L’ex direttrice del carcere di Reggio Calabria è stata arrestata per ‘ndrangheta. Maria Carmela Longo, accusata di concorso esterno in associazione mafiosa, si trova agli arresti domiciliari.
Ad eseguire le indagini sull’ex direttrice del carcere reggino è stato il Nucleo investigativo centrale del Dap (Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria).
Gli inquirenti parlano di "una sistematica violazione delle norme dell'ordinamento penitenziario". Più in dettaglio, sempre secondo i pm, l'ex direttrice sosteneva "le richieste dei detenuti ristretti presso la casa circondariale Panzera".
I detenuti che sarebbero stati agevolati erano quelli reclusi nel circuito AS1 "Alta sicurezza", cioè accusati e/o in attesa di giudizio per reati da 416 bis o aggravati dalle modalità mafiose (ovvero detenuti ritenuti appartenenti alla criminalità organizzata mafiosa, cui non si applica il regime del 41 bis, detenuti colpevoli dei delitti ascrivibili al comma 1 dell’art. 4 bis della Legge penitenziaria e detenuti considerati elementi di riferimento delle organizzazioni criminali da cui provengono).
Tra gli ospiti del circuito Alta sicurezza del Panzera, oltre a presunti boss come Cosimo Alvaro e Domenico Bellocco, c’è stato anche l’ex parlamentare e avvocato Paolo Romeo, che ha già scontato una condanna definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa, ed è attualmente coinvolto nel processo "Gotha" sulla mafia reggina.
Secondo la Dda (Direzione distrettuale antimafia), Maria Carmela Longo "concorreva al mantenimento e al rafforzamento delle associazioni a delinquere di tipo ‘ndranghetistico". I detenuti "graditi", secondo l’accusa, avevano la possibilità di incontrare i familiari al di fuori dei limiti e delle restrizioni previsti dalla disciplina dei colloqui in carcere.
La direttrice "individuava i detenuti da autorizzare all’espletamento del lavoro intramurario, nonché quelli da indicare al magistrato di sorveglianza per l’espletamento del lavoro esterno" scrivono i pm.
Maria Carmela Longo avrebbe permesso anche "la collocazione di detenuti ristretti in circuito di Alta sicurezza legati da rapporti di parentela o appartenenti allo stesso sodalizio criminoso nelle medesime celle".
Accuse gravissime che gettano un'ombra pesantissima sulla passata gestione della casa circondariale "Giuseppe Panzera". L’inchiesta è stata coordinata dal procuratore Giovanni Bombardieri e dai sostituti procuratori della Dda Sabrina Fornaro e Stefano Musolino.