È di questi giorni la notizia che nella legge di stabilità 2016, all'articolo 1, comma 334, gli stanziamenti per le Pari Opportunità subiranno nel prossimo triennio un taglio di 2,8 milioni di euro l'anno. Gli stanziamenti, circa 25 milioni di euro, previsti inizialmente per il 2016, passeranno nel 2018 a 17.597.000, con buona pace degli interventi a favore delle donne.
Questi stanziamenti vengono tagliati nell'ambito di una generale riduzione di quanto destinato nel prossimo triennio alla Presidenza del Consiglio, ma le pari opportunità sono in carico alla stessa e, dunque, è forte la convinzione che quando si tratta di opportunità per le donne, la materia sia opinabile e, per certi versi, sacrificabile qualora l’occasione l’imponga.
Ed è proprio questo il nodo della questione reso più inestricabile dalla mancanza di un Ministero delle Pari Opportunità. Infatti, l’assenza di un apposito Ministero rende vana la naturale azione di mainstreaming che dovrebbe animare tutti i dicasteri del Governo e questo è sicuramente un danno perché - a nostro avviso – non si può parlare di occupazione, di accesso al lavoro, di previdenza, di sanità, di anziani e programmare contestualmente l’avanzamento sociale ed economico del Paese, se prima non si risolvono le disparità, tutte le forme di disparità .