Sabato, 20 aprile 2024 - ore 08.36

Palata Menasciutto: una storia paradigmatica di Franco Zavagno

Garcia Marquez ha fatto di Macondo, località misconosciuta del nord della Colombia, un luogo famoso nel mondo, le cui vicende si possono assumere come paradigmatiche per interpretare una realtà più ampia, universale.

| Scritto da Redazione
Palata Menasciutto: una storia paradigmatica di  Franco Zavagno

Così le vicende che hanno caratterizzato la storia recente della Riserva Naturale “Palata del Menasciutto”, in quel dei comuni di Pianengo e Ricengo, divengono a nostro avviso rappresentative di un approccio per lo meno discutibile, ma purtroppo diffuso, alla gestione delle aree protette. L’area, istituita come riserva nell’ambito del Parco Regionale del Serio, è stata, a partire dal 2008, oggetto di particolari attenzioni da parte di soggetti interessati alla realizzazione di un impianto idroelettrico. Perché proprio lì? Certo, perché c’è un salto d’acqua, che si presta alla produzione di energia. Questo aspetto che, apparentemente, sembrerebbe funzionale al potenziamento delle cosiddette energie rinnovabili, presenta però evidenti incongruenze. Infatti, come le dighe in generale e le pale eoliche, comporta impatti sensibili sull’ambiente, qui particolarmente rilevanti in quanto il sito si trova all’interno di un’area protetta. Va ricordato che, alle origini del movimento ambientalista in Italia all’inizio degli anni Settanta del secolo scorso, uno dei punti qualificanti fu la battaglia per la limitazione dell’installazione di nuovi impianti idroelettrici che, oltre agli effetti deleteri sul paesaggio, hanno alterato profondamente l’ecologia di molte valli alpine. Ma erano tempi differenti dagli attuali, prima dei mutamenti antropologici che hanno comportato la ormai quasi totale mercificazione della natura.

Per quanto concerne la realizzazione dell’impianto in progetto nella riserva “Palata del Menasciutto”, gli impatti maggiori che ne potrebbero derivare si possono così riassumere:

-derivazione, anche se per un tratto limitato, di più dell’80% della portata media annua del fiume Serio all’altezza della Palata Menasciutto;

-occupazione permanente di suolo, a discapito degli habitat presenti;

-occupazione temporanea di suolo (aree di cantiere) e disturbo indotto dall’esecuzione dei lavori.

Mentre due sono gli aspetti che destano maggiori perplessità nella vicenda:

-la posizione assunta dall’Ente Gestore (Parco del Serio), che sembra essere favorevole al progetto in questione;

-le motivazioni, apparentemente razionali, portate a sostegno della compatibilità di quanto si andrebbe a realizzare.

Circa il primo punto, riteniamo perlomeno strano che, tra i sostenitori del progetto, si possa annoverare l’ente gestore dell’area protetta, a cui spetterebbe il compito di tutelarne l’integrità.

Quanto al secondo aspetto, per giustificare l’operazione l’attenzione è stata tendenzialmente rivolta ad aspetti che, a nostro avviso, risultano marginali rispetto alla questione, con particolare riferimento alla presenza di habitat specifici in corrispondenza delle superfici interessate dal progetto. Ma, a prescindere dal rispetto delle norme vigenti e degli habitat, non sarebbe comunque auspicabile che l’ente gestore di un’area protetta agisse in omaggio al principio di “massima cautela”? Ovvero, salvaguardando la naturalità dei luoghi e dei processi, un concetto in linea con l’approccio oggi prevalente in ambito internazionale, piuttosto che garantire semplicemente la presenza di specie e di habitat, seppure rari.

Purtroppo, come già paventato qualche decennio orsono da molti ambientalisti, una volta introdotta e inserita nel circuito della società dei consumi, la “tutela ambientale” rischia di trasformarsi in un vuoto simulacro che maschera le vere intenzioni degli attori in gioco divenendo funzionale al mantenimento delle dinamiche che hanno prodotto e continuano a produrre il degrado. 

Biologo Franco Zavagno e Comitato "Salviamo il Menasciutto"

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