Egregio direttore, la gestione in Parlamento dell’iter dell’Italicum sta dimostrando, sempre di più, che esiste un Pd di governo, che boccia gli emendamenti di un Pd di opposizione, in ciò sostenuto dalla parte filogovernativa di Forza Italia, tanto che i dissidenti berlusconiani si trovano oggettivamente alleati ai
dissidenti Dem. Prove tecniche di una nuova maggioranza, che potrebbe coagularsi in un Pdr (Partito di Renzi) o in un Pdn (Partito della Nazione, definizione - quest’ultima - un po’ inquietante); una nuova maggioranza, all’insegna dei vecchi vizi della politica italiana, il trasformismo e il consociativismo? Si tratta, insomma, di una istituzionalizzazione del patto del Nazareno, da qui all’eternità? Non lo so ma, a pensar male, il sospetto viene. Per carità, quella di un partito neomoderato di centro può essere un’opzione plausibile; a quel punto, però, sarebbe opportuno che il premier lo dicesse apertamente per evitare di
consegnare il Paese ad una ulteriore stagione dell’ambiguità, di cui non si avverte proprio il bisogno. E non si dica che le grandi coalizioni o le larghe intese sono praticate anche in altre nazioni come in Germania; lì, infatti, i governi Spd-Cdu si basano su accordi pubblici, controfirmati dalle parti e strutturati su un programma a tempo che entrambi i contraenti si impegnano a rispettare. Ma, in Italia, qualcuno l’ha
letto il patto del Nazareno? O è come l’araba fenice, di cui i poeti cantavano «che ci sia ciascun lo dice, dove sia nessun lo sa»? Nel frattempo, si attendono chiarimenti, anche in vista dell’elezione del presidente della
Repubblica; oppure capiterà di trovare, tra venti anni, in un cassetto di palazzo Chigi, il testo del patto, come accadde per le lettere di Moro dal carcere delle Brigate Rosse?
Vincenzo Montuori (Cremona)