Venerdì, 03 maggio 2024 - ore 09.23

Lombardia, 5 Stelle sui matrimoni gay: ‘La diffida ai Sindaci è ipocrisia’

Pubblichiamo le dichiarazioni di Iolanda Nanni, Consigliere Regionale dei pentastellati lombardi

| Scritto da Redazione
Lombardia, 5 Stelle sui matrimoni gay: ‘La diffida ai Sindaci è ipocrisia’

Oggi il Consiglio regionale della Lombardia ha approvato una mozione del Nuovo Centro Destra che chiede al Presidente della Regione di diffidare i Sindaci dal trascrivere nei registri dello stato civile i matrimoni fra omosessuali celebrati all’estero.

La mozione è stata vergognosamente approvata dalla maggioranza, con voto per alzata di mano, senza che il Partito Democratico chiedesse neppure il voto elettronico, cosa che il Movimento 5 Stelle Lombardia effettua regolarmente in ottemperanza al principio di informazione trasparente sul voto dei singoli Consiglieri Regionali, ma che non ha potuto chiedere in data odierna per assenza dai lavori d’aula in segno di protesta al grave vulnus alla democrazia e alle espressioni della minoranza inferto ieri in Commissione V dalla maggioranza.

Iolanda Nanni, Consigliere Regionale del Movimento 5 Stelle, dichiara: «Si tratta dell’ennesimo atto demagogico presentato dalla maggioranza che attesta solo lo scollamento di questi rappresentanti istituzionali dalla società e dall’evoluzione della famiglia: peraltro, la trascrizione dei matrimoni omosessuali contratti all’estero da parte dei Comuni non è materia di competenza regionale; come Movimento 5 Stelle, da tempo denunciamo l’uso propagandistico e demagogico delle funzioni del Consiglio Regionale e siamo di fronte all’ennesimo caso di uso strumentale di quest’Aula, mentre la Regione avrebbe bisogno che discutessimo urgentemente e senza perdere tempo le importanti e complesse tematiche di nostra competenza».

«Il Movimento 5 Stelle Lombardia», continua Nanni, «esprime ferma contrarietà a questa mozione, che si fonda su premesse giuridiche inconsistenti, in quanto richiama la giurisprudenza della Corte Costituzionale che, con la sentenza n. 138 del 2010, stabilisce che il riconoscimento delle famiglie omosessuali non è in alcun modo vietato dalla Costituzione e che tale materia è oggetto delle competenze del Legislatore, il quale, se ne avesse la volontà politica, potrebbe più che legittimamente inserire nell’ordinamento tutele delle famiglie omosessuali, nonché il riconoscimento dei loro diritti. La sentenza n. 138 del 2010 della Corte Costituzionale è quindi richiamata, all’interno della mozione, in modo del tutto fuorviante e strumentale. Gli estensori della mozione si sono peraltro dimenticati di richiamare che proprio la stessa Corte Costituzionale, nella medesima sentenza da loro citata, ha sentenziato che le unioni omosessuali devono avere riconoscimento e tutela giuridica, richiamando il Legislatore a intervenire in merito. I Sindaci che hanno deciso di trascrivere i matrimoni omosessuali contratti all’estero stanno quindi attuando una forma di tutela giuridica, seppur sostanzialmente simbolica, delle famiglie omosessuali, così come richiesto dalla Corte Costituzionale e sopperendo a un ingiustificato ritardo del Legislatore».

«La mozione fa inoltre riferimento all’ordinamento comunitario, anche in questo caso in modo strumentale e fuorviante: l’ordinamento comunitario, a oggi sul punto inapplicato e disatteso in Italia, prevede la tutela dei diritti LGBT e delle famiglie omosessuali. Insomma, la mozione si fonda su richiami giuridici e ordinamentali che in realtà smentiscono le conclusioni a cui giunge la mozione stessa: questo è un capolavoro di ipocrisia e disonestà intellettuale, ed è purtroppo un triste tentativo di fare demagogia e propaganda politica sulla vita delle famiglie omosessuali. I Sindaci che hanno deciso di far trascrivere i matrimoni omosessuali contratti all’estero stanno quindi facendo un gesto politico, simbolico e con un valore di certificazione per richiamare il Legislatore alle sue inderogabili responsabilità: le famiglie omosessuali hanno diritto a essere riconosciute e tutelate dalla legge, come richiamato sia dalla Corte Costituzionale che dall’ordinamento europeo. Le famiglie omosessuali esistono, e sono una realtà fondata sull’amore e la solidarietà, esattamente come le famiglie eterosessuali: gay e lesbiche esistono, ed esistono le loro famiglie. Che la maggioranza bigotta e piena di pregiudizi di questa Regione, se ne faccia una ragione!», conclude Iolanda Nanni.

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