Giovedì, 18 aprile 2024 - ore 14.24

Anche se la riforma del Senato non mi piace voterò ‘senza se e senza ma’ SI al prossimo Referendum confermativo di Gian Carlo Storti

Hanno votato a favore in 178 (più uno), l'opposizione è uscita dall'aula: ora si torna alla Camera, per concludere la prima lettura del disegno di legge costituzionale. Sono fiero che il sottosegretario Luciano Pizzetti abbia assolto, dietro le quinte, un ruolo non secondario nella mediazione che ha ricompattato il PD

| Scritto da Redazione
Anche se la riforma del Senato non mi piace voterò ‘senza se e senza ma’  SI al prossimo Referendum confermativo di Gian Carlo Storti

Insomma finalmente il Senato ha approvato la riforma di se stesso. E’ stato un iter lungo e lastricato da colpi di scena, ma alla fine il ‘ dado è tratto’ avrebbe detto un noto uomo della storia.

Questa riforma non mi piace per il principale motivo che non è un nuovo Senato Federale alla tedesca e perché non vi sono i necessari contrappesi istituzionali. Napolitano ha fatto un discorso molto alto, da fondatore della patria come è stato ed è.

Detto questo , ‘ senza se e senza ma’ voterò SI al prossimo Referendum confermativo che presumibilmente si terrà nella primavera del 2016.

Il motivo del mio SI è uno solo e ritengo che sia  ‘centrale’ rispetto a  tutta la nuova riforma. Il superamento finalmente del cosiddetto ‘bicameralismo perfetto’ , strumento ormai superato nel momento in cui il nostro paese è collocato nell’Europa. Ciò da  ampie garanzie democratiche a tutte le opposizione ed alle maggioranze.

Il ‘bicameralismo perfetto’ era il figlio della ‘guerra fredda’ che ora non c’è più e che ha, in questi ultimi anni trasformato il parlamento con i suoi rinvii da una camera all’altra in una palude dalla quale non se ne usciva.

Infine come cremonese e militante del PD  sono fiero che il sottosegretario Luciano Pizzetti abbia assolto, dietro le quinte, un ruolo non secondario nella mediazione che ha portato la stragrande maggioranza della minoranza del PD a votare a favore della riforma evitando così che Verdini divenisse indispensabile.

Di Verdini non mi preoccupo. Credo che vi siamo le condizioni politiche per evitare che il PD diventi il ‘partito della nazione’ così come , purtroppo ma legittimamente, qualcuno vuole.

Mi spiace che le formazioni a sinistra del PD si siano schierate contro e non abbiamo partecipato al processo di riforma della costituzione.

Sono altresì certo che il ‘popolo sovrano’ approverà questa riforma che consente al nostro paese di uscire dalla palude politica nella quale era bloccato da anni.

Gian Carlo Storti

welfarecremonanetwork

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Alcune note sulla Riforma approvata. Il  Senato ha approvato il disegno di legge di riforma costituzionale – il cosiddetto “ddl Boschi”, dal nome della ministra Boschi – con 178 favorevoli, 17 contrari e 7 astenuti. I voti favorevoli in realtà dovevano essere 179 (e i contrari 16) perché una senatrice ha detto subito dopo la votazione di aver sbagliato pulsante. L’opposizione ha deciso di non partecipare al voto. Il disegno di legge revisiona la seconda parte della Costituzione, porta al superare il cosiddetto “bicameralismo perfetto” e modifica anche il Titolo V della carta. All’interno del PD i senatori Corradino Mineo, Walter Tocci e Felice Casson non hanno votato a favore della riforma, il resto del gruppo del PD al Senato ha votato compatto insieme ad Area Popolare e ALP, il gruppo fondato da Denis Verdini con alcuni senatori usciti da Forza Italia.

Il Senato dopo la riforma. Con la riforma il Senato avrà molti meno poteri: la sua funzione principale sarà il raccordo tra Stato e Regioni-Comuni, come suggerito dalla Costituzione, e non potrà più votare la fiducia al governo. La maggioranza crede che questo permetterà allo Stato di funzionare meglio e al Parlamento di legiferare in modo più rapido e adeguato ai tempi; l’opposizione e un pezzo della minoranza del PD teme che togliendo la possibilità al Senato di dare e revocare la fiducia il governo ne esca eccessivamente rafforzato. La riforma prevede poi l’abolizione del CNEL e la modifica del Titolo V della Costituzione, che regola i rapporti tra stato e regioni. I futuri senatori saranno eletti dai consigli regionali «in conformità alle scelte espresse dagli elettori per i candidati consiglieri in occasione del rinnovo dei medesimi organi, secondo le modalità stabilite dalla legge». Questa complicata formula è frutto di una lunga trattativa interna al Partito Democratico: in pratica significa che in futuro i senatori saranno eletti dai consigli regionali, che li sceglieranno tra gli stessi consiglieri. La scelta non sarà del tutto libera: i consiglieri potranno eleggere solo quei colleghi che erano stati indicati dagli elettori durante le precedenti elezioni regionali. In ogni caso, dopo l’eventuale approvazione finale della riforma, bisognerà approvare alcune leggi ordinarie che definiscano meglio il funzionamento del nuovo assetto costituzionale.

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