Sabato, 11 maggio 2024 - ore 20.09

SOGNO UN PAPA AMERICANO CHE VIVA IN POVERTA'| G.Carnevali

| Scritto da Redazione
SOGNO UN PAPA AMERICANO CHE VIVA IN POVERTA'| G.Carnevali

Caro  Gianki (GianCarlo per los nunerosos amigos),
siamo orfani di ben due padri, il primo è il presidente del consiglio della repubblica italiana mentre il secondo è il Papa della cristianità; non consoliamoci a vicenda, va là. Mi consola invece il fatto che, fortunatamente per chi crede ancora che “certi” valori non siano da buttare nella spazzatura (il che è tutto dire!), non siamo orfani di “Madre” Chiesa. Ma codesta nostra madre Chiesa s’ha da interrogare e non poco, s’ha da confessarsi , e codesta confessione “è cosa buona e giusta”, soprattutto s’ha da rinsavire, su tutti i fronti. Ed appunto in forza di codesta ultima affermazione che mi garberebbe  focalizzare l’attenzione sul toto nomine del nuovo Pontefice. Non molto tempo fa lessi un curioso (tuttavia coraggioso) intervento di quell’instancabile  pretino da marciapiede (come usa definirsi) don Antonio Mazzi. Ce li ha tutti 80 anni don Antonio! Scriveva così bene, a proposito del nuovo Pontefice, tra le altre cose: “La scelta di Papa Benedetto di sparire tra le mura di una clausura, di “morire” vivo per lasciare uno spazio immenso libero da inciampi e ritardi ha obbligato tutti a porsi domande che non devono riguardare solo il passaporto del nuovo Pontefice di domani, ma soprattutto il coraggio, l’energia fisica e psichica, spirituale e la caratura carismatica capace di rinnovare, smontare la Curia romana ancor prima della Chiesa mondiale”. Più avanti ancora scriveva: “…..lo Spirito Santo discenda affinchè si svegli il Dio che dorme sulla barca mentre il lago è in burrasca”. Parole da niente, Gianki, parole da niente! Ed ancora don Antonio con superlativo senno: “Sogno un Papa pastore, non di Curia, non europeo; che abbia il coraggio di abbandonare i fasti imperiali, le cerimonie sontuose, di abbandonare palazzi e residenze vergognosamente ricche; che viva fuori dal Vaticano il più possibile, condividendo con una piccola comunità “diaconale” i dolori, le gioie e le istanze di un mondo che è pagano, perché povero di profeti, di testimoni, di pastori”. Caro Gianki, non ha fatto la “solita battuta”, ha sferzato quei 115 elettori a riflettere su quel popolo di Dio un po’ troppo spesso disperso, soprattutto su quella “Madre Chiesa” da reinventare. In tutta onestà io un nome su tutti ce l’avrei: dagli Stati Uniti l’arcivescovo di Boston Sean Patrick O’Malley, classe 1944, frate cappuccino, sandali e barba lunga quanto basta, uno che preferisce l’abito da francescano  alla porpora cardinalizia, forse un outsider. Si dice che viva in una piccola cella alquanto spoglia! A proposito di pedofilia all’interno della Chiesa e di “coperture”. Nella sua diocesi tempo fa un parroco venne arrestato e confessò di aver molestato oltre 100 ragazzini. O’Malley applicò una politica di “tolleranza zero”. Questo suo gesto gli valse un incontrastato plauso, soprattutto ora gli viene riconosciuto dalle famiglie delle vittime un “grande impegno” verso i minori. “La speranza è un sogno ad occhi aperti” (Aristotele). Alla buon’ora signor GianCarlo!
Giorgino  Carnevali


 

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