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I segni vitali della Terra peggiorano. Sono le conseguenze del business as usual inarrestabile

''Tutte le azioni per il clima dovrebbero concentrarsi sulla giustizia sociale riducendo la disuguaglianza e dando la priorità ai bisogni umani fondamentali''

| Scritto da Redazione
I segni vitali della Terra peggiorano. Sono le conseguenze del business as usual inarrestabile

Dopo l’appello “World Scientists’ Warning of a Climate Emergency” pubblicato su BioScience il 4 novembre 2019 dall’Alliance of World Scientists, firmato da oltre 11.000 scienziati di 153 Paesi (i firmatari ora sono arrivati a quasi 14.000 di 158 Paesi), che dichiarava l’emergenza climatica e stabiliva una serie di parametri vitali per la Terra, la coalizione guidata da William Ripple e Christopher Wolf dell’Oregon State University (OSU) afferma che i parametri vitali aggiornati «riflettono in gran parte le conseguenze di un’inarrestabile business as usual».

Nel nuovo articolo “World Scientists’ Warning of a Climate Emergency 2021”, pubblicato ancora una volta su BioScience, Ripple, Wolf e un gruppo di famosi scienziati chiedono l’eliminazione graduale dei combustibili fossili in risposta alla crisi climatica. Vogliono anche riserve climatiche strategiche per lo stoccaggio del carbonio e la protezione della biodiversità e un prezzo globale del carbonio abbastanza alto da indurre la “decarbonizzazione” in tutti i settori  dell’industria e dei consumi.

Gli scienziati fanno anche notare che dal 2019 c’è stata un’impennata senza precedenti dei disastri legati al clima, tra i quali inondazioni devastanti, ondate di caldo record e giganteschi incendi e tempeste.

I 31 parametri di riferimento sono: popolazione umana; tasso di fertilità; bestiame ruminante; produzione di carne pro capite; PIL; perdita di copertura arborea; perdita della foresta pluviale amazzonica; consumo di carbone; consumo di olio; consumo di gas; consumo di energia solare/eolica; trasporto aereo; disinvestimento di combustibili fossili; emissioni di diossido di carbonio; emissioni di CO2 pro capite; gas serra coperti da carbon pricing; prezzo del carbonio; sussidi ai combustibili fossili; dichiarazioni nazionali di emergenza climatica; parti di CO2 per milione; parti per miliardo di metano; parti per miliardo di protossido di azoto; temperatura superficiale; ghiaccio marino artico; massa di ghiaccio della Groenlandia; massa di ghiaccio dell’Antartide; spessore del ghiacciaio; cambiamento del caldo dell’oceano; acidità dell’oceano; cambiamento del livello del mare; area bruciata negli Stati Uniti.

Il documento degli scienziati arriva mentre l’International Panel on Climate Change si prepara a pubblicare il suo rapporto , sulla scienza fisica del cambiamento climatico, il 9 agosto. L’IPCC afferma che il rapporto includerà una valutazione delle conoscenze scientifiche sul riscaldamento del pianeta e proiezioni per il riscaldamento futuro.

Ripple, distinguished professor di ecologia al College of Forestry cdell’OSU, evidenzia che «Ci sono prove crescenti che ci stiamo avvicinando o che siamo già andati oltre i punti di non ritorno associati a parti importanti del sistema Terra, comprese le barriere coralline delle acque calde, la foresta pluviale amazzonica e le calotte glaciali dell’Antartico occidentale e della Groenlandia».

Secondo Wolf, anche lui del College of Forestry OSU, «Le priorità devono spostarsi verso riduzioni immediate e drastiche dei gas serra, in particolare del metano». Ripple aggiunge che «Dobbiamo anche smettere di trattare l’emergenza climatica come un problema a sé stante: il riscaldamento globale non è l’unico sintomo del nostro sistema Terra stressato. Le politiche per combattere la crisi climatica o qualsiasi altro sintomo dovrebbero affrontare la loro causa principale: l’eccessivo sfruttamento umano del pianeta».

Con la miriade di blocchi delle attività economiche, la pandemia di Covid-19 ha avuto l’effetto collaterale di dare un po’ di sollievo dalla crisi climatica, ma gli scienziati dicono che si tratta di qualcosa di effimero e Ripple fa notare che «Il prodotto interno lordo globale è diminuito del 3,6% nel 2020, ma si prevede che tornerà ai massimi storici. Probabilmente a causa della pandemia, il consumo di combustibili fossili è diminuito dal 2019, così come le emissioni di anidride carbonica e i livelli di viaggio delle compagnie aeree. Tutti questi dovrebbero aumentare in modo significativo con la riapertura dell’economia».

