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Olivero.E' il riformismo il compito dei cattolici| ACLI

| Scritto da Redazione
Olivero.E' il riformismo il compito dei cattolici| ACLI

La relazione di apertura del 24° Congresso nazionale
OLIVERO: E’ IL RIFORMISMO IL COMPITO DEI CATTOLICI
Tra antipolitica e tsunami sociale. Il presidente delle Acli lancia i “comitati per il
bene comune”
Roma, 3 maggio 2012 – «E’ il riformismo il compito e lo spazio dei cattolici nella vita
pubblica del nostro Paese». Lo ha affermato il presidente nazionale delle Acli, Andrea Olivero,
aprendo i lavori del 24° Congresso nazionale delle Associazioni cristiane dei lavoratori italiani.
«Un riformismo democratico e sociale, che parte dagli ultimi, che ha come compito civilizzare
l’economia e civilizzare la politica».
«Il riformismo cattolico – ha ricordato Olivero – nella sua forma sociale e democratica, ha avuto
un ruolo decisivo nella costruzione dello Stato repubblicano e anche dopo, negli anni in cui l'Italia
rinasceva e si avviava a diventare una delle grandi protagoniste della storia europea e
dell'economia mondiale. Nel moto riformatore impresso alla nostra società in tutti i campi,
dall'agricoltura alle infrastrutture, dalla casa alla scuola, dalla famiglia al lavoro sono grandi cattolici
a segnare la svolta e a dare sostanza alla vita democratica secondo lo spirito del dettato
costituzionale».
Il presidente delle Acli cita i nomi di De Gasperi, Fanfani, Vanoni, la «forza visionaria» di La Pira,
il rigore appassionato di Dossetti o di Lazzati, fino alla «prudentissima audacia di Moro, che ha
dato al riformismo cattolico la palma del martirio, anzitutto da intendersi nel senso originario di
coerente testimonianza fino alla morte violenta». «Ora – afferma Olivero - ci viene chiesto un
impegno riformatore non meno audace di quello passato. Il pericolo non è meno grande, la
crucialità del momento non meno decisiva di quelle lontane stagioni».
Il presidente delle Acli indica alcune delle priorità: «Creare nuova e buona occupazione per i
giovani, trovare nuove forme di contrasto alla povertà e all’impoverimento crescente, ridare
attraverso una nuova legge elettorale ai cittadini la possibilità di scelta dei rappresentanti (la
proposta sul tappeto è valida, ma ci preoccupano i tempi del suo iter). Occorre anche lavorare sui
temi cruciali della fiducia tra i cittadini e la sfera pubblica: dalla legge contro la corruzione,
quanto mai necessaria anche per rilanciare la nostra economia, al problema del finanziamento
pubblico dei partiti, connesso con la trasparenza dei loro bilanci».
LO “TSUNAMI SOCIALE”
«La sfiducia dei nostri concittadini nella politica così com’è – continua il presidente delle Acli - ,
rischia di impantanarsi in una deriva anti-politica senza sbocchi. O peggio in soluzioni
populistico-demagogiche di cui non mancano segnali evidenti»
«L'affidamento alla competenza dei tecnici non basta a dare risposte ai cittadini sempre più
impoveriti dalla crisi, impauriti dall'insicurezza del futuro, dal drastico ridimensionamento del
sistema di protezione sociale del welfare. Paradossalmente, la relativa libertà dalla ricerca del
consenso da parte del governo dei “tecnici” può accentuare la distanza tra i cittadini e le istituzioni
governative, se non è accompagnato da un ascolto costante dei bisogni reali e del disagio
sociale, vero “tsunami” latente ma avvertibile di una crescente disuguaglianza non più solo di
“opportunità” (tipica preoccupazione di una fase di crescita ) ma di condizioni e di tutele reali».
«La fragilità di questa compagine governativa – aggiunge – oltre che dalle ragioni di carattere
emergenziale che conosciamo, nasce dalla sua difficoltà a comunicare al Paese qual è il
disegno, il progetto complessivo a cui è chiamato, attraverso sacrifici di notevole entità. Questo è
proprio e solo il compito della politica quale noi la conosciamo e la intendiamo. Compito che si può
sospendere, ma non delegare e non troppo a lungo. C’è bisogno di politica, c’è bisogno di buona
politica. Di politici competenti, appassionati, moralmente rigorosi»
IL LAVORO, IL WELFARE, LA PATRIMONIALE
Il presidente delle Acli parla della riforma del mercato del lavoro: «Non bisogna fermarsi a pur
importanti questioni di principio – come per larga parte si è fatto in questi mesi nel dibattito intorno
all’articolo 18 – ma avere la lungimiranza di costruire nuovi servizi integrati a supporto dei
lavoratori. Oggi il sistema pubblico di intermediazione è del tutto assente, la formazione
professionale è marginalizzata e maltrattata, le tutele assistenziali e previdenziali sono spesso
inadeguate ai nuovi lavoratori».
