Giovedì, 28 marzo 2024 - ore 19.34

Attentati a Berlino . Si vuole colpire la Merkel per colpire l’Europa di Tamara Margarito

Dietro l’escalation di attacchi si nasconde una strategia politico-militare ben definita e pianificata

| Scritto da Redazione
Attentati a Berlino . Si vuole colpire la Merkel per colpire l’Europa di Tamara Margarito Attentati a Berlino . Si vuole colpire la Merkel per colpire l’Europa di Tamara Margarito

I fatti. 18 luglio: un profugo pakistano ferisce quattro persone su un treno vicino a Würzburg prima di essere eliminato dalla polizia. 22 luglio: a Monaco di Baviera il 18enne David Sonbody tedesco-iraniano spara contro un gruppo di persone in un centro commerciale, uccidendone 9 e ferendone 25 prima di suicidarsi. 24 luglio: un kamikaze profugo siriano che aveva appena giurato fedeltà all’Isis, Abu Mohammad Daleel, fa esplodere uno zaino imbottito di esplosivo ad Ansbach in Baviera ferendo 15 persone. Lo stesso giorno un altro profugo siriano, armato di coltello a Reutlingen uccide una collega, una donna polacca incinta e ferisce altre due persone prima di essere neutralizzato da un passante che lo investì con l’auto.

20 dicembre: l’incubo peggiore si materializza in un mercatino di Natale nel cuore di Berlino. Un camion lanciato a tutta velocità sulla folla uccide 12 persone nel quartiere di Charlottenburg e ne ferisce una cinquantina. E’ la stessa scena, pur con meno vittime lasciate sul terreno, a cui il mondo ha già assistito, attonito, sul lungomare di Nizza. Una scia di sangue e violenza che, pur non essendo ancora del tutto chiara nel movente e nelle dinamiche, ci parla di un Paese, di un interno continente ancora sotto attacco.

Perché la Germania sembra essere diventata l’obiettivo principale dei “lupi solitari” del terrorismo internazionale? Perché questa volta è Berlino la capitale lacerata dalla violenza, in un periodo così pieno di significato per la nostra cultura come il Natale? Difficile dare una risposta univoca a questa domanda ma se una cosa abbiamo imparato dalle tragedie che stanno insanguinando questo nostro tempo così tormentato è che, pur nell’apparente improvvisazione degli atti che vengono compiuti, dietro gli stessi si nasconde una strategia politico-militare ben definita e pianificata.

Anzitutto la Germania rappresenta il Paese chiave, il perno dell’Europa di oggi. Destabilizzare Berlino significa destabilizzare l’intero continente.

Come noto, i tedeschi stanno affrontando la più imponente emergenza migratoria della loro storia. Nel solo 2015 più di un milione di profughi siriani ha varcato i confini sud-orientali del Paese per trovare asilo in Germania, grazie all’ormai nota politica delle “porte aperte”, di cui Angela Merkel si è fatta simbolo e portavoce internazionale. Politica che ha di fatto coraggiosamente confermato nelle prime parole pronunciate dopo la strage. Una scelta che si è rivelata tanto umanamente giusta quanto politicamente complicata. Dopo l’entusiasmo iniziale con cui la popolazione ha accolto le prime ondate di rifugiati, il clima è rapidamente cambiato, complice la difficile gestione pratica dell’emergenza e, soprattutto, l’escalation di violenza innescata dal terrorismo internazionale.

Se c’è una cosa che l’Isis non può tollerare, a livello ideologico, infatti, è che un Paese occidentale si dimostri accogliente e comprensivo verso il dramma dei profughi. Di qui la necessità di creare una narrazione diversa, andando a colpire proprio dove vengono compiuti gli sforzi e i sacrifici principali per garantire un rifugio sicuro a chi scappa dalla guerra e della persecuzioni. E provocando la reazione esasperata della popolazione locale.

Siccome nelle democrazie occidentali l’esasperazione trova il suo sfogo naturale nel sommo strumento di scelta e di partecipazione, il voto, si deduce che la strategia politica dell’Isis sia quella di destabilizzare il governo più stabile rimasto in Europa, quello di Angela Merkel. Mettere sotto stress la Cancelliera, costringerla ad una stretta sui profughi, a rimpatri forzati, ad un rafforzamento dell’impegno militare già profuso in Siria è ciò che vogliono i terroristi. E’ la garanzia di avere un nuovo spazio di propaganda dove andare ad infilarsi con teorie malate, fondamentaliste e psicotiche.

In Germania, come noto, si vota nel prossimo autunno. Merkel si è ufficialmente ricandidata per il quarto mandato alla guida del Paese. La sua popolarità politica non è ai livelli di qualche anno fa, proprio a causa della patata bollente dell’emergenza immigrazione e per la minaccia terroristica. Insieme ai problemi, stanno crescendo i movimenti populisti e anti-europeisti, come in tutto il resto dell’Unione. Davanti a questo scenario e a ciò che potrebbe succedere nei prossimi mesi, la rielezione della Cancelliera potrebbe essere a rischio. Esattamente ciò che vogliono i terroristi.

Fonte: UnitàTV

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