Lunedì, 17 novembre 2025 - ore 10.54

Il piano di Trump per Gaza: pace o nuova colonizzazione? Aftab Ahmed

Un progetto accolto con favore da Roma e Islamabad, ma ignorando del tutto la voce del popolo palestinese

| Scritto da Redazione
Il piano di Trump per Gaza: pace o nuova colonizzazione? Aftab Ahmed

Il piano di Trump per Gaza: pace o nuova colonizzazione?Aftab Ahmed

Un progetto accolto con favore da Roma e Islamabad, ma ignorando del tutto la voce del popolo palestinese

Il Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha presentato un nuovo piano di pace per Israele e Palestina, con particolare riferimento alla Striscia di Gaza. L’iniziativa è stata subito definita “positiva” e accolta favorevolmente dal Primo Ministro italiano e da quello pakistano.

Ma resta un punto cruciale: nessuno ha chiesto ai palestinesi, ai cittadini di Gaza, cosa pensano del loro futuro. Non era forse loro diritto partecipare a un processo che riguarda la propria terra? Non è l’Occidente a farsi portabandiera della democrazia e dell’autodeterminazione dei popoli?

Sette domande inevase

Il piano solleva interrogativi gravissimi, che chi lo sostiene non ha ancora avuto il coraggio di affrontare.

1. Radicalizzazione a senso unico

Perché Gaza deve essere “deradicalizzata” e resa una zona “terror free”, mentre nulla si dice su Israele, lo Stato che più di tutti rappresenta oggi una minaccia alla pace mondiale?

2. Ostaggi subito, ritiro mai

Gli ostaggi israeliani verrebbero liberati immediatamente, ma il ritiro delle truppe israeliane avverrebbe in un futuro indefinito e a tappe. Dopo decenni di violazioni di ogni accordo, perché mai Israele dovrebbe essere considerato affidabile?

3. Fame programmata

Come si può accettare il limite di soli 600 camion di aiuti al giorno per oltre due milioni di persone, molte delle quali già alla fame? Per di più, Israele non ha neanche rispettato questa cifra minima, stabilita nell’accordo del gennaio 2025.

4. Una “tecnocrazia coloniale”

A Gaza verrebbe imposto un governo tecnico sotto la supervisione degli Stati Uniti. Perché al resto del mondo si predica la democrazia, mentre ai palestinesi si impone una tecnocrazia coloniale?

5. Due pesi e due misure

Hamas esclusa da ogni ruolo politico, ma Netanyahu – responsabile nell’ultimo anno di cinque aggressioni a Stati sovrani e della morte di oltre 66.000 gazawi, tra cui 20.000 bambini – rimane legittimato a governare. Con quale coerenza?

6. Stato palestinese? Forse, un giorno

Solo “quando lo sviluppo sarà avanzato”, forse, si aprirà un percorso verso uno Stato palestinese. In altre parole: nessuna soluzione a due Stati per decenni. Un inganno, più che una promessa.

7. Silenzio sulle colonie illegali

Nel piano non si trova una sola parola sullo smantellamento immediato delle colonie israeliane nei Territori Occupati. Come può esserci pace senza affrontare questa ferita aperta?

Una pace di carta

Il piano, salutato come una svolta, appare invece come l’ennesimo progetto scritto sopra la testa dei palestinesi. È un documento che perpetua l’ingiustizia e consegna a Israele mano libera sul futuro della regione.

La pace vera non si costruisce con la forza, ma con la giustizia e l’uguaglianza. E soprattutto, mettendo finalmente al centro la voce del popolo palestinese.

Fino a quel giorno, ogni “piano di pace” resterà solo carta straccia.

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