Mercoledì, 01 maggio 2024 - ore 23.32

L’altro (gli altri) Pasolini, ''Falco'' ed i ''turchi'' bosniaci.

| Scritto da Redazione
L’altro (gli altri) Pasolini, ''Falco'' ed i ''turchi'' bosniaci.

Andrea Zannini, L’altro Pasolini. Guido, Pier Paolo, Porzûs e i turchi, con presentazione di Walter Veltroni, Venezia, Marsilio, 2022, pp. 160, € 15.

Maledetti siano gli scritti d’occasione.

 

Con tutto quello che c’è da leggere e da studiare, con tanti archivi da salvare ed organizzare o, quando ci sono, ancora in gran parte da scoprire, ci si chiede perché si debba essere ingolfati da una massa indistinta di pubblicazioni celebrative e d’occasione, generalmente prive di contenuti innovativi e spesso superficiali.

Ormai gonfio di giornate “civili”, altrettanto numerose del già ipertrofico elenco dei santi quotidiani (più che raddoppiati, a partire dal pontificato dell’iperattivo Giovanni Paolo II), il calendario viene accompagnato da un’inflazione libraria; notevole, quest’ultima, solo perché inversamente proporzionale ai – pochissimi – libri letti dalla popolazione italiana. Come dice un amico libraio, c’è il sospetto che tale sovrapproduzione sia realizzata solamente a fronte del triste destino di carta da macero. Nel frattempo, mancano strategie didattiche e comunicative atte a porre rimedio a questa vera e propria catastrofe nazionale: chi non legge è tecnicamente analfabeta e politicamente, socialmente e culturalmente sordocieco.

Proprio per questo motivo, anche in considerazione dei tanti libri accumulati, senza aver trovato il tempo adeguato per leggerli tutti, mi innervosisco di fronte al ricorrente prodursi di testi di cui avremmo fatto tranquillamente a meno; ma che ci costringono comunque ad occuparcene, non fosse altro che perché gli amici ce li segnalano, sollecitandoci a rettificare le comunicazioni distorte in essi contenute, a causa di fretta, dilettantismo, superficialità o veri e propri pregiudizi ideologici.

L’ultimo caso, è quello del libro del prof. Zannini, relativo ad una grave imprecisione, diffamatoria della memoria di un comandante partigiano. L’occasione è il centenario della nascita del Pasolini maggiore, Pierpaolo (PPP), che ricorre quest’anno 1. Il libro è stato accompagnato da uno spettacolo teatrale, presentato a Casarsa 2 e ad Udine in occasione della manifestazione “Vicino/Lontano” 3.

Il comandante partigiano citato incongruamente nel libro (a p. 14) è Vincenzo Deotto “Falco”, e l’attribuzione erronea ci è stata segnalata da Renzo Della Valentina, che al partigiano ha dedicato un articolo biografico 4.

Il caso, in sé, è esemplare quanto ai difetti di pubblicazioni elaborate a scadenza, meglio se accompagnate da eventi spettacolari: la public history comporta i suoi nefasti effetti secondari. La questione non è se approfittare degli anniversari – e dei relativi fondi pubblici messi a bando – quanto della qualità dei prodotti presentati, che spesso non sono vere ricerche, ma solamente testi compilativi. La fretta inoltre è cattiva consigliera, e così si consolidano leggende urbane, accumulando una sull’altra imprecisioni su informazioni non verificate, senza quel lavoro di “revisione” e controllo che è uno dei criteri fondamentali del lavoro storiografico.

Falco” assassino di Guidalberto?

Un’identificazione che nasce da una doppia superficialità.

Nella tragica vicenda dell’eccidio di Porzûs – che però non è l’unica di quel tipo, e sarebbe atto di igiene mentale, oltre che storiografica, smetterla di farne l’episodio saliente della Resistenza friulana, per puri scopi propagandistici – i nomi sono noti.

Quanto allo specifico dell’uccisione del partigiano osovano Guidalberto Pasolini “Ermes”, è noto quello di uno dei suoi assassini: Lorenzo Deotto “Lilly”, condannato al processo a 22 anni e 8 mesi. Deotto era il comandante del Gap “Giotto” e fu uno degli uccisori di Guido Pasolini “Ermes” e di Antonio Previti “Guidone”, Antonio Cammarata “Toni”e Pasquale Mazzeo “Cariddi” 5.

