Sabato, 04 maggio 2024 - ore 11.41

Lo stress de Medici italiani Condividi

Cgil Medici: colpa di tagli lineari, organici ridotti e risorse del tutto insufficienti

| Scritto da Redazione
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Una ricerca Anaao evidenzia i carichi di lavoro eccessivi, la mancanza di riposo e l’alto numero di straordinari cui è soggetto chi lavora nella sanità pubblica.

Stressato, sottoposto a carichi di lavoro eccessivi, costretto a lavorare anche dopo il turno notturno, senza tempo neanche per usufruire di una pausa pranzo. È questo l’identikit del medico italiano perante nella sanità pubblica, secondo quanto emerge da una ricerca di Anaao Giovani appena presentata, centrata appunto sui problemi connessi all’aumento dei carichi di lavoro tra i camici bianchi. Una maggiore utilizzazione imposta dal progressivo de-finanziamento del Servizio sanitario nazionale (le Regioni hanno stimato tagli intorno ai 31 miliardi di euro dal 2010 al 2014), che ha determinato importanti riduzioni degli organici attraverso riorganizzazioni, prepensionamenti e blocco del turnover. Misure che comportano l’incremento dell’orario di lavoro e del numero delle prestazioni, con evidenti conseguenze sulle performance cognitive dei medici, sull’aumento del rischio clinico e di malattie psicosociali (come la sindrome da burnout).

“Il giusto orario per i medici e per gli infermieri – commenta Massimo Cozza, segretario nazionale Fp Cgil Medici – rappresenta una delle rivendicazioni più importanti che abbiamo portato avanti, a partire dai rinnovi contrattuali, ponendo con forza la questione dell’applicazione delle regole europee su riposi e orario settimanale. Lo studio dell’Anaao conferma che avevamo ragione noi, mostrando anche il nesso preciso con la diminuzione del personale”. Dopo anni di tagli lineari nella sanità, aggiunge Cozza, che stanno continuando “anche con il governo Renzi, nonostante gli annunci e le mistificazioni, i medici non solo sono sempre di meno, ma sono costretti a lavorare in modo stressante e con sempre minori risorse per rispondere ai bisogni dei cittadini”. E così conclude: “Basti pensare a chi lavora al pronto soccorso, quando ritiene che il paziente in barella vada ricoverato ma non ha più letti disponibili in ospedale. Ancora una volta è tristemente attuale il nostro interrogativo: vi fareste operare da un chirurgo stanco?”.

La ricerca offre numerosi dati che testimoniano l’accresciuto impegno nel lavoro dei medici. Il 91,9 per cento del campione reputa “di essere sottoposto a un eccessivo carico lavorativo”. Scendendo nei dettagli, il 54 per cento dei camici bianchi visita un numero di pazienti tra zero e 11, il 20,6 per cento tra 12 e 16, il restante 25,4 supera i 17. Il numero di pazienti assegnati al singolo medico è maggiore nelle regioni settentrionali: ciò “è verosimilmente da imputare – si legge nella ricerca – alla politica dei tagli dei posti letti effettuata, che continuerà anche con i nuovi standard ospedalieri appena approvati”.

Interessanti sono le cifre sul lavoro notturno: più del 41 per cento svolge almeno quattro turni al mese (e il 5 per cento supera gli otto). Ma c’è di più: un terzo del campione svolge attività clinica dopo il turno notturno, un fatto che va contro le specifiche disposizioni sul riposo giornaliero (art. 7 del decreto legislativo 66/2003), che sanciscono il diritto del lavoratore ad avere un adeguato periodo di riposo. Nel complesso, sommando guardia notturna e diurna (ossia domenica e festivi), il 39,2 per cento degli intervistati effettua tra sette e 16 turni di guardia mensili. Va considerato, precisa l’indagine Anaao, che “l’aumento del numero dei turni notturni incrementa esponenzialmente il rischio di patologie neoplastiche e malattie cardio-vascolari, e in assenza di un adeguato periodo di riposo peggiora la performance cognitiva”.

Fonte: rassegna sindacale

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