colpite durante tutto il processo e prestare particolare attenzione alle voci dei gruppi sottorappresentati ed emarginati, come le popolazioni indigene, le minoranze etniche, le donne, i giovani e le persone LGBTIQ+.

Principio 3: Continuità delle attività. Non esiste un approccio univoco per il difficile compito di riportare indietro ciò che è stato perso. A volte basta dare spazio alla natura; le mangrovie, ad esempio , spesso ricrescono da sole, una volta eliminati i disturbi. Ma gli ecosistemi che sono gravemente degradati possono richiedere uno sforzo maggiore, come la piantumazione di alberi su vasta scala. Tuttavia, c’è una cosa che tutte le buone attività di ripristino hanno in comune: si traducono in un guadagno netto per la biodiversità e la salute dell’ecosistema, a beneficio delle persone.

Principio 4: benefici per la natura e le persone. Mentre le attività di ripristino dell’ecosistema possono variare dalla piantagione di alberi da frutto negli orti scolastici al recupero delle barriere coralline, dovrebbero mirare a ottenere i maggiori benefici possibili. In nessun caso il ripristino deve portare a un ulteriore degrado dell’ambiente o delle persone che da esso dipendono.

Principio 5: affrontare le cause del degrado. Il ripristino dell’ecosistema non sostituisce la conservazione. Allo stesso modo, nel caso dell’azione climatica, l’aumento dei pozzi naturali di carbonio deve andare di pari passo con la decarbonizzazione dell’economia. Un ripristino efficace, quindi, deve affrontare i fattori del degrado: dai fattori che contribuiscono direttamente, come l’estrazione delle risorse, ai fattori indiretti, come il cambiamento climatico.

Principio 6: Integrazione della conoscenza. L’idea che gli esseri umani possano riportare in vita gli ecosistemi degradati ha una lunga storia nel mondo accademico e nella pratica. Per avere successo, il ripristino dell’ecosistema dovrebbe integrare vari tipi di conoscenza. Questo include il lavoro scientifico, ma anche la conoscenza indigena e tradizionale e l’esperienza delle comunità locali. Anche le migliori pratiche e le innovazioni dovrebbero essere acquisite, valutate e rese ampiamente disponibili.

Principio 7: obiettivi misurabili. All’inizio di ogni percorso di ripristino, gli implementatori e le persone interessate dal ripristino dovrebbero decidere dove vogliono andare. Questo dovrebbe includere la definizione di obiettivi definiti, come ad esempio il numero e la varietà di alberi da ripiantare, nonché obiettivi economici e sociali. Tutti gli obiettivi dovrebbero essere misurati rispetto a una linea di base per determinare l’impatto che il ripristino ha avuto.

Principio 8: Contesti locali e territoriali/marittimi. Il ripristino è una missione globale. Per far rivivere la Terra entro il 2030, l’azione deve abbracciare tutti i continenti e gli oceani. Ma il restauro è anche di natura locale. Le misure vantaggiose in un luogo possono avere effetti negativi altrove. Ad esempio, l’introduzione di alberi e altre specie non originarie dell’ambiente può portare a un ulteriore degrado. Il ripristino deve essere adattato ai contesti locali.

Principio 9: monitoraggio e gestione. Il ripristino è complesso e gli effetti reali delle iniziative sono difficili da prevedere. Il monitoraggio continuo è essenziale per garantire che le misure stiano procedendo verso gli obiettivi di un progetto. Ma non tutto può essere controllato. Le iniziative di ripristino dovrebbero quindi seguire pratiche di gestione adattativa e adeguare gli interventi secondo le necessità.

Principio 10: Integrazione delle politiche. Il ripristino non avviene nel vuoto. Numerosi fattori, compreso il finanziamento, possono determinare il successo a lungo termine di un’iniziativa. Gli strumenti di governance, come leggi e politiche, sono fondamentali per sostenere il rilancio degli ecosistemi.

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