Venerdì, 03 maggio 2024 - ore 22.42

Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti di Cremona: ‘Falsi ciechi, una caccia alle streghe’

Trasmettiamo le parole, non prive di amarezza e ironia, di Flavia Tozzi, Presidente dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti di Cremona

| Scritto da Redazione
Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti di Cremona: ‘Falsi ciechi, una caccia alle streghe’

Caro Direttore,

ci risiamo! Cremona ha di nuovo il suo falso cieco, anzi, ne ha ben due in un colpo solo! La caccia è stata fruttuosa e le prede sono state catturate. Ma ci sarà poi davvero un bottino?

Perdonatemi l’ironia, ma leggendo gli articoli riportanti la notizia sull’individuazione di due falsi ciechi a Cremona, anzi, qualcuno li ha addirittura definiti “finti”, sono rimasta davvero sconcertata e anche in qualche modo indignata. Sconcertata per la serie di indizi e le prove su cui si è basata l’indagine. Non mi permetto di contestare l’operato della Guardia di Finanza, che spero sia stato dettato esclusivamente da scrupolosità e accuratezza nello svolgere l’inchiesta. Mi dispiace molto di non aver potuto essere presente alla conferenza stampa nella quale il Comandante Ghilardini ha spiegato come è stata condotta tutta l’operazione, soffermandosi in particolari che, se mi consentite, trovo alquanto discutibili.

Mi riferisco al fatto che, almeno per quanto riguarda uno dei due casi, venga messo in dubbio il referto di ben due commissioni, quella ASL e quella dell’INPS e che ben cinque medici siano indagati. La cosa mi pare abbastanza assurda, ma, poiché non sono medico oculista e neppure finanziere, non ne discuterò oltre. Ci sarà un processo e, se questi professionisti ne usciranno puliti, credo che avrebbero tutte le loro buone ragioni a chiedere un risarcimento per aver subito danni alla loro reputazione professionale.

In secondo luogo, vorrei sottolineare che lo stato di cecità e di ipovedenza si può davvero comprendere solo se si vive sulla propria pelle. Quando si perde il dono della vista, soprattutto in età adulta, non è così semplice continuare a vivere, a condurre un’esistenza normale e soprattutto non tutte le persone reagiscono al medesimo modo. C’è chi si lascia andare e si rinchiude in casa senza più uscire, interrompendo qualunque attività sociale (come mi pare di capire auspichi chi ha condotto questa inchiesta) e c’è invece chi non si rassegna a vivere recluso e vuole continuare a frequentare gli amici, ad andare al bar o al cimitero a trovare i suoi cari defunti. C’è chi non si vergogna di chiedere aiuto e chi invece vuol dimostrare di essere ancora in grado di cavarsela da solo.

L’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti organizza corsi di orientamento e mobilità per apprendere l’utilizzo del bastone bianco e imparare a muoversi da soli per le strade della propria città e del proprio paese per dare a queste persone la possibilità di sentirsi ancora padrone della loro vita, indipendenti e libere di scegliere dove andare e come andarci. Mi rammarica molto il fatto che ciò venga spesso interpretato come un tentativo di truffare lo Stato. Se un imbroglio c’è, è probabile che sia al contrario: il desiderio di simulare una sicurezza e una capacità di deambulazione che in realtà non ci sono.

Si parla nella conferenza stampa di una persona che utilizzava un bastone bianco come se fosse un bastone da passeggio. Desidererei far notare innanzitutto che non sempre le persone che diventano cieche in età adulta, finché non si avvicinano alla nostra Associazione, hanno idea di come si utilizza un bastone bianco. Io stessa, accompagnata sempre da un cane guida, pur avendo con me il mio bastone vi assicuro che sarei molto in difficoltà se dovessi muovermi per le strade di Cremona utilizzando solo quello. Inoltre, questo oggetto ha anche la funzione di permettere agli altri di capire che chi lo usa è una persona cieca o ipovedente ed eventualmente prestarle aiuto. Il fatto che poi noi ciechi siamo in grado di riconoscere le persone che ci salutano per strada, scusatemi, ma non lo trovo così straordinario. Io riconosco i miei familiari, gli amicie i colleghi che incontro dalla voce o a volte anche dal modo di camminare o dall’odore.