Gli autori del nuovo articolo pubblicato su BioScience – che oltre a Ripple e Wolf comprendono Bev Law e Jillian Gregg Joining dell’OSU, Thomas Newsome dell’University of Sydney; Timothy Lenton dell’University of Exeter; Ignacio Palomo of the Université Grenoble Alpes; Jasper Eikelboom della Wageningen University and Research; Saleemul Huq dell’Independent University Bangladesh; Philip Duffy del Woodwell Climate Research Center; Johan Rockström del Potsdam-Instituts für Klimafolgenforschung – dicono che «Una delle principali lezioni della pandemia è che anche i trasporti e i consumi enormemente diminuiti sono insufficienti per affrontare il cambiamento climatico e invece sono necessari cambiamenti di sistema trasformativi, anche se politicamente impopolari. Nonostante l’impegno a “ricostruire meglio” indirizzando a livello globale, gli investimenti per la ripresa dal Covid-19 verso le politiche verdi, solo il 17% di tali fondi era stato allocato in questo modo all’inizio di marzo 2021».

Gli scienziati ricordano che il 2020 è stato il secondo anno più caldo della storia, con i 5 anni più caldi mai registrati tutti dal 2015 in poi. Nell’aprile 2021, la concentrazione di CO2 ha raggiunto le 416 parti per milione, la più alta concentrazione media globale mensile mai registrata. Newsome ha detto che «E’ particolarmente preoccupante l’aumento dei disastri legati al clima, compresi i megaincendi australiani del 2019-20, e il fatto che i tre principali gas serra – anidride carbonica, metano e protossido di azoto – abbiano stabilito record di concentrazioni atmosferiche nel 2020 e di nuovo nel 2021. Questo nonostante i cambiamenti durante la pandemia di Covid-19».

Per Wolf. «Finché la pressione dell’umanità sul sistema Terra continua, i tentativi di trovare rimedi ridistribuiranno solo la pressione. Ma fermando lo sfruttamento insostenibile degli habitat naturali, possiamo ridurre i rischi di trasmissione di malattie zoonotiche, proteggere gli stock di carbonio e conservare la biodiversità, tutto allo stesso tempo».

Gli autori evidenziano altri segni vitali chiave: Ora, il bestiame ruminante  conta più di 4 miliardi di capi e la loro massa totale è superiore a quella di tutti gli esseri umani e gli animali selvatici messi insieme. I tassi di perdita annuale delle foreste dell’Amazzonia brasiliana sono aumentati sia nel 2019 che nel 2020, raggiungendo 1,11 milioni di ettari deforestati nel 2020, il massimo in 12 anni. L’acidificazione degli oceani è vicina al record storico. Insieme allo stress termico, minaccia le barriere coralline da cui dipendono più di mezzo miliardo di persone per il cibo, il denaro del turismo e la protezione dalle tempeste.

Ripple è convinto che «Tutte le azioni per il clima dovrebbero concentrarsi sulla giustizia sociale riducendo la disuguaglianza e dando la priorità ai bisogni umani fondamentali. E l’educazione ai cambiamenti climatici dovrebbe essere inclusa nei curricula di base delle scuole di tutto il mondo, il che comporterebbe una maggiore consapevolezza dell’emergenza climatica e consentirebbe agli studenti di agire».

Anche per Newsome, «La pandemia di COVID ha dimostrato che i cali dell’attività umana non sono sufficienti per evitare il disastro climatico: abbiamo bisogno di una trasformazione strutturale dell’economia. Suggeriamo l’urgente bisogno di un cambiamento trasformativo per ridurre le emissioni di gas serra e, più in generale, l’eccessivo sfruttamento umano del pianeta. Esistono ancora opportunità per spostare le misure di sostegno monetario legate alla pandemia verso attività rispettose del clima; è incoraggiante vedere il disinvestimento dei combustibili fossili e i sussidi ai combustibili fossili migliorare in maniera da record».

Il gruppo internazionale di scienziati chiede un «approccio politico a breve termine su tre fronti» che includa un approccio globale che attui un serio prezzo del carbonio, l’eliminazione graduale e l’eventuale divieto di utilizzare combustibili fossili e riserve climatiche strategiche per salvaguardare e ripristinare i pozzi naturali di carbonio e la biodiversità.

Ripple conclude: «Il prezzo del carbonio deve essere collegato a un fondo socialmente giusto per finanziare le politiche di mitigazione e adattamento climatico nei Paesi in via di sviluppo. Dobbiamo cambiare rapidamente il modo in cui stiamo facendo le cose e, ove possibile, le nuove politiche climatiche dovrebbero far parte dei piani di ripresa dal Covid-19. E’ tempo per noi di unirci come comunità globale con un senso condiviso di cooperazione, urgenza ed equità. Quasi 2.000 enti, tra cui 23 governi nazionali, hanno dichiarato o riconosciuto un’emergenza climatica. Ma dati tutti gli allarmanti sviluppi climatici, dobbiamo continuare a fornire aggiornamenti a breve, frequenti e facilmente accessibili su questa emergenza».

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