Domenica, 12 maggio 2024 - ore 00.02

Riforma della Giustizia di RAR

| Scritto da Redazione
Riforma della Giustizia di RAR

La prima impressione che si ricava dalle proposte avanzate circa la riforma della Giustizia appare come uno stravolgimento del concetto stesso di Giustizia che, per definizione, deve essere uguale per tutti, almeno in un sistema che si proclama democratico. I Padri Costituenti, scritto con doverosi caratteri maiuscoli, previdero due forme di protezione, al fine di neutralizzare ipotesi giustizialiste. Per un verso inserirono nella Costituzione l’immunità parlamentare, anche se limitata ai reati di opinione quindi imposero l’indipendenza della Magistratura (anche questa con lettera maiuscola) dal potere politico.

Un equilibrio protettivo che ha retto oltre 60 anni, anche se, dalla parte politica, si è fatto abuso della immunità costituzionale dilatandola anche a reati penalmente perseguibili, non assimilabili ai reati di opinioni. Per cui si assiste a indagini per volgari ruberie perpetrate dagli eletti dal popolo messe a segno nell’esclusivo interesse personale. Un protezionismo bilaterale che ha garantito molto di più i politici disonesti che non i magistrati che fanno il loro dovere. Ma tutto ciò non piace ad una fetta delle Istituzioni, e, vedi caso, proprio a quella che maggiormente ritroviamo nelle cronache giudiziarie, accusata di abusi, truffe, connivenze mafiose, voti di scambio con le cosche, concussioni, corruzioni,  fino ad arrivare ad accuse infamanti come lo sfruttamento della prostituzione, anche minorile. Questa fetta di parlamentari, pur collocata all’opposizione dal voto democratico, per malaugurata congiuntura, si ritrova a sostenere il governo, limitatamente alle riforme, a condizione che tali riforme vengano indirizzare a stravolgere i rapporti di “protezione” sanciti dalla Costituzione. Così, per bocca del loro signore e padrone, esigono “riformare le riforme” secondo le loro personali esigenze.

Tralasciamo di parlare della riforma del Senato, che prevede nominati, con tanto di garanzie di immunità. Non parliamo nemmeno della riforma della legge elettorale che dovrebbe mantenere la nomina da parte sedicente politico che comanda; nomina già censurata dalla Consulta come incostituzionale, e soffermiamoci alle proposte di riforma della Giustizia. In questo caso, secondo quanto è già stato sancito nei “patti del Nazareno”, i politici manterrebbero l’immunità che li protegge dai magistrati, vanificandone il doveroso lavoro, mentre vorrebbero circoscrivere l’indipendenza dei magistrati, che li protegge dai politici, e sancire la responsabilità individuale di ogni singolo magistrato, che si ritroverebbe, così, a dover operare sotto la spada di Damocle di sanzioni disciplinari e/o penali determinate dal potere politico; praticamente una magistratura non più indipendente, bensì controllata a vista dal potere politico, messo nella condizione di neutralizzare ogni ipotesi di perseguibilità penale. I politici, peraltro non eletti, bensì nominati, si ritroverebbero al di sopra delle leggi, contraddicendo il principio base di ogni democrazia, secondo cui “LA LEGGE E’ UGUALE PER TUTTI”; basterà correggere  l’art. 3 dell’attuale Costituzione in una delle seguenti formule che tanto piacciono ai pregiudicati che indossano, abusivamente, i panni dello statista:

LA LEGGE E’ UGUALE PER TUTTI, TRANNE PER I NOMINATI DAL POTERE POLITICO; oppure:

LA LEGGE E’ UGUALE PER TUTTI, FORSE. Non si tratta della uccisione della democrazia, ma di un suicidio della  Democrazia, essendo perpetrato proprio dai medesimi che, per definizione, dovrebbero tutelarne l’integrità.

 

Rosario Amico Roxas

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