Venerdì, 03 maggio 2024 - ore 11.35

Un Pianeta disabitato di Danilo D'Antonio e Monti della Laga

Ad accendere la TV anche solo per pochi minuti al giorno, ci si rende conto di quanto sarebbe stato importante, nei trascorsi decenni, dirigere la prua della conoscenza collettiva sul fatto che la democrazia si regge ancora tutta sul mandato temporaneo imposto solo a coloro che ascendono al potere legislativo.

| Scritto da Redazione
Un Pianeta disabitato   di Danilo D'Antonio e Monti della Laga

Un Pianeta disabitato   di Danilo D'Antonio e Monti della Laga

Ad accendere la TV anche solo per pochi minuti al giorno, ci si rende conto di quanto sarebbe stato importante, nei trascorsi decenni, dirigere la prua della conoscenza collettiva sul fatto che la democrazia si regge ancora tutta sul mandato temporaneo imposto solo a coloro che ascendono al potere legislativo.

In un sol telegiornale si ha anche più di una tragica conferma di quanto sia delicato e limitato lo spazio democratico costruito sul solo ed angusto potere legislativo, che non poggia sui numerosi altri, estesi e fondamentali, non di rado onnipotenti, poteri dello Stato. E di conseguenza di quanto sia importante estendere la democratica temporaneità dell'incarico all'intero apparato dei pubblici poteri, introducendo una riflettuta, socialmente compresa e concordata, costituzionale temporaneità nel sistema del Pubblico Impiego.

Dicono gli scienziati, contandoci, che siamo divenuti più di sette miliardi e mezzo. Eppure, a vedere come quella che, anche solo da un punto di vista probabilistico, avrebbe dovuto essere una questione primaria e dibattuta a fondo, fino alla sua progettuale esaustione, non compare invece su nessun giornale, libro, saggio, articolo, convegno e ricerca e neppure in alcun film, romanzo, canzone e poesia, a notare questo assoluto vuoto intellettivo viene da credere di trovarci su di un Pianeta disabitato, non sovrappopolato. Ed è proprio questo il tragico effetto di una cultura prigioniera di una casta di assunti a vita: proprio lì, dove sarebbe più giusto si addensasse una folla di menti a pensare come progredire, uno spropositato impedimento non lascia spazio che alla disperazione data dall'esclusione e dall'impotenza.

E' tipico, storico, ricorrente: quando non si riesce ad andare avanti si viene rigettati all'indietro. L'umanità si è trovata di fronte una insuperabile muraglia d'incultura estesa per l'intero globo. Confusa e sviata di continuo da professori, ricercatori e scienziati, l'umanità non ha abbattuto il dogma del posto fisso nei poteri dello Stato, lasciando questo con un brutto disegno di linee accaparratrici e sperequatrici. Ritenendo che oltre non si potesse ottenere dall'uomo e dalla vita, l'umanità, spinta continuamente all'indietro da professori, ricercatori e scienziati che in tutti i modi ci hanno convinto che la democrazia ha grandi limiti, non ha continuato la sua evoluzione ed è perfino regredita. Le sue intuizioni venendo regolarmente ammutolite dal dotto sapere di chi l'ha usato esclusivamente per fini propri.

Ma la vita non ha limiti e, proprio quando le estreme complicazioni dei sapienti hanno ormai ricoperto di una poltiglia impraticabile l'intera mente collettiva, la semplicità delle cose riporta chiarezza sul mondo. Uno Stato è davvero democratico solo se tutti i suoi poteri (quindi impieghi), dal più basso al più elevato, vengono regolarmente restituiti all'autorità del popolo. Ed uno Stato deve essere democratico: non per soddisfare ideali di libertà o piacere individuali ma anche e soprattutto perché è un meccanismo che funziona alla perfezione, che non nasconde nulla ed a nulla è impreparato. La democrazia non è mero fatto politico, riconducibile alla sola volontà dei popoli. Trattasi invece di una funzionalità tecnica che la scienza, se questa non fosse stata ostaggio di brutta gente, avrebbe già ampiamente definito.

Poniamo dunque rimedio ad una situazione in stallo culturale, filosofico, politico, storico da settant'anni. Otterremo tali e tanti positivi risultati da avere l'impressione, nel breve volgere di una riforma del Pubblico Impiego, quindi appunto dello Stato, di essere approdati su di un Pianeta altro rispetto alla Terra. Ed infatti, sette miliardi e mezzo quanti siamo, legati ovunque da un patto sociale finalmente ben scritto e quindi rispettabile, potremo infine esprimerci tutti per il meglio. Riscritto il codice genetico dello Stato, di tutti gli Stati della Terra, l'umanità potrà trasformarsi da quell'accozzaglia egoista ed immatura, distruttrice e suicida ch'è finita per essere seguendo l'incultura ufficiale, in un organismo in grado di far fiorire in bellezza e bontà ogni realtà che vivrà e cui si avvicinerà.

Danilo D'Antonio e Monti della Laga

Civilmente, legalmente, pacificamente, rendiamo democratico l'intero Pianeta:

http://Stato-Democratico.tk/

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