La direzione Pd di oggi lunedì 30 marzo sarà un duro muro contro muro. Scrive Andrea Carugati (L'Huffington Post) ‘La direzione , voluta da Renzi per avviare a rapida conclusione la partita della legge elettorale. Nonostante i numerosi tentativi, di ipotesi di mediazione sul tavolo non ce ne sono. E i due fronti restano molto distanti. “Matteo l’Italicum non lo cambia più di una virgola”, ripetono i suoi fedelissimi. “Io non mi muovo, se la legge non cambia non la voto”, replica dall’altra barricata Pier Luigi Bersani. La novità è che con l’ex segretario stavolta c’è tutta la pattuglia di Area riformista, la minoranza più dialogante, a partire dal capogruppo Roberto Speranza che non intende scaricare, o ancor peggio accoltellare i suoi padri politici. In realtà, l’offerta il premier l’ha recapitata, un paio di giorni fa, a Speranza e ai suoi: una trentina di seggi sicuri alle prossime elezioni in cambio del sì all’Italicum senza condizioni.
E della definitiva rottamazione di Bersani, D’Alema e Cuperlo. Offerta giudicata irricevibile dai quarantenni di Area riformista. Che dunque si apprestano lunedì pomeriggio a fare squadra con tutte le minoranze, da Cuperlo a Civati e Bindi. In tutto, non andranno oltre il 20% dei voti, ma il loro no in direzione (che potrebbe essere sostituito all’ultimo con una polemica non partecipazione al voto) è destinato a produrre una “frattura” molto pericolosa dentro il Pd. Forse persino più lacerante di quella sul Jobs Act. Perché stavolta, sul pacchetto riforma del Senato più legge elettorale, “stiamo costruendo un nuovo schema di funzionamento della nostra democrazia, non sono mica noccioline”, insiste Bersani.’