Per ultimo (avrei ancora molto da dire, ma preferisco fermarmi qui) c’è una cosa che ha affermato il comandante Ghilardini e che, mi scuso se può sembrare una mancanza di rispetto nei suoi confronti, mi ha fatto davvero ridere: il fatto che una delle prove portate a suffragio della colpevolezza delle persone indagate fosse che non indossavano gli occhiali neri che dovrebbero portare tutti i ciechi. Qui mi permetto di dissentire fortemente e ci tengo ad assicurare che conosco un sacco di persone non vedenti che non portano mai occhiali neri, una di queste sono io, che sono cieca dalla nascita, e un’altra è mia sorella, pure lei cieca dalla nascita. A tal proposito, ritornando sul discorso dell’autonomia personale, vorrei aggiungere che quando ero bambina non avevo che la mera percezione della luce, quindi vedevo solo luci e ombre, sfrecciavo senza timore tra le colonne dell’istituto per ciechi dove studiavo e, nel cortile di casa mia, che era piuttosto ampio, giravo tranquillamente in bicicletta da sola, come pure faceva mia sorella. Con l’avanzare dell’età e avendo perso quel minimo di residuo visivo e l’incoscienza dei bambini, sono diventata più imbranata e meno spericolata e mi sono abituata a essere sempre accompagnata dal mio cane, dimenticandomi come si fa a utilizzare al massimo gli altri sensi (udito, tatto e olfatto) per muovermi indipendentemente.

Infine, poiché la nostra Associazione è stata citata per aver collaborato nello svolgimento dell’indagine, non essendomi stato dato modo di farlo durante la conferenza stampa, intendo chiarire che il nostro contributo si è limitato a fornire ai finanzieri esclusivamente gli elenchi dei soci come ci era stato richiesto e non certo informazioni sul comportamento dei ciechi, visto che quelle riportate sono perlopiù errate.

Ho detto che sono sconcertata, ma anche molto indignata. Indignata perché, se davvero queste due persone fossero colpevoli, dovrebbe essere un processo a determinarlo e finché questo non avrà luogo, queste persone sono cittadini liberi e hanno tutto il diritto di sentirsi offesi nella loro dignità per essere accusati senza un giudizio. Inoltre, non ho per nulla gradito il riferimento del Comandante al contributo che la caccia ai falsi invalidi potrebbe dare alla risoluzione della crisi economica. Già qualche anno fa, un ministro aveva dato la colpa agli invalidi di essere una delle cause del peggioramento della situazione socioeconomica.

In qualità di Presidente dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti di Cremona, l’Associazione che ha per legge la tutela e la difesa dei diritti dei disabili visivi sul territorio cremonese, non posso che ritenermi amareggiata da questa caccia alle streghe che la stampa e i media non disdegnano di pubblicare. Mi espongo personalmente perché vorrei far notare la superficialità e la facilità con cui si sia arrivati a certe conclusioni sulla base di indizi discutibili.

Il riconoscimento di cecità legale si basa sulla legge 138 del 2001, che stabilisce le categorie di ciechi assoluti, ciechi parziali o ventesimisti, ipovedenti gravi, mediogravi o lievi secondo dei precisi parametri di visus. È in base a questa legge che queste categorie di disabili possono accedere alle agevolazioni fiscali, alla fornitura di ausili protesici ecc. Ma la cecità funzionale è un’altra cosa e si basa sugli effetti che una malattia agli occhi può avere sul comportamento di un singolo individuo e pertanto non può essere generalizzata.

Sono disponibile a qualunque chiarimento in merito (è possibile scrivermi a uiccr@uiciechi.it) e mi scuso per la prolissità, ma quando mi sento coinvolta direttamente, sono come un fiume in piena e non riesco più a fermarmi.

Cordialmente,

Flavia Tozzi, Presidente Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti di Cremona

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