Venerdì, 29 marzo 2024 - ore 11.02

Pianeta Migranti. Muri fisici, muri politici e culturali nella civile Gran Bretagna

Muro lungo l'Eurotunnel. Muro della Brexit. Chiusura dei confini per i migranti irregolari. Restrizioni verso gli immigrati europei. Indeboliti i diritti per i britannici. Solo il denaro e le merci circolano liberamente. E se il resto dell'Europa mettesse barriere ai servizi finanziari della city londinese, uno dei maggiori paradisi fiscali del mondo?

| Scritto da Redazione
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Pianeta Migranti. Muri fisici, muri politici e culturali nella civile Gran Bretagna.

Muro lungo l'Eurotunnel. Muro della Brexit. Chiusura dei confini per i migranti irregolari. Restrizioni verso gli immigrati europei. Indeboliti i diritti per i britannici. Solo il denaro e le merci circolano liberamente. E se il resto dell'Europa mettesse barriere ai servizi finanziari della city londinese, uno dei maggiori paradisi fiscali del mondo? 

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Per chi arriva a Londra dall'Italia, sorvolare la Manica è cosa normale che non costituisce problema. Non così per i migranti e rifugiati che da Calais, in Francia, tentano di attraversare lo stretto per raggiungere l'Inghilterra. Cosa impossibile da quando, nel 2016, il  Regno Unito ha costruito un muro alto 4 metri, denominato “Great wall of Calais”, a prolungamento di una recinzione lungo l'Eurotunnel che da Calais porta alla sponda inglese della Manica.

Lo scopo è fermare i continui tentativi dei migranti di salire sui veicoli, soprattutto camion, diretti in Inghilterra. Il costo del muro, stimato in circa 3 milioni di euro, è stato sostenuto totalmente dal governo inglese. A completamento dell'operazione, il governo francese chiede con insistenza a quello britannico che si faccia carico anche dei costi della sicurezza dei migranti che, nonostante gli sgombri, continuano ad essere stanziati in grandi accampamenti nei pressi di Calais,  per tentare disperatamente in tutti i modi possibili di attraversare l'Eurotunnel.

Secondo gli esperti di geopolitica, quelli per la costruzione di muri sono soldi sprecati perché le vere risposte ai flussi migratori vanno trovate con responsabilità politiche condivise e con pratiche concrete di solidarietà a livello di Unione Europea. Sicuramente, uno degli effetti del muro è stato il rafforzamento del business dei trafficanti di esseri umani che obbligano i migranti a pagare tariffe più alte per il passaggio e li espongono a maggiori rischi pur di arrivare nell'Eldorado inglese.

Dopo il muro, nel 2016 è arrivata anche la Brexit: il muro politico. La campagna pro Brexit ha usato l'immigrazione come capro espiatorio su cui scaricare il disagio per la lunga austerità dovuta alla crisi finanziaria del 2008 con i  conseguenti tagli alla spesa pubblica che hanno colpito specialmente famiglie e lavoratori a medio reddito. La propaganda per il “leave” aveva infatti come motto: “British first”,  “controlliamo i confini e riduciamo l'immigrazione”. Votare “leave”  significava votare contro le politiche dell'immigrazione considerate responsabili di togliere risorse e opportunità lavorative agli inglesi. Tra i lavoratori immigrati si contano anche 3 milioni di cittadini europei che contribuiscono alla crescita del Pil inglese e nei cui confronti non sono mancate proposte di restrizione dei diritti.

Il quotidiano inglese The Guardian, nel settembre 2017 riferiva di un documento del Ministero dell'interno britannico finalizzato a regolare l'immigrazione dall'Europa. Il documento prevede maggiori controlli alle frontiere per i cittadini comunitari, la preferenza di ingresso a manodopera super qualificata e la restrizione del permesso di soggiorno a lavoratori con bassa qualifica professionale. Da parte sua, la UE chiede invece garanzie di mobilità per i suoi cittadini e il mantenimento dei diritti acquisiti per coloro  già presenti  in Gran Bretagna.

Ma la Brexit ha generato delle crepe anche sul fronte dei diritti dei cittadini inglesi.

La Brexit comporta l'abbandono della 'European Comunity Act', la Carta europea dei diritti sottoscritta da tutti i membri UE che sancisce il primato del diritto europeo su quello dei singoli Stati. Ancora il The Guardian (il 14 e 15 gennaio) avvertiva che l'abbandono della legislazione europea da parte degli inglesi, potrebbe indebolire se non addirittura scalzare tutta una serie di diritti alla persona che invece dovrebbero tutelare i cittadini, specialmente quelli più deboli. La Carta UE infatti, tutela diritti importanti per la dignità delle persone quali: protezione dei dati personali, salute, protezione dei lavoratori, delle donne, dei bambini, dei disabili, il diritto alla non discriminazione e molto altro. Secondo Amnesty ed altri organismi umanitari inglesi, una volta che il Regno Unito avrà lasciato la UE molti di questi diritti saranno disattesi.

Il dibattito resta aperto sia a livello politico interno che sui tavoli della trattativa con l'UE: il tema controverso è proprio il rischio di un arretramento nella cultura della difesa dei diritti in un paese che si ritiene culla di democrazia, civiltà e cultura.

 

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