Lunedì, 06 maggio 2024 - ore 15.57

Turismo: persi 220mila posti di lavoro, 50mila attività a rischio

| Scritto da Redazione
Turismo: persi 220mila posti di lavoro, 50mila attività a rischio

L’effetto coronavirus sul comparto turistico italiano è stato devastante. È quanto emerge dallo studio condotto da Demoskopika i cui risultati sono stati riportati dal presidente dell’istituto, Raffaele Rio: "Ben 50mila imprese del comparto turistico italiano rischiano il fallimento a causa della perdita di solidità finanziaria con una contrazione del fatturato di almeno 12 miliardi di euro". Questa situazione si riversa inevitabilmente anche sul mercato del lavoro "con una perdita diretta di 220mila posti a cui, ovviamente, va aggiunto l'intero indotto".

Il lockdown ha infierito su una situazione non proprio rosea aggravandone le criticità. "Non va dimenticato - ha aggiunto Rio -, se a qualcuno fosse sfuggito, che nel primo trimestre del 2020, si è registrato il peggiore bilancio della nati-mortalità del sistema turistico degli ultimi 25 anni. E ancora l'anno non è concluso". Per fare fronte a questa situazione, il governo ha varato diverse misure tra cui il bonus vacanze, che si può richiedere fino a dicembre. Al 2 di agosto, secondo i dati dell’Agenzia delle Entrate riportati dal Mibact, ci sono già state oltre 1 milione di richieste per un valore economico di 450 milioni di euro. Le maggiori spese si sono concentrate fino a questo momento in tre regioni, ovvero Emilia Romagna, Puglia e Toscana.

Secondo quanto rilevato dall’Ocse, intanto, nel secondo trimestre del 2020 il Pil dei principali Paesi industrializzati ha subito un calo del 9,8%, contro l'1,8% dei primi tre mesi dell'anno. A pagarne le spese più di tutti il Regno Unito, che ha il peggior dato tra le principali sette economie: -20,4%, contro il -13,8% della Francia e il -12,4% dell’Italia. Seguono Canada (-12,0%) e Germania (-9,7%), rispetto a -5,4%, -2,1% e -2,0%. Quanto agli USA, il calo del Pil è stato stimato in -9,5%, contro -1,3% nel trimestre precedente. In Giappone, invece, il Pil si è contratto del 7,8%.

 
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