Del governo Renzi tutto si può dire tranne che non sia coraggioso, non sempre nell’accezione positiva del termine. Matteo Renzi si è dimostrato ancora una volta un presidente del consiglio sicuro dei suoi mezzi e assai sfrontato, quando dopo un duro e lungo tira e molla con l’opposizione, in particolare con quella interna, ha deciso di sparigliare le carte e giocarsi tutto sulla legge elettorale da lui fortemente voluta sin dall’inizio e straordinariamente criticata da gran parte del Partito Democratico: o la si vota, o basta governo. Una minaccia che i democratici vedono sempre con timore, se non addirittura terrore: la minoranza PD sa che sarebbe molto difficile reggere alle accuse di aver fatto cadere un proprio governo, specie in un momento delicato. D’altronde queste accuse sono state il cavallo di battaglia del PD contro i partiti alla propria sinistra sin dal governo Prodi. Fatto sta che alla fine la minaccia è diventata realtà: nel primo pomeriggio di oggi il governo ha posto la fiducia all’Italicum; ora la palla passa alla minoranza del partito: votarla e ingoiare l’ennesimo rospo pur di restare attaccati agli scranni della maggioranza di governo o mettere in atto un’iniziativa coraggiosa affossando la legge elettorale, e con lei il governo? La discussione alla Camera è ancora in corso, ma le critiche sono già durissime. Bisogna infatti ricordare che nella storia d’Italia solo due volte un governo ha posto la fiducia su una legge elettorale: durante il governo Mussolini, in epoca fascista, sulla legge Acerbo, e durante il governo De Gasperi, nel 1953, con la legge passata alla storia come “Legge Truffa”, uno dei punti più bassi che la nostra democrazia abbia mai affrontato.
A.L.
