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25 APRILE 2013.Il discorso contestato del Sindaco Oreste Perri

| Scritto da Redazione
25 APRILE 2013.Il discorso contestato del Sindaco Oreste Perri

68° ANNIVERSARIO DELLA LIBERAZIONE
Concittadine, concittadini, autorità civili e milirari, rappresentanti delle associazioni combattentistiche e d’arma, insegne simboli di storia di sofferenze e di onore, rappresentanti cremonesi dell’Associazione Nazionale Partigiani, dell’Associazione Partigiani Cristiani e dell’Associazione Nazionale Divisione Acqui.
Grazie a tutti voi di essere presenti questa mattina per ricordare, per onorare e per innovare un impegno collettivo per la libertà.
Grazie anche alla Consulta degli Studenti.
La commemorazione del 25 aprile è sempre un’occasione di unità tra le varie componenti delle forze politiche, sociali, militari che si riconoscono nei fondamentali valori comuni sanciti nella prima parte della Costituzione repubblicana: la libertà, la giustizia, il rispetto dell’altro, la corresponsabilità, il ripudio della violenza in tutte le sue manifestazioni.
È la festa di un popolo che si identifica nei valori del Risorgimento e della Resistenza, che tiene saldo il binomio Unità e Libertà. Tenendo viva la memoria di quel giorno, possiamo essere davvero eredi di quegli uomini e quelle donne che lottarono e morirono per la nostra libertà: partigiani sui monti, uomini e donne nei campi di concentramento, in uniforme o nelle carceri, nascondendo profughi e ebrei o sfamando sfollati.
Questa eredità fa del 25 aprile la Festa di tutti gli Italiani.
Con la liberazione dal nazifascismo, il popolo italiano fissava nella storia i tratti fondamentali della propria identità di stato moderno, democratico e repubblicano. La cerimonia di oggi è dunque l’occasione per riflettere sul presente, nel quale abbiamo tutti la responsabilità e il dovere di costruire un furto in cui una concordia operosa consolidi la democrazia e la pace.
A cosa serve avere le mani pulite quando si tengono in tasca? Lo spirito di queste parole semplici ma efficaci di don Primo Mazzolari, il coraggio, la determinazione per un ideale, l’onesta interiore di coloro che lottarono per la liberazione: ecco ciò di cui ha ancora bisogno l’Italia per creare una democrazia solida e una pratica politica ancorata ad un sano spirito di servizio per il bene comune.
Il 68° anniversario della Liberazione cade in un momento difficile e complesso. Mi riferisco non solo alla profonda crisi economica nazionale ed internazionale, ma anche alla preoccupante situazione della politica italiana. In molte circostanze sembra dominare la volontà di dividere più che di unire, di prevalere sugli altri piuttosto che di incontrarsi e di parlarsi con pacatezza ed equilibrio per costruire intese finalizzate a risolvere i veri problemi della gente.
Mi rivolgo ora ai giovani, a partire da quelli presenti in questa piazza: credete nella forza del dialogo, nel valore dell’ascolto dell’altro prima di giudicarlo, della condivisione, della pace, sopra qualsiasi tentazione di risolvere i problemi con l’aggressività, con la violenza, fisica e verbale.
I ragazzi con i quali ho partecipato anche quest’anno al Viaggio della Memoria, che ha avuto come meta principale un campo di concentramento nazista in Alsazia, hanno provato un profondo sconcerto nel vedere i luoghi del male, dell’orrore pianificato e attuato con inconcepibile disumanità.
Sono certo che questa esperienza abbia scritto nei loro cuori il ripudio di ogni violenza e la volontà di testimoniare nella loro vita quotidiana la solidarietà e la pace,il rispetto per l’altro, per la sua persona, per le sue idee, per la sua libertà.
I partiti antifascisti, protagonisti degli eventi che oggi celebriamo, furono la guida ideale della Resistenza, che non si identificò con nessuno in particolare di essi, ma che trovò forza da posizioni diverse, e dai partiti trasse il senso dell’unità e la prospettiva della democrazia da realizzare nell’Italia liberata.
Essere eredi dei valori della Resistenza significa stare prima di tutto dalla parte dei problemi delle persone, in particolare dei più deboli, stare dalla parte del buon senso, non della logica del profitto o solo degli interessi personali; stare dalla parte dei giovani che si impegnano, per loro stessi e per gli altri, nel costruire un presente migliore così come hanno fatto tanti giovani per liberare l’Italia dal dominio nazifascista.
Sono certo che avrebbe condiviso queste parole una persona cara a tutti noi, un amico, scomparso il 18 febbraio scorso: Enrico “Kiro” Fogliazza, partigiano cremonese, simbolo della Resistenza, deputato al Parlamento dal 1953 al 1963. In questi anni l’ho incontrato spesso e abbiamo parlato a lungo. A lui, ai valori per i quali si è sempre battuto è doveroso dedicare un sentito ricordo.
Così come è giusto e doveroso rendere omaggio anche a Giancarlo Brugnolotti e Danilo Barabaschi, i cui nomi, dopo una serie di ricerca condotte dall’Associazione Nazionale Partigiani di Cremona, che ne ha ricostruito la storia e la tragica morte, sono stati da qualche giorno aggiunti all’elenco inciso sulla lapide posta sotto i portici di Palazzo Comunale, dove sono ricordati i cremonesi caduti per la libertà.
Per il loro sacrificio non sia stato vano, è necessario continuare a servire e a difendere ogni giorno la democrazia, la pace e la giustizia, uniti, nel rispetto delle diversità, sotto un’unica bandiera.

Viva il 25 aprile! Viva l’Italia!

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