Venerdì, 26 aprile 2024 - ore 19.41

V. Montuori presenta i madrigali delle poetesse GAMBARA, MATRAINI e STAMPA

Il madrigale comincia a diffondersi di più nel Cinquecento con i poeti petrarchisti e conosce una grande fortuna nel Seicento, sia sulla spinta del modello del Tasso

| Scritto da Redazione
V. Montuori presenta i madrigali delle poetesse GAMBARA, MATRAINI e STAMPA

Vincenzo Montuori presenta i madrigali delle poetesse GAMBARA, MATRAINI e STAMPA

Uno degli schemi strofici della poesia italiana meno conosciuti e’ il madrigale, componimento che va dai 5 agli 11-12 versi , misto di endecasillabi e settenari.Raramente usato da Dante e da Petrarca , comincia a diffondersi di più nel Cinquecento con i poeti petrarchisti e conosce una grande fortuna nel Seicento, sia sulla spinta del modello del Tasso che lo usò molto nelle sue Rime sia perché ben si adattava a fare con i suoi versi brevi e melodici da impalcatura verbale alla produzione musicale barocca (si vedano i numerosi madrigali di Tasso musicati dal cremonese Claudio Monteverdi). Fra questi poeti spiccano alcune poetesse che in genere hanno accenti poetici più sinceri e meno convenzionali dei tanti loro colleghi uomini, a testimonianza del fatto che c’è una serie di donne, ovviamente di estrazione nobiliare o altoborghese o addirittura appartenente al. ceto delle “cortigiane honeste”, che può vantare una buona educazione letteraria.Leggiamo alcuni loro madrigali, che sono a mio avviso più efficaci e diretti rispetto a tanti altri

Occhi lucenti e belli/ come esser può che in un medesmo istante/ nascan da voi si’ nove forme e sante?/ Lieti, mesti, superbì, umili, alteri/ vi mostraste in un punto, onde di speme/ e di timor m’empiete,/ e tanti effetti dolci, acerbi e fieri/ nel cor arso per voi vengono insieme/ ad ogn’or che volete;/ or poi che voi mia vita e morte sete,/ occhi felici, occhi beati e cari/ siate sempre sereni, allegri e chiari.

VERONICA GAMBARA(1485-1550)

Zefiro spira e tremolar d’intorno/ fa sopra le fiorite e verdi sponde/ i fior, l’erbe e le fronde/d’ogni bel chiaro e limpido ruscello,/ e sopra ogn’arboscello, ogn’augelletto/ di questo in quel boschetto/ lieto sen va cantando d’ogni intorno./Il ciel vago ed adorno/ d’insolito splendore oggi si mostra,/ e con lieto soggiorno/ di fior l’erbe e le piante ingemma e inostra.

CHIARA MATRAINI (1514-1597)

Il cor verrebbe teco/ nel tuo partir, signore,/ s’egli fosse più meco,/ poi che con gli occhi tuoi mi prese Amore./ Dunque verranno teco i sospir miei,/ che sol mi son restati/ fidi compagni e grati,/ e le voci e gli omei;/ e se vedi mancarti la lor scorta,/ pensa ch’io sarò morta.

GASPARA STAMPA (1523-1554)

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