Se non ci si vuole (giustamente) fidare di una fonte “sdrucciolevole” come Wikipedia, ci si può rivolgere ad uno dei tanti libri scritti sulla vicenda del Porzûs. Alessandra Kersevan 6, ad esempio, cita sia Lorenzo Deotto, che l’altro Deotto, Vincenzo detto “Falco”, collocandolo in tutt’altro contesto. Oppure il libro di un comandante osovano come Marco Cesselli – la cui seconda edizione è stata curata da Paolo Strazzolini 7 – in cui Lorenzo Deotto “Lilly” viene citato più volte, anche con una nota biografica aggiornata al 1975, data della prima edizione del libro (in questa ed. la si trova a p. 162).

Ambedue libri che Zannini ha utilizzato per la ricostruzione dell’eccidio (p. 66). Eppure, nel libro di Zannini (p. 14) non è Lorenzo Deotto, ma Vincenzo ad essere indicato come uno degli assassini di Guidalberto Pasolini.

La “fonte” di Zannini è un libro di Paolo Strazzolini, anch’esso dedicato al fratello minore di PPP 8; che però non cita la fonte della sua evidente confusione e che, quanto ai Deotto, avrebbe dovuto avere coscienza dei loro diversi ruoli, anche in considerazione del suo essere il curatore del libro di Cesselli appena citato. Ma Zannini, nella fretta, non si è accorto che i Deotto erano due, così ben distinti che quello “giusto” aveva pure una biografia già bella e pronta.

Una puntualizzazione: il partigiano Vincenzo Deotto “Falco”

Abbiamo già citato la biografia di Renzo Della Valentina. Merita riportare altri riconoscimenti, quelli ufficiali – certo, non sentenze di condanna – attribuiti a questo comandante partigiano dalla Repubblica Italiana.

Ecco quanto ci ha scritto il 2 giugno scorso Stefano Perulli, responsabile dell’Archivio Storico dell’Anpi Provinciale di Udine:

«Vincenzo Deotto, nato a Cussignacco (Ud) il 3 dicembre 1920, di professione sarto. Partigiano nella Divisione Garibaldi Friuli, Brigata Tagliamento, nome di battaglia “Falco”.

Caduto in combattimento il 15 aprile 1945 a Tramonti di Sopra, tumulato a Cussignacco.

In allegato trova l’atto di morte e il foglio matricolare (non in buone condizioni di conservazione e in fotocopia).»

Riproduciamo i documenti di seguito:

Inoltre, dal sito internet della «Gazzetta Ufficiale» è possibile scaricare liberamente il riconoscimento della Croce al Merito del partigiano, decretato nel 1966 dal Ministero della Difesa:

Insomma, materiale d’archivio di facile accesso – sia per via cartacea che informatica – che avrebbe potuto evitare uno svarione come quello accaduto. E notizie ce ne sono altre: bibliografia resistenziale a parte, che non sto qui a citare, ché il tempo è tiranno, c’è pure un’immagine nella pagina Facebook del Pd regionale:

Sulla base di tutta questa documentazione – ribadisco: facilmente reperibile, a voler lavorare con calma e mestiere – la falsa attribuzione del ruolo di “assassino” a “Falco” è smontata. Anche se, prima di conoscerla, non potendola ancora escludere scientificamente, si sarebbe dovuto ritenere assai poco probabile che “Falco”, che aveva già un reparto cui badare, avesse pendolato dalla Val Colvera al Bosco Romagno (un’ottantina di chilometri di sola andata, pari a 4 ore di bicicletta o a 15 ore a piedi al giorno d’oggi, con strade normali) in pieno inverno e con la pianura friulana piena zeppa di fascisti e repubblichini.

Si potrebbe chiuderla qui, con una pressante richiesta all’Autore di pubblicare un’errata-corrige adeguata al danno di immagine compiuto. E con l’auspicio che Strazzolini (che in tanti anni non si è preoccupato, nei libri successivi come la curatela di Cesselli, di correggere il suo errore del 2006), essendo un chimico, presti maggiore attenzione nel corso dei suoi esperimenti in quella materia così “instabile”, rispetto a quella dimostrata nelle sue ricerche storiche.

 

CONTINUA SU http://www.storiastoriepn.it/laltro-gli-altri-pasolini-falco-ed-i-turchi-bosniaci-a-proposito-di-un-lavoro-frettoloso-e-negligente/ 

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