Lunedì, 29 aprile 2024 - ore 12.29

Il punto di Rosario Amico Roxas. La democrazia: fabbrica di cittadini

«Quando esisteva, la democrazia formava i cittadini, li educava al rispetto delle regole, al confronto duro, aspro, ma non violento»

| Scritto da Redazione
Il punto di Rosario Amico Roxas. La democrazia: fabbrica di cittadini

Lo era la democrazia, quando ancora esisteva; la democrazia, responsabilizzando gli elettori nella scelta della propria rappresentatività, formava i cittadini, li educava al rispetto delle regole, al confronto duro, aspro, ma non violento. Nel 1948 iniziò la fase della democrazia diretta in Italia dopo la tragica esperienza fascista, ma finì nello stesso anno, quando gli elettori operarono la scelta di fondo creando due blocchi contrapposti. I cittadini godevano della loro “cittadinanza politica” in senso partecipativo, in quanto assistevano direttamente alla evoluzione del paese e ne godevano i benefici. Finì la democrazia diretta che dava una cittadinanza politica, in quanto l’asse dell’interesse si spostò dalla politica all’economia; il cittadino così acquisì una nuova cittadinanza: “la cittadinanza economica”. Fu il miracolo economico, facile da intuirsi perché avvenne nel momento della ricostruzione, quando c’era tutto da ricostruire dalle macerie lasciate dalla ingloriosa guerra combattuta al fianco di Hitler e del nazismo.

La dilatazione del miracolo economico mise in luce i nuovi capitalisti, ben diversi da quelli che avevano alimentato le casse fasciste, incoraggiando le avventure oltremare. C’erano anche i capitalisti “per tutte le stagioni”, ma anche illuminati organizzatori dell’economia come Olivetti, che fu padre della sociologia dell’industria, come Pasolini, che fu padre della sociologia del quartiere. Ma nessuno fu più “capitano d’industria” perché si andava facendo strada una nuova concezione dell’economia, dell’industria e dello sviluppo. Così emersero le nuove figure di capitalisti di “nuova produzione”: TanziCragnottiFioraniConsorteRicucciBerlusconi, solo per identificare i più noti. Capitalisti senza capitali buttati all’arrembaggio di un mercato che sembrava attendere i più fantasiosi, e i meno dotati di scrupoli. L’eccesso li fece scoprire e caddero «come corpo morto cade»; lo intuì Berlusconi, il più furbo e il meno dotato di scrupoli; si appoggiò, o meglio si scaricò di peso nella P2 ottenendo favori politici ed economici, lautamente retribuiti; si appoggiò a quelle non meglio identificate organizzazioni malavitose che gli fornirono quelle centinaia di miliardi per lanciare la sua idea di un serie di tv commerciali, ma capì anche che non poteva fidarsi di un potere politico traballante, mutevole, per cui investì i residui crediti bancari nell’operazione “acquisto di palazzo Chigi”. In questa operazione fu determinate l’appoggio della P2, da dove venne elaborato un programma che nel tempo sta vedendo la luce.

Si tratta di un programma di difesa istituzionale dei privilegi, carpiti o da carpire, elargendo più promesse che fatti concreti alla maggior parte dei cittadini. L’operazione prevalente fu quella di far intendere alla maggioranza della popolazione di far parte di quella fetta di privilegiati che avrebbero goduto dei vantaggi istituzionali. Il capitalismo cambiò nuovamente volto; i furbi imprenditori e capitalisti senza capitali, intuirono, anche sulla stregua della lezione impartita dalla crisi del 1929, che non era più vantaggioso «mettere tutte le uova nello stesso paniere», per cui si trasformarono in imprenditori di scatole vuote. Cedettero la gestione aziendale a manager super pagati e la proprietà a una miriade di piccoli azionisti, investendo il ricavato in partecipazioni e in beni immobili, sempre valutati almeno 10 volte tanto il loro vero valore, per potere ottenere crediti per nuovi acquisti, in una girandola inarrestabile che non doveva fermarsi, altrimenti sarebbe crollato tutto il castello.

Fiorì il paese di Bengodi; l’apparenza ipnotizzò la popolazione che non si accorse del trucco dal quale si era fatta turlupinare. Ma il successo nell’operazione “acquisto di palazzo Chigi” necessitò di una difesa a oltranza, perché avrebbe vacillato sotto i colpi di una realtà sempre più dura per la maggioranza della popolazione. Ma seguendo pedissequamente il programma P2 il cavaliere riuscì a mantenere una buona dose di credibilità, non fosse altro perché la popolazione non credeva più a niente e nessuno; non credeva alle votazioni, non credeva ai partiti, non credeva alla maggioranza, né men che meno all’opposizione che non sapeva fare l’opposizione. Ma le tappe del programma P2 diventarono urgenti, ogni giorno più urgenti.

Il primo passo fu lo scardinamento della scuola statale; non potendo realizzare una scuola di partito diventò urgente eliminare, per auto combustione, la scuola statale, difficilmente pilotabile e condizionabile, per incrementare la scuola privata, più controllabile e facilmente indirizzabile verso gli interessi governativi, attraverso finanziamenti mirati e condizionati ai risultati voluti. Anche la magistratura doveva essere condizionata, perché non era possibile che un magistrato potesse inquisire il presidente del consiglio, bisognava togliergli la possibilità di farlo, destabilizzando l’intero ordinamento; intanto, per tamponare gli effetti più immediati si legiferò una autoassoluzione unica al mondo che recita: «Innocente per la carica che ricopre!».

Il programma sembrò filare liscio, secondo i tempi previsti, ma ci è cascata addosso una crisi economico-finanziaria molto simile a quella del 1929. Le pressioni, interne ed esterne, diventarono più numerose delle possibilità; le banche boccheggiava, anche quella dell’allora Presidente del Consiglio. I fondi per le banche ci furono, ma mancarono i fondi per migliorare le condizioni di vita dei cittadini, tra i quali quella piccola e media borghesia che era stata in prima fila a sostenere il pregiudicato, avendo creduto di essere la prima beneficiaria dei vantaggi promessi, che invece rimasero riservati alla ristrettissima cerchia dei capitalisti delle scatole vuote.

Ora siamo in mano a questi nuovi imprenditori, con un governo Renzi non in grado di agire contro i poteri forti, determinato a recepire gli scandali quotidiani avvolgendoli in un silenzio omertoso. Da queste considerazioni, nasce l’esigenza di un ruolo attivo del Centro Democratico, il ruolo del “cane da guardia”, in grado di evitare che le varie volpi che assediano il pollaio, possano entrare definitivamente.

È il ruolo che Grillo ha disegnato intorno al Movimento 5 Stelle, raccogliendo consensi, perché ha proposto di estirpare l’antipolitica vaccinandola con l’antipolitica controllata. Gli elettori non capiscono che una simile vaccinazione può dilatare l’antipolitica, quando non si dispone di una forza ideologica che ispira; proprio da queste considerazioni si è sviluppata la pseudopolitica di Salvini: dall’antipolitica alla pseudopolitica indirizzata a sfasciare tutto pur di salvare lo status quo tanto caro al socio di minoranza Berlusconi. Deve essere chiaro che il NCD di Alfano oggi sarebbe schierato con il capo di sempre se non ci fosse stata l’opposizione della Lega, perché Salvini teme un concorrente nella leadership del centrodestra, ormai spostato sull’estrema destra.

Rosario Amico Roxas

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