Venerdì, 03 maggio 2024 - ore 16.24

I danni di Maroni alla Lombardia

| Scritto da Redazione
I danni di Maroni alla Lombardia

CON MARONI AL GOVERNO 12 MILIARDI IN MENO TRA IL 2009 E IL 2013 PER COMUNI, PROVINCE E REGIONE LOMBARDIA
Il governo Berlusconi, sostenuto dalla Lega Nord e nel quale Roberto Maroni era Ministro dell’Interno (con delega anche per la finanza degli Enti locali) verrà ricordato come uno dei più centralisti della storia della Repubblica.
Nonostante l’approvazione della legge delega sul federalismo fiscale (la Legge 42/2009) e dei relativi decreti attuativi, la reale autonomia finanziaria degli enti territoriali è stata stravolta e svuotata dalle manovre di finanza pubblica via via varate dal governo PDL-Lega Nord tra il giugno 2008 e novembre 2011 (tra i quali i principali sono i Decreti legge 112/2008, 78/2010, 98/2011 e 138/2011).
Questi provvedimenti – tutti disciplinatamente votati da Roberto Maroni in Consiglio dei ministri e dalla Lega Nord in Parlamento - hanno fortemente penalizzato la finanza dei comuni, delle province e delle regioni.
Nel complesso, il sacrificio finanziario richiesto agli enti territoriali lombardi tra il 2009 e il 2013 è stato complessivamente pari a 11,9 miliardi di euro (4,7 miliardi nel solo 2013 = 12% della spesa corrente e in conto capitale di comuni, province e regione Lombardia), così suddivisi:
•sanità 2,6 miliardi cumulati (1,4 miliardi nel 2013 = 8% della spesa sanitaria della regione Lombardia)
•altre spese regionali 4,5 miliardi cumulati (1,6 miliardi nel 2013 = 19% della spesa non sanitaria della regione Lombardia)
•comuni 4 miliardi cumulati (1,5 miliardi nel 2013 = 13% della spesa totale dei comuni lombardi), due terzi dei quali derivanti dal progressivo inasprimento del Patto interno di stabilità e il resto dal taglio dei trasferimenti erariali;
•province 0,8 miliardi cumulati (0,3 miliardi nel 2013 = 17% della spesa totale delle province lombarde)

Le conseguenze più rilevanti di questo durissimo sacrificio imposto agli enti territoriali lombardi sono state:
•una significativa crescita della pressione fiscale regionale e locale
•una drastica riduzione degli investimenti (e dei pagamenti in conto capitale, con l’allargamento della massa di debiti non saldati nei confronti delle imprese lombarde)
•la stasi o la riduzione delle risorse dedicate ai servizi pubblici erogati a livello regionale e locale.

Contrariamente alla retorica leghista, le manovre finanziarie approvate negli anni 2008-2011 non hanno introdotto alcuna incisiva distinzione tra enti virtuosi e non virtuosi.
Di conseguenza, l’incidenza del sacrificio richiesto agli enti territoriali lombardi è stata sostanzialmente analoga a quella media nazionale (nel 2013 pari al 12% della spesa complessiva dei comuni, delle province e delle regioni a statuto ordinario in Lombardia a fronte del 12,4% medio nazionale) e gli squilibri nella distribuzione delle risorse ereditati dal passato sono rimasti complessivamente inalterati.

 

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