«Il welfare – ha aggiunto Olivero - è stato la prima vittima illustre di questa crisi. Un lusso che
non possiamo più permetterci, secondo alcuni, un residuato del passato, per altri. Pochi si sono
accorti, invece, che proprio in questa situazione difficile il nostro modello sociale ha dimostrato
tutta la sua efficacia garantendo, fino ad ora, la tenuta della coesione sociale e, quindi, di una
autentica democrazia». Ma il modello di welfare necessita una «profonda revisione»: «dobbiamo
superare le forme assistenzialistiche e risarcitorie con cui si è sviluppato, correggerne lo
sbilanciamento sulla previdenza, a tutto danno dei più giovani e a detrimento dei servizi,
riorganizzarne l’offerta allargando lo spazio pubblico attraverso il concorso del Terzo Settore. Tutto
il contrario, lo dobbiamo dire, di cosa si è fatto in questi anni, con tagli lineari progressivi che hanno
lasciato intatti i problemi strutturali e cancellato le poche risposte innovative messe in campo con
l’associazionismo e la cooperazione».
E ancora: «Costruire una misura universalistica di contrasto alla povertà assoluta, come
quella che stiamo elaborando con gli amici della Caritas e di Sant’Egidio, ricostituire i fondi per le
Politiche Sociali, avviare la riforma dell’assistenza, per anziani e per disabili, secondo le specifiche
necessità, sbloccare i pagamenti delle Pubbliche Amministrazioni nei confronti del Terzo
Settore – non capitalizzato, per sua vocazione, e quindi più fragile in questi tempi – anche in
deroga al Patto di stabilità, sostenere e professionalizzare il lavoro di cura nelle famiglie, iniziando
una politica di sgravi che possano permettere emersione di lavoro sommerso e dignità con costi
risibili per l’erario».
Olivero invoca quindi «il riconoscimento della cittadinanza ai bambini nati in Italia da genitori
stranieri, associando lo ius solis allo ius sanguinis», e ribadisce la richiesta di «una robusta
patrimoniale in grado di disincentivare la rendita speculativa rispetto al rischio di impresa e di una
riforma fiscale che metta le famiglie nella condizione di far ripartire i consumi e, soprattutto, di
ridistribuire il reddito in modo equo».
GLI IMPEGNI DELLE ACLI: IL PIANO PER L’OCCUPAZIONE GIOVANILE
Il presidente delle Acli lancia quindi l’impegno per l’associazione di «dare vita, entro l’autunno, ad
un “piano per l’occupazione giovanile” in grado di dare risposta concreta ad una istanza sociale
che ha assunto in questi mesi una drammaticità crescente. Le Acli dovranno mettere in campo
tutte le loro energie, facendo tesoro e sintesi delle esperienze già in atto nella cooperazione
sociale e nella formazione, ma ancor più dovranno coinvolgere nel progetto partner qualificati, a
partire dalle organizzazioni del Forum dei cattolici nel mondo del lavoro. Dovrà in primo luogo
essere portata avanti un’azione politica volta a rendere questa una priorità del governo e di tutte le
forze politiche, ma contestualmente il sistema Acli dovrà sviluppare al suo interno competenze
capaci di promuovere nuova cultura sociale d’impresa, in particolare tra i giovani».
I “COMITATI PER IL BENE COMUNE”
Olivero, infine, lancia l’idea della creazione di “comitati per il bene comune” diffusi su tutto il
territorio ed in grado di mantenere «una mobilitazione permanente propositiva e costruttiva su
alcune questioni cruciali di questa fase di transizione»: la legge elettorale, «che deve
assolutamente essere modificata prima delle elezioni»; la «definizione dei partiti come soggetti di
diritto pubblico, e quindi democratici e trasparenti – ed il finanziamento pubblico, che è giusto
mantenere ma a condizione di regole certe e di importi nettamente inferiori a quelli attuali».
Un’azione da portare avanti cercando «l’interlocuzione e l’apporto di tutti i soggetti disponibili, a
partire dalle organizzazioni del mondo cattolico e da quelle del Forum del Terzo Settore».
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