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Tamoil:Il ricatto continua| S.Ravelli

| Scritto da Redazione
Tamoil:Il ricatto continua| S.Ravelli

RICATTO OCCUPAZIONALE IERI, RICATTO AMBIENTALE OGGI.
A VOLTE LA STORIA SI RIPETE, MA IN PEGGIO.
Gli interventi dei rappresentanti delle istituzioni locali, degli esponenti politici e dei responsabili sindacali in merito alla possibilità o meno che il Comune di Cremona si costituisca parte civile al processo Tamoil mi hanno fatto tornare alla mente uno degli episodi salienti di questa “storia inquinata” di cui oramai nessuno sembra serbare memoria.
E' il 1985. La raffineria di Cremona è ferma da mesi. Alla compagnia petrolifera Amoco è subentrata da poco la Tamoil Italia spa, compagnia libica che presto finisce sotto il controllo diretto del governo libico e in particolare del dittatore Gheddafi. Il 25 settembre dello stesso anno, di fronte alle pressioni della triplice sindacale e del mondo economico cremonese, il Consiglio comunale (votano unanimemente sì i gruppi Dc, Pci, Psi, Msi, Pri, Pli) approva in fretta e furia il rinnovo della concessione e la ripresa dell'attività della raffineria. L'unico voto contrario è quello della consigliera radicale eletta nelle lista dei “Verdi” Elena Ginestri, che chiede inutilmente misure concrete in ordine ai controlli ambientali sull'attività della Tamoil. Vince il ricatto occupazionale e la “grande ammucchiata” dei partiti cremonesi si genuflette a Gheddafi, chi per connivenza e chi per sudditanza. Da allora, sulla vicenda Tamoil cala il silenzio, anche a seguito delle dimissioni della consigliera Ginestri, mentre un fiume di denaro libico, sotto forma di “sponsorizzazioni Tamoil” si riversa sulla città. Nell'omertà generale si è arrivati ai giorni nostri, lasciando che il degrado ambientale procedesse e che l'inquinamento si estendesse sempre più oltre il perimetro dell’azienda.
Quello che accade dal 2007 ad oggi è noto a tutti: l'autodenuncia della Tamoil nel 2001, la “scoperta” dell'inquinamento della falda acquifera nel 2007, l'avvio della prima seria indagine giudiziaria che porterà a giudizio alcuni manager Tamoil per gravi reati ambientali, la chiusura dell'attività di raffinazione a fine 2010, la guerra contro Gheddafi, la firma dell'accordo con la Tamoil il 1° aprile 2011. Si tratta, a mio parere, di un accordo capestro, privo di garanzie e di qualsivoglia tutela per la città, che assolve la Tamoil da ogni responsabilità circa l'inquinamento del sottosuolo e della falda, prima ancora che abbia inizio il processo vero e proprio! Un accordo mai discusso prima della stipula nelle sedi istituzionali interessate e mai ufficializzato dal ministero dello Sviluppo Economico, nonostante il sindaco Perri, il presidente della Provincia Salini e l'assessore regionale Rossoni figurino fra i sottoscrittori.
In cambio la Tamoil effettuerà a proprie spese il ripristino ambientale (non si tratta di una vera e propria bonifica) dei terreni della canottieri Bissolati al fine di scongiurare l'emersione dei pericolosissimi gas interstiziali durante le piene del Po. Oibò, i proprietari della Tamoil sono diventati improvvisamente dei benefattori? Non scherziamo, l'accordo è stato sottoscritto con Tamoil Raffinazione, il ramo d'azienda moribondo della holding libica (che ha sede in un paradiso fiscale), mentre Tamoil Italia manterrà il polo logistico a Cremona, che rimane strategico per la propria, estesa e redditizia rete commerciale. Ma c'è un “dettaglio” che nessuno vuole considerare: il deposito di carburanti di Cremona resterà quello di sempre, con la stessa vetusta rete sotterranea e gli stessi serbatoi in larga parte gravemente ammalorati. E la barriera idraulica è quella che è.
Eppure in questi giorni, come nel 1985, tutti i protagonisti politici e istituzionali, di destra di centro e di sinistra, cantano vittoria. Col beneplacito della triplice sindacale. Sostengono di aver strappato la bonifica alla Tamoil e che l'accordo pertanto va rispettato. Perché se la bonifica non la fa la Tamoil nessuno sarà in grado di farla a sue spese. E coloro che chiedono al Comune di costituirsi parte civile al processo contro i dirigenti Tamoil? Degli irresponsabili. Vince, questa volta, il ricatto ambientale e l'aria di Cremona torna ad essere talmente ammorbata che non fa neanche più notizia la sponsorizzazione della rassegna “Le Corde dell'Anima” da parte della Tamoil (si ricomincia?), un'azienda i cui dirigenti, lo ripeto, saranno presto a giudizio per gravi reati ambientali.

Cremona, 1° giugno 2012
Sergio Ravelli
segretario dell'associazione radicale Piero Welby

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