A poche ore dalla stretta Ue sulle pratiche fiscali delle multinazionali e nel mezzo dello scandalo dei Panama Papers, Oxfam - una delle principali ong al mondo specializzata in aiuto umanitario e progetti di sviluppo - torna a denunciare la mole di denaro che le grandi compagnie Usa detengono fuori dai confini degli Stati Uniti, per evitare di pagare le tasse su quei loro tesori.
Da Alphabet (la holding di Google), fino alla banca Wells Fargo, le 50 maggiori aziende a stelle e strisce custodiscono 1.400 miliardi di dollari al riparo dal Fisco americano, l'equivalente del Pil di un Paese come la Spagna. Come raccontato da Affari&Finanza poche settimane fa, la stima per le maggiori 500 compagnie fatta da Ctj arrivava a parlare di 2.100 miliardi, dato da poco aggiornato a ben 2.400 miliardi, in base agli ultimi bilanci depositati.
Si tratta di dollari che prendono la via di Paesi quali Bermuda, o le Isole Cayman, dove rimangono per subire una tassazione frazionale rispetto al 35% medio imposto a livello federale negli Stati Uniti. L'analisi dell'organizzazione che si batte per la trasparenza e l'uguaglianza, anche in campo fiscale, riguarda marchi noti come Pfizer, Goldman Sachs, Dow Chemical, Chevron, Walmart, IBM, o Procter and Gamble e riconosce che hanno oltre 1.600 filiali aperte in Paesi dalla tassazione agevolate.
Il rapporto Broken at the Top, gli utili aggregati di questi 50 campioni hanno raggiunto la cifra di 4mila miliardi - nel periodo tra il 2008 e il 2014 - grazie anche al supporto ricevuto da parte del governo americano di 11mila miliardi. Semplificando i conti, secondo Oxfam Usa in quel lasso di tempo hanno ricevuto 27 dollari di incentivo governativo per ogni dollaro versato in tasse.
Apple ha il primato di cassa detenuta fuori dagli Usa, con 181 miliardi di dollari, seguita da General Electric (con 119 miliardi in 118 filiali) e quindi Microsoft, a 108 miliardi. Considerando che nella top ten c'è anche la petrolifera Exxon Mobil, si nota come lo schema riguardi sì i nuovi colossi del tech e di internet, ma anche la vecchia industria pesante.
Numeri che, alla luce delle rivelazioni dell'Icij sulle attività offshore dello studio Mossack Fonseca, non possono che far ripartire la domanda per una stretta su queste prassi (non di per sé illegali) delle multinazionali. Robbie Silverman di Oxfam: "Ancorauna volta abiamo la prova di un abuso massiccio e programmatico del sistema fiscale mondiale. Non possiamo andare avanti con un modello in cui i ricchi e potenti non pagano la loro giusta quota di tasse, lasciando il conto sulle nostre spalle. L'epoca dei Paradisi fiscali deve finire".