Lunedì, 29 aprile 2024 - ore 13.47

Il punto di Rosario Amico Roxas. Francia, vince il liberalsocialismo

Il nostro opinionista: «Detto più chiaramente: vince la Francia»

| Scritto da Redazione
Il punto di Rosario Amico Roxas. Francia, vince il liberalsocialismo

Per esaltare la vittoria del razionale sulle ipotesi aggressive bastano i commenti degli pseudoleader italiani associati nell’estrema destra, che avevano esaltato i risultati della prima tornata elettorale che aveva visto in Francia Marine Le Pen raccogliere consensi che non le appartenevano. Cosa proponeva, in questa storica tornata elettorale, l’estrema destra francese se non una riedizione del governo “collaborazionista” di Vichi? Il termine collaborazionismo deriva dalle parole di un discorso pronunciato da Philippe Pétain, il quale, in un discorso alla radio del 30 ottobre 1940, invitò i francesi a collaborare con i tedeschi. La Le Pen ha invitato i Francesi ad abbattere ogni residuato di democrazia per promuovere una governance imitativa dello squallido periodo del collaborazionismo, che mortificò l’intera Francia; infatti lo Stato francese, allora, accordò, ricambiando diverse concessioni tra cui il rimpatrio dei prigionieri di guerra, il suo appoggio al regime nazista. Questo anche attraverso l’espulsione e la spoliazione dei beni, associata alla deportazione di stranieri (130.000) e di francesi ebrei (70.000). Esaurita la spinta antisemita, la Le Pen ha aggiornato il carnet persecutorio, rivolgendo le sue attenzioni ai musulmani nella loro globalità, contagiando con il virus dell’antisemitismo il suo ammiratore italiano, il bulletto padano Matteo Salvini.

Con la Francia del 13 dicembre 2015 ha vinto, senza ombra di dubbio e con proporzioni inaspettate, il liberalsocialismo, con una alleanza tra i liberaldemocratici di Sarkozy e i socialdemocratici di Hollande. Un’alleanza imposta da uno “stato di necessità” al presente, ma che promette ampi sviluppi nel futuro, a condizione di non cadere nei personalismi con l’elaborazione solidale di progetti indirizzati al “bene comune” con lo slogan «Avant tout la France». Non potevano mancare le invettive della destra xenofoba italiana; infatti la Meloni ha accusato il colpo severo identificando un “inciucio” fra le due formazioni vincenti, dimenticando l’accozzaglia che si apprestano a mettere in campo: la Lega guidata dal bulletto Salvini, Forza Italia con Berlusconi & Co. in cerca di rinnovata visibilità, i Fratelli d’Italia con la loro dichiarata nostalgia del regime fascista, ricordato dagli aderenti a CasaPound, che sono parte integrante dell’estremismo nazifascista, legati tutti insieme all’unico carro, guidato da Salvini, con l’illusione che possa essere vincente.

Questo risultato storico al presente e promettente per il futuro, dovrebbe suonare come un campanello d’allarme per il “faccio-tutto-io” di Matteo Renzi che, ancora, con la spettacolarizzazione di quest’ultima Leopolda, insiste nell’aspirare al Partito della Nazione, che dovrebbe far risorgere quel Berlusconi ormai ridotto in fase, politicamente, terminale. Con la fine ormai decretata del capitalismo liberista di marca berlusconiana, in ampia fase di smobilitazione, si apre la strada maestra del liberalsocialismo: niente a che vedere con il liberismo dei mercati e della finanza, né con il socialismo reale della reiterazione della lotta di classe, focalizzando, però, la vera esigenza di unità tra tutte le forze legate al mondo della produzione e del lavoro, identificando il “capitale” con la centralità dell’uomo, in un “capitalismo umano” che coniugherebbe insieme il capitale-denaro con il capitale-lavoro, in una solidale collaborazione che non penalizzerebbe nessuno, ma promuoverebbe il farsi della Storia e il divenire del progresso.

Voci disattente e, spesso, interessate, mi accuseranno di ideologizzare una ipotesi lontana dalla realtà, nella quale gli egoismi sovrastano gli interessi collettivi, mancando un riferimento politico, al quale, invece, mi rivolgo stimolando l’attenzione, perché il Centro Democratico di Bruno Tabacci da anni svolge il ruolo mediatore tra le classi che, ancora in troppi, preferiscono vedere contrapposte.

Manca, ancora, il “manifesto” che chiarirebbe l’itinerario da seguire, ma il successo di Sarkozy e Hollande, con i loro raggruppamenti fino a ieri contrapposti, dimostra qual è la vera aspirazione popolare per una maturata “democrazia della solidarietà”, che vede in papa Francesco uno dei massimi ispiratori.

Rosario Amico Roxas

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