Domenica, 28 aprile 2024 - ore 10.45

Il ‘carcere dei suicidi’ : Giuseppe Zagari è arrivato a Sulmona

Per un prigioniero è difficile, e molto complicato, avere fiducia in uno Stato e in una Giustizia che non rispettano le loro stesse regole

| Scritto da Redazione
Il ‘carcere dei suicidi’ : Giuseppe Zagari è arrivato a Sulmona

Ho letto che un altro detenuto s’è tolto la vita. Ed ho pensato che in carcere a volte è più importante morire che vivere per mettere fine allo schifo che hai intorno. Purtroppo spesso in prigione la vita è un lusso che non ti puoi permettere e per smettere di soffrire non puoi fare altro che arrenderti.  (Diario di un ergastolano www.carmelomusumeci.com ) Perché spesso l’universo carcerario è come un gelido mostro nietzschiano da cui non è possibile difendersi.  Spesso più che rapporti di giustizia si tratta di rapporti di forza, che assicurano il dominio, non certo la giustizia. I diritti dei reclusi sono eventuali e inesigibili, mentre i doveri e i trasferimenti non voluti sono certi e inevitabili. Corre voce che a giorni riprenderanno le deportazioni dei detenuti di “Alta Sicurezza” da Padova e molti miei compagni stanno vivendo male questi provvedimenti amministrativi, che li costringeranno ad interrompere la loro crescita interiore, culturale e lavorativa. E io mi sento impotente per non poterli aiutare, perché ho solo questa stupida penna che non serve a niente contro lo strapotere di certi funzionari che gestiscono la vita dei detenuti, e purtroppo anche quella dei loro familiari.

Giuseppe Zagari è stato il primo detenuto dell’Alta Sicurezza di Padova ad essere “deportato” nel carcere dei suicidi di Sulmona. E mi ha scritto questa lettera che rendo pubblica.

Caro Carmelo, sono approdato in questo istituto dove, come ti avevo preannunciato, sono finito alle celle (di punizione ndr) perché ho reclamato di poter stare da solo. Sono stato accontentato, ma puoi immaginare: il degrado è più unico che raro. Sono in una celletta di colore indefinito, sembra verde e non lo è, sembra blu sporco e nemmeno così è, insomma fa schifo. Qui non posso fare nulla, né passeggiare con questi poveri cristi che sono qui, né cucinarmi, nè fare altro, tranne che passeggiare avanti ed indietro in questi due metri quadri. Qui sarebbe il reparto infermeria, ma ti giuro che di infermeria non ha proprio niente, c’è solo la desolazione e lo  sconforto di tante persone che lamentano la mancanza di cure e l’abbandono a se stessi. Io, per farti un esempio, sono due giorni che non mangio, non per mia volontà ma perché il vitto fa schifo ed io, soffrendo di colesterolo, non posso toccarlo. (…..) Devo ammettere che ti invidiavo molto quando con la tua intelligenza e preparazione spiegavi tutti quei cazzi di articoli di legge in maniera brillante. Se ti avessi incontrato prima, al posto di studiarmi la Divina Commedia, mi sarei studiato il codice penale e ti avrei fatto le scarpe. Ormai non ho più la capacità nè la voglia di cimentarmi nella lettura, forse perché so di non avere più quella lucidità di un tempo, perciò cercherò di sopravvivere come posso. Carmelo, con tutta sincerità, sono pure un po’ stanco di questa vita da schifo e delle ingiustizie che viviamo quotidianamente. Comunque, Carmelo, lotta sempre, anche per me, perché io non ho più forza. Buona fortuna. Salutami tutti quanti in redazione. Ti voglio bene. Giuseppe.

Carmelo Musumeci, Carcere di Padova,  maggio 2